Partito del sud, tutti aspettano la mossa del Cav. E Miccichè si “pesa” a Roma
20 Luglio 2009
“A Sorrento c’erano trentotto parlamentari” tuona Gianfranco Miccichè al battesimo del suo movimento “per il sud”. Solo “quattro amici al bar” lo punzecchia il siciliano Udc Totò Cuffaro. “Al Sud serve Obama, non Pulcinella” sferza il leghista Calderoli che bolla il progetto di Miccichè come un “rigurgito assistenzialista” aprendo così un nuovo fronte di polemica nel quale si infila il Pd con controreplica del Pdl. Emblematico da questo punto di vista il botta e risposta tra l’europarlamentare democrat Pittella che dà lezioni sulla questione meridionale ed evidenzia le crepe tra Lega e Popolo della Libertà e il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl Quagliariello che gli ricorda come “la fantomatica lista di attesa del partito del sud sia popolata in buona parte da quegli amministratori del centrosinistra che negli ultimi anni hanno inferto al Mezzogiorno il colpo di grazia lasciando macerie ovunque hanno governato”, Campania in testa.
Sul partito del sud neanche Gasparri e Cicchitto ci vanno di fioretto: il presidente dei senatori del Pdl chiede l’intervento diretto e pubblico di Berlusconi per “stoppare” i troppi movimentismi attorno alla questione meridionale, spesso usata per attaccare frontalmente il premier “da chi poi finge di non farlo”. Il richiamo è al governatore siciliano Lombardo che con la sua pattuglia di parlamentari ha annunciato un sostegno condizionato al governo ( ma è chiaro che tra le righe ce n’è anche per il collega di partito Miccichè). Cicchitto parla di un vero e proprio “controsenso” dal momento che il partito di Berlusconi e Fini ha buona parte della sua cassaforte di voti proprio nel Mezzogiorno. Il capogruppo Pdl alla Camera distingue l’ipotesi di un partito del Sud da una politica meridionalista che invece serve, ma che non può riprodurre la formula assistenzialista che in passato ha creato guasti e storture.
Insomma, botta e risposta, accuse e contro-accuse ormai si rincorrono un giorno sì e l’altro pure. Ma nel baillame delle polemiche, tutti attendono la mossa del Cav., chiamato a dirimere la “matassa” e soprattutto a dire una parola chiara e netta sui casi Miccichè e Lombardo. Anche perché, è il timore che corre nei ranghi del Pdl, se il vento del meridione comincia a soffiare forte pure a Montecitorio, ci potrebbe essere il rischio di sorprese in Aula (i sostenitori di Miccichè lo hanno fatto già capire), specie nelle due settimane cruciali prima della pausa estiva, col Dpef da discutere e votare (l’iter alla Camera inizia oggi e pare probabile il ricorso alla fiducia). Lo stesso provvedimento di programmazione economico-finanziario firmato da Tremonti e fortemente contestato dal movimento sudista perché – è l’accusa – a secco di risorse per il Mezzogiorno. Lo stesso ministro, finito nel mirino di Miccichè e Lombardo sulla questione dei fondi per le aree sottoutilizzate (Fas).
E’ probabile che Berlusconi si occupi della “pratica” già in questa settimana, anche perché sul suo tavolo sta per arrivare un documento politico dedicato alla questione meridionale, frutto del lavoro dei gruppi parlamentari del Pdl. Una sorta di “manifesto”- osserva Quagliariello – pensato come contributo affinchè il dibattito attorno al cosa-c’è-da- fare- per- il Sud esca dalle secche delle strumentalizzazioni e si traduca in proposta politica e iniziative di governo. Anche Miccichè e l’ex ministro Antonio Martino stanno elaborando un documento per il Cav, mentre c’è chi nel Popolo della Libertà suggerisce – come ha fatto il ministro Rotondi – una sorta di commissione bipartisan sul modello della francese “Attali” che nel giro di qualche mese produca una soluzione ad hoc per il Meridione. E ancora: si pensa ad un Consiglio dei ministri al Sud e perfino a una sessione tematica da riservare al Mezzogiorno durante il vertice di governo che dovrebbe tenersi in agosto a L’Aquila.
Molto delle mosse (future) del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dipenderanno dalla risposta che il premier darà al dossier che chiede azioni concrete per il Mezzogiorno su infrastrutture, economia, sanità, turismo, formazione e scuola. Lo dice chiaro il parlamentare siciliano Francesco Stagno D’Alcontres, sostenitore convinto del progetto di Miccichè quando ricorda ad esempio che il Politecnico di Milano riceve dallo Stato “seimila euro a studente, mentre l’Università di Cosenza solo tre e mezzo”. O quando rimarca che “nessuno vuole mettersi contro il governo bensì sollecitarlo a prestare maggiore attenzione al Mezzogiorno”.
Come? Il cahier de doléances è ampio e il problema “è politico”, dice: dal completamento dell’Alta velocità “che ancora si ferma solo a Napoli”, ad una fiscalità di vantaggio, ad aree di libera impresa, all’assegnazione dei fondi Fas “indispensabili per avviare la programmazione europea che procede a rimborso e non a stanziamento anticipato”. E ancora: un’attenzione diversa sulla sanità “che sì, negli ultimi anni ha prodotto grandi deficit ma è anche vero che lo Stato deve esercitare la vigilanza necessaria per garantire l’universalità della prestazione che il sistema sanitario nazionale si propone come obiettivo principale” evidenzia Stagno D’Alcontres consapevole del fatto che “occorre da parte di tutti cambiare registro su queste problematiche e Miccichè e Lombardo lo stanno facendo in Sicilia”, ma altrettanto fermo nel sottolineare che finora i grandi progetti infrastrutturali si sono realizzati al Nord (Bre-Be-Mi, Pedemontana, Passante di Mestre) e che col federalismo fiscale a regime, la perequazione Nord-Sud “non può essere valutata dopo ma va garantita prima”.
Non è una Lega del Sud ed è un progetto diverso dal partito di Lombardo “che presenta una connotazione autonomista più che altro di respiro regionale”, Stagno D’Alcontres preferisce definirlo con uno slogan: “Il sud per l’Italia”. Non risparmia stoccate alla Lega descrivendo l’insofferenza di “molti deputati e senatori meridionali che in parlamento vedono il partito di Bossi col suo numero di parlamentari chiedere provvedimenti per il Nord paventando il rischio di mettere in difficoltà la maggioranza”. Di qui la “necessità di creare un contrappeso che in passato era garantito dall’Udc ma oggi può essere identificato nel progetto di Miccichè che non ha alcun intento rivendicativo, piuttosto vuole far contare di più il Mezzogiorno nell’azione del governo, pure se ci rendiamo conto della congiuntura economica, del terremoto in Abruzzo o del fatto che è previsto un calo del Pil del 5 per cento ”, spiega il deputato siciliano.
Quanto al “peso” politico del movimento di Miccichè annuncia che potrebbe “contare sull’adesione di circa una trentina di parlamentari ma altri se ne aggiungeranno”. Ipotesi scissione? No,no è questo il punto, spiega Stagno D’Alcontres, ma certo che se da Berlusconi non arriveranno risposte soddisfacenti al documento di Miccichè “in quel caso si potrebbero formare gruppi parlamentari interni o esterni al Pdl, oppure all’interno del Pdl si potrebbe formare un coordinamento dei parlamentari meridionali. Certo è che l’idea di Miccichè coinvolge tutte le regioni del Mezzogiorno e viene seguita con attenzione da tanti parlamentari che si trovano in difficoltà nel dare risposte alle istanze dei loro territori”.
E se i vertici del Pdl contestano il partito del sud rivendicando il ruolo dell’unico partito nazionale in grado di affrontare efficacemente la questione meridionale, Stagno D’Alcontres fa notare che “in questo momento l’azione politica non è stata calibrata sul Meridione” e punta l’indice contro Tremonti che “gestisce la cassa ma ha riservato più attenzione al nord, basti pensare a tutte le risorse per l’Expo che sì, è una bellissima cosa, ma così come si trovano i soldi per il nord ora si devono trovare anche per il sud”.
Mercoledì una nuova tappa del dopo-Sorrento. Miccichè e i suoi si ritroveranno a Roma “ma di incontri ce ne saranno molti altri”, promette Stagno D’Alcontres. Tutto, in attesa che il Cav. si pronunci sul documento del “movimento del sud”. E in attesa di capire se la formazione politica varcherà o no i confini del Pdl.