Passa la controriforma della giustizia ma grazie ai ricatti

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Passa la controriforma della giustizia ma grazie ai ricatti

14 Luglio 2007

La Commissione giustizia della Camera esaminerà da mercoledì in sede referente il disegno di legge Mastella  (51447 governo) sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. Relatore sarà Marilena Samperi dell’Ulivo. Dopo l’esito rocambolesco  del provvedimento al Senato , con il governo Prodi  salvato due volte in aula dai senatori a vita, prima da Giulio Andreotti poi dal premio Nobel Rita Levi Montalcini, la via a Montecitorio potrebbe essere apparentemente più semplice, data la maggioranza di più di 40 deputati sulla carta tra maggioranza e opposizione. E quindi la già ribattezzata “Controriforma Mastella” sulla giustizia potrebbe diventare legge prima del 31 luglio. Data in cui sarebbe dovuta invece entrare in vigore la riforma dell’ex ministro Roberto Castelli votata nella scorsa legislatura. Cosa che l’attuale maggioranza sta tentando in ogni maniera di scongiurare.

Si sa che gli avvocati stanno tentando disperatamente di fare “lobbying “ alla Camera, dopo avere sfiorato il colpaccio al Senato. E che più volte con “l’Occidentale” il segretario dell’Unione delle camere penali italiane Renato Borzone aveva parlato di “sceneggiata del partito dei giudici” e di “finto sciopero”. Ora i fatti sembrano dargli ragione visto che già si parla di revoca dello sciopero in questione previsto per la giornata del 20 luglio, mentre le udienze saranno di fatto già bloccate dall’astensione degli avvocati. Per dare battaglia e denunciare la sudditanza del governo Prodi (il cui premier è anche indagato a Catanzaro per una strana vicenda di truffe legate ai fondi comunitari operata da persone dell’entourage prodiano ai tempi della presidenza della Ue) al partito delle procure, gli avvocati si vedranno il 18 luglio in una non stop di dibattiti nel Residence di Ripetta. Oltre allo stato maggiore dell’Ucpi, composto dallo stesso Borzone e dal presidente Oreste Dominioni, ci sarà per la prima volta in una manifestazione pubblica dell’avvocatura associata, l’avvocato Michelina Grillo che è il presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua). L’Oua per il suo ruolo istituzionale non interviene quasi mai negli scioperi degli avvocati. Ma stavolta per la controriforma Mastella ha fatto un’eccezione per sottolineare ancora di più, ove possibile, la contrarietà di tutti i 150 mila avvocati d’Italia a questa legge.

Il fatto che ieri, dieci minuti dopo il voto in aula che con 156 voti a 155 salvava il governo sull’emendamento Manzione, il ministro Clemente Mastella si sia affrettato a  lanciare all’Anm (associazione nazionale magistrati) l’appello alla revoca di quello che gli avvocati chiamano “finto sciopero”, sembra dare ragione alle teorie degli avvocati. E fa pensare a molti a una mossa concordata a tavolino.

L’Anm – che ha appena annunciato la sua revoca – ha indetto  tale sciopero solo  per premere su quei senatori riottosi che avrebbero voluto magari introdurre significative modifiche all’impianto controriformatore del ddl Mastella, vedi il cambio di distretto del singolo quando passa da ruolo requirente a quello giudicante e viceversa o l’inserimento degli avvocati nel consiglio giudiziario del distretto di corte d’appello. Mentre il governo in aula ha prima minacciato di mettere la fiducia e poi accorpato emendamenti e accampato l’emergenza di uno sciopero incombente quasi fosse una calamità nazionale.

Il risultato si è visto ieri e per chi non avesse capito quale compressione democratica il voto dei senatori  a vita abbia esercitato su tutti gli italiani sarebbe bastato ascoltare le amare parole con cui il senatore Roberto Manzione dei Dl, la pietra dello scandalo, ha commentato la piega che avevano preso gli eventi: “quando eravamo in commissione giustizia al Senato il mio emendamento era passato a stragrande maggioranza e a nessuno veniva in mente di indicarmi come ha fatto Fassino come fattore di instabilità di governo, poi si è deciso di legiferare sotto la pressione di potenti gruppi..esterni al Parlamento”.

Non ci voleva molto per capire a chi si stesse riferendo Manzione. Secondo il quale “è stata commessa una grandissima ingiustizia contro l’avvocatura..”

 “Purtroppo – ha poi aggiunto il senatore dell’Ulivo – quando la politica non sa appassionarsi alle grandi cose si dedica alle piccole e commette un grandissimo errore”.

Messa così la vittoria di ieri al Senato, oltre che essere stata di Pirro e ottenuta con modalità sleali (quali quella di costringere un premio Nobel come Rita Levi Montalcini, a umiliarsi per il concetto di “carità di patria”, trattandola come un oggetto e delegando ad altri membri della maggioranza il ruolo di “badanti politici”, per usare una battuta dell’ex ministro Castelli proferita ieri a palazzo Madama dopo l’esito della votazione sull’emendamento Manzione) rischia di condizionare i rapporti tra politica e giustizia per tutto il resto di questa incerta legislatura. Ora, come se non bastassero tutte le cose fin qui accadute, è inutile nasconderselo: c’è anche un premier sotto schiaffo da parte di quella  magistratura che vede complotti massonici in qualunque modesta indagine per truffa ai fondi comunitari europei. Truffe che purtroppo in Italia sono diventate una specie di sport nazionale.

Una volta messo sotto ricatto il Parlamento e il Governo, cosa potrà impedire al potere  giudiziario di dilagare e di diventare l’unico vero potere forte d’Italia?