Passione per il leader. Berlusconismo alla Baget Bozzo da Forza Italia al Pdl

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Passione per il leader. Berlusconismo alla Baget Bozzo da Forza Italia al Pdl

24 Maggio 2009

Per don Gianni la vocazione al sacerdozio germogliò già durante l’infanzia. Ancora prima di prendere i voti egli impostò il suo cammino sulla base della devozione e della fede in Dio. Tutte le sue scelte di vita ebbero come punto sorgivo la ricerca della Verità attraverso la libertà della persona. Libertà intesa come valore profondo e spirituale, che si declina nella realtà attraverso il soffio trascendente della Tradizione cristiana, che egli ha sempre pensato fosse presente, in modo particolare, nel popolo italiano. Verità, libertà e popolo sono i termini che hanno scandito la vita di don Gianni, che gli hanno fatto abbandonare il suo percorso di brillante politico democristiano per osare oltre l’immaginario.
Don Gianni era così, uno spirito libero devoto al Cristo. Il suo temperamento ispanico lo trasformava in guerriero nelle battaglie che lo vedevano schierato come fosse, a un tempo, un generale e un soldato in prima linea. Il filo conduttore della sua esistenza è stato vivere la fede e la missio cattolica anche nella politica, lo strumento che orienta le scelte del mondo. Dalla Dc al Psi, a Forza Italia, al Popolo della Libertà: vi era una luce che illuminava le scelte di Don Gianni. Esse erano espressione di una forte tensione politica e spirituale, il cui scopo era quello di liberare il popolo italiano dal giogo ideologico del Novecento attraverso l’edificazione di uno Stato laico ma non laicista, giusto ma non etico. L’intuizione era il terreno fertile dal quale sbocciavano le sue decisioni, motivate dall’ispirazione. Egli anteponeva l’istinto alla Ragione astratta.

In questo senso, scommettere sulla genesi di Forza Italia, nel ’94, significava possedere quella “visionaria follia” che gli consentì di poter credere ad un futuro nel quale l’Italia fosse liberata dal potere partitocratico ed ideologico della Prima Repubblica. Queste parole, che don Gianni scrisse in occasione del decennale di Forza Italia, confermano la sua capacità di leggere gli eventi anche in proiezione futura: “La nascita di Forza Italia è per me un evento della memoria. Ma quando si partecipa ad un evento che sarà storico non lo si sa… Io ricordo le riunioni ad Arcore… Sembrava soltanto che dovessimo tentare qualcosa solo perché la coscienza lo chiedeva”.

Per don Gianni investire sulla capacità del leader, in politica, ha avuto un preciso significato: l’utopia lasciava il passo al carisma come fulcro democratico del consenso popolare. Fu così con Craxi prima e con Berlusconi poi. Con la discesa in campo di quest’ultimo egli intuì che il corso della storia stava dando fiato a istanze e battaglie che già lo avevano accompagnato in suoi anni passati, quando diresse riviste come “Lo Stato”, “Ordine Civile” e “Renovatio”. La contrapposizione all’ideologia comunista e al confessionalismo della Democrazia Cristiana furono le scelte di un mistico che precorreva i tempi e che avrebbe pagato in prima persona, con la sospensione a divinis, la candidatura col Psi alle elezioni europee dell’84 in nome dell’avversione all’unità dei cattolici attorno alla Dc.

La sua militanza in Forza Italia al seguito di Berlusconi fu lo sbocco naturale del suo coraggioso percorso. Nel periodo travagliato di Tangentopoli egli scelse la via della libertà in Forza Italia, contrapposta alla “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto. Egli credeva fermamente che si potesse costruire un’alternativa al vecchio arco costituzionale, pur anche solo nella veste di opposizione di governo alla politica e alla cultura del potere dominante. Ma Forza Italia, appena nata, vinse, e vinse il popolo italiano che da subito la sostenne.

Fu così che la motivazione politica e spirituale di don Gianni lo portò a impegnarsi in modo diretto nel nuovo partito, accettando l’incarico di dirigente della Formazione politica di Forza Italia. La sua figura eclettica fondeva i ruoli di riservato consigliere del Presidente, di militante impegnato a coltivare la motivazione politica in Forza Italia, di mistico immerso nelle letture di teologia nella sua biblioteca.
Il suo genio intellettuale era il respiro della sua immagine pubblica. La sua forza era anche nella sua vocazione sacerdotale: la parrocchia del Sacro Cuore di Carignano, a Genova, dove celebrava ogni giorno la Santa Messa, era il luogo del suo ritiro spirituale.

Don Gianni era tutto questo. La libertà per cui lottava era la libertà per il popolo italiano, che lui pensava dovesse passare attraverso una riforma dello Stato per rimediare a quell’articolazione istituzionale, fondata sull’assemblearismo parlamentare, che, se dopo il regime fascista aveva avuto un senso, durante la Prima Repubblica aveva finito poi per soggiogare i governi alle convenienze politiche dei partiti e delle loro correnti.

La sua militanza politica era dunque motivata anche dalla necessità delle riforme istituzionali, a partire dalla valorizzazione del principio cardine della Costituzione, secondo cui “la sovranità appartiene al popolo”. Egli criticò la Bicamerale del ’97, credendo che difficilmente la sinistra sarebbe riuscita a riscrivere le regole senza tener conto del suo retaggio ideologico illiberale.

Con la nascita di Forza Italia si stava affermando un nuovo modo di fare politica e quindi una nuova cultura politica, dove la realtà dei programmi e del governo delle cose sostituiva l’approccio ideologico d’un tempo. Quando Prodi, in vista del primo Congresso di Forza Italia ad Assago, definì il nuovo partito come “il nulla”, don Gianni comprese invece che  l’Italia aveva realmente già voltato pagina, lasciandosi alle spalle le culture ideologiche e le categorie politiche del Novecento. Nei libri redatti per la Struttura Formazione (“La cultura politica di Forza Italia” del ‘98, a cui  seguì un secondo  “breviario” intitolato “Perché Forza Italia può vincere le elezioni” nel ’99”), negli anni del Coordinamento di Claudio Scajola, egli contribuì a tracciare le linee guida del partito berlusconiano nei suoi principi e nella sua identità.

Erano gli anni in cui l’Italia era ancora sotto lo scacco del potere dei sindacati, della cultura ufficiale, dei post-comunisti e della sinistra democristiana, gli unici che furono salvati dal turbine di Tangentopoli. Durante questa fase si acuì lo scontro, ancora oggi attuale, tra una parte della magistratura e il potere politico.

Don Gianni collaborò a proiettare Forza Italia verso l’orizzonte di una nuova volontà di cambiamento, che faceva avvertire come urgente la riforma dello Stato, adeguandolo ad un mondo che stava cambiando grazie alla forza d’urto della globalizzazione. La sua intensa attività intellettuale, che si esprimeva nella produzione giornalistica di commenti politici, era per lui il mezzo per alimentare le motivazioni di un popolo che subiva una classe dirigente di sinistra che, se da una parte aveva sete di potere, dall’altra era incapace politicamente e culturalmente di governare la quotidianità del reale.
Berlusconi giunse al Governo nel 2001 e l’imprevedibilità della storia segnò, con l’11 settembre, l’inizio di un nuovo mondo, che si faceva sempre più piccolo e al cui centro stava la questione del confronto con l’Islam. La società italiana divenne sempre più globalizzata attraverso la diffusione della tecnologia e della comunicazione diffusa. Oltre alla televisione, vi fu l’avvento di internet. E don Gianni ebbe la sensibilità di capire che questi due strumenti avrebbero potuto rappresentare un volano per il futuro della comunicazione e della motivazione politica, perché in grado di abbracciare tutte le generazioni.
Organizzammo insieme nel 2001, nell’ambito dei lavori della Formazione di Forza Italia, Ragionpolitica.it, prima come semplice sito internet che raccoglieva i testi culturali e politici di Forza Italia, poi come rivista on line, la cui semantica politica nasceva dalla conoscenza dei fatti del mondo e dal commento ad essi, secondo un approccio non ideologico, libero ma ancorato ai valori della tradizione del popolo italiano, intimamente legata al cristianesimo. Era il tempo in cui Forza Italia venne “assorbita” dal Governo. In quegli anni le attività di formazione si intensificarono con la scuola di Gubbio promossa dal allora Coordinatore Sandro Bondi e fermamente sostenuta da don Gianni. Gubbio diede anche la traccia agli incontri di Formazione di Cortona per i giovani di Forza Italia, allora diretti da Simone Baldelli. Insieme a don Gianni girammo l’Italia intera, partecipando ai convegni del partito, commentando il cambiamento del mondo e spiegando l’azione del Governo Berlusconi. Per lui furono anni intensi di attività politica ed intellettuale, con la pubblicazione de “L’Anticristo” (2001), “Di Fronte all’Islam” (2001), “Profezia” (2002), “Io Credo” (2003), “L’intreccio” (2004), “L’impero d’Occidente” (2004) e “Le verità dimenticate” (2005).

Dal 2005 la sua vita è stata segnata dalla preoccupazione per le sorti del Governo Berlusconi e, quindi, per l’Italia. L’ansia dettata dal timore del ritorno della sinistra al potere, che si realizzò con la discussa vittoria elettorale di Prodi nel 2006 e con la sua opera di “restaurazione politica” del vecchio, acuì uno dei tratti del carattere di don Gianni: l’incorporare i problemi che il mondo gli riservava. La sua scelta ferrea, quella di sostenere Silvio Berlusconi, lo aveva da sempre esposto alle critiche. Pensare che egli fosse, per l’Italia, “l’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare” significava infrangere quel politicamente corretto che permeava da sempre le stanze del potere.

Durante la sua vita don Gianni ha lavorato per un progetto politico e culturale che portasse alla nascita di un grande soggetto, che fosse, come egli scrisse sulle pagine di Ragionpolitica.it, “nazionale, popolare e tradizionale”, capace cioè di raccogliere il meglio della storia, dei valori, dell’identità italiana. Questo progetto si è inverato grazie alla nascita del Popolo della Libertà. Subito dopo la vittoria elettorale del 2008 don Gianni scrisse un articolo dal titolo “Ce l’abbiamo fatta”, nel quale affermava: “Con l’elezione del 14 aprile si è realizzata in Italia la seconda Repubblica… Le elezioni del 2008 hanno cambiato la nostra Costituzione materiale… Tutto ciò l’ha fatto Berlusconi, un uomo solo” (pubblicato su Il Secolo XIX il 29 aprile 2008). Il nostro Paese, che egli amava tanto, è ora nelle mani della maggioranza del popolo italiano, la cui sovranità è espressa da un Governo forte, un Esecutivo che si fa e si farà carico di risollevare il Sistema-Italia, in tutte le sue declinazioni.

Grazie Gianni, il tuo approccio mistico ti ha permesso di guardare al futuro. I semi che hai gettato nel corso della tua vita sono ora i germogli sia per le nuove generazioni, in cui tu facevi molto affidamento, sia per l’Italia intera.

Alessandro Gianmoena è direttore di Ragionpolitica.it, ed è stato assistente personale di Gianni Baget Bozzo
gianmoena@ragionpolitica.it