Pasquino a Napoli evidenzia i tormenti del Terzo Polo e le ambiguità dell’Udc

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Pasquino a Napoli evidenzia i tormenti del Terzo Polo e le ambiguità dell’Udc

10 Marzo 2011

di M.A.

Dopo le primarie taroccate del Pd e la vicenda farsesca delle dimissioni fasulle, un nuovo capitolo si aggiunge alla tragicomica attesa per le elezioni amministrative del 15 maggio. Il Terzo Polo annuncia di aver individuato il proprio candidato alla carica di sindaco nella persona del professore Raimondo Pasquino, rettore dell’Ateneo di Salerno.

I leader nazionali di Udc, Fli, Api e Libdem hanno dichiarato appena due giorni fa di aver trovato l’intesa sul sessantottenne docente di Tecnologie Industriali, indicato nel ruolo dall’ottantatreenne Ciriaco De Mita, ma sul quale ha provato a mettere subito il cappello Francesco Rutelli, che si è precipitato nel ricordare che lo avrebbe voluto sindaco già nel 2006 quando era alla guida della Margherita. Un candidato con già due padri. A parte la colossale amnesia del leader dell’Api, che allora tentò di imporre al posto della Jervolino il senatore Riccardo Villari, nome bocciato da Bassolino perché a lui indigesto, l’aspetto più interessante della vicenda è rappresentato dall’imbarazzante ruolo svolto dai futuristi in merito a questa decisione. Allo stato attuale, di fronte alla comunicazione ufficiale degli altri componenti della coalizione, sul sito del partito non compare una nota di apprezzamento né di investitura sul futuro candidato, a differenza invece di quanto fatto per la scelta del professore Musy a Torino.

Cosa c’è dietro? La verità sta nel fatto che la vicenda napoletana ha scatenato uno psicodramma tra gli aderenti di Fli in Campania. Marginalizzati nella fase decisionale, ai futuristi campani la candidatura di Pasquino è risultata sgradita perché percepita come un’imposizione di De Mita al tavolo delle trattative.

Il vulcanico coordinatore regionale del partito, l’eurodeputato Enzo Rivellini, aveva dato la sua disponibilità, forte del sostegno ricevuto dall’intero gruppo dirigente campano di Fli nella stessa giornata in cui a Roma veniva invece stabilita la sua inadeguatezza al ruolo. Eppure, appena due settimane fa, come novello Luigi XIV, aveva tuonato dalle pagine del suo sito “Il Terzo Polo sono io!”, alla luce di un sondaggio che lo accreditava come il candidato sindaco più apprezzato per il polo centrista. Dichiarazione seguita da una e vera propria crociata contro il centralismo del partito romano, che lo aveva portato ad affermare la necessità per Fli di un modello organizzativo di tipo federale, al fine di garantire autonomia nelle scelte alle singole federazioni presenti sui territori di competenza. Tutto il contrario di quanto accaduto. Rivellini ed i suoi seguaci hanno condannato la scelta maturata dal “tavolo romano” e paventato la possibilità di uno strappo, attraverso la partecipazione solitaria alla carica di sindaco del parlamentare europeo alla guida di una lista civica.

In un tale contesto, si inserisce l’ambiguo ruolo svolto dall’Udc. Secondo acuti osservatori, la candidatura del Rettore Pasquino potrebbe rappresentare il classico schema che De Mita da anni utilizza per alzare la posta nelle trattative con gli alleati. Nonostante la timida disponibilità manifestata da una parte del Pd a sostenere il candidato demitiano, l’interesse degli uomini di Casini è rivolto a verificare quanto accade nel Pdl. L’opzione per un’alleanza con la sinistra vorrebbe significare la messa in discussione delle realtà amministrative nelle quali governano insieme, a partire dalla Regione, dove l’Udc esprime il vicepresidente ed un assessore di peso, e le giunte provinciali, a partire da quella casertana, dove alla guida c’è proprio un uomo di Casini, l’onorevole Zinzi. Se a ciò si aggiunge che per il rinnovo del consiglio comunale della città di Caserta l’accordo tra le due forze è già siglato, è facile comprendere come l’iniziativa abbia tutto il sapore di una scelta strategica e di posizionamento.

Un’opzione diversa e controcorrente potrebbe, infatti, comportare alla vigilia delle elezioni un esodo senza precedenti dalle fila dell’Udc nonché l’abbandono di posizioni rilevanti di governo in numerose amministrazioni in Campania. La forzatura di queste ultime ore, in realtà, coincide in modo non casuale con il delicato momento delle nomine nel settore della sanità da parte della giunta regionale, da sempre di forte interesse da parte di De Mita dai tempi della sua partecipazione alle giunte Bassolino.

Il finale è tutto da decifrare. I centristi hanno per il momento bocciato la candidatura di Lettieri, lasciando intendere che una scelta differente potrebbe portarli a ritornare sui loro passi. Sanno bene che l’avventura terzopolista ha serie ragioni per fallire, considerata tra l’altro la scarsa notorietà del candidato prescelto. Se a ciò si aggiunge la difficoltà di Rutelli e i Libdem a realizzare liste competitive per l’appuntamento elettorale, resterebbero come alleati i futuristi, presi, a loro volta, da mille tormenti. L’impressione è che in questa situazione a rimanere con il cerino in mano potrebbero essere i seguaci di Fini, con significativi rischi di rimanere bruciati.