Pasticcio elettorale: se la forma è sostanza, il cavillo è un pretesto
05 Marzo 2010
La vicenda della presentazione delle liste dei candidati per le elezioni regionali è davvero preoccupante per lo stato della nostra democrazia. Le leggi e le regole vanno rispettate, la forma è sostanza. Sbaglia chi lo nega. Ma la forma non può divenire formalismo irragionevole che nega la sostanza e la finalità della legge.
La raccolta delle sottoscrizioni è richiesta dalla legge per evitare che si presentino alle elezioni formazioni politiche assolutamente prive di rappresentatività. Tralasciamo l’opinabilità di una previsione legislativa che ne faccia obbligo anche per i gruppi politici più rappresentativi o che addirittura guidano una regione. Partiamo pure dall’obbligo delle sottoscrizioni per tutti. Come si deve applicare la legge ? Evidentemente, ci sono requisiti imprescindibili come la firma dell’elettore e la sua autenticazione da parte di un soggetto a ciò abilitato; per essi le scadenze di legge sono certamente tassative. Ma esistono requisiti la cui mancanza non può non essere considerata irregolarità sanabile in un momento successivo. Rientrano tra queste, ad esempio, la mancanza del certificato di iscrizione nelle liste elettorali del sottoscrittore, un timbro o il luogo o la data dell’autenticazione che possono essere stati omessi per mera dimenticanza. In tali casi si deve consentire ai responsabili della lista o allo stesso autenticatore di integrare successivamente la documentazione. Altrimenti si incorre nel formalismo fine a se stesso, contrario alla ratio e alla finalità della legge.
Le norme vigenti già prevedono che talune irregolarità possano essere sanate in un momento successivo, ma purtroppo la loro applicazione non è uniforme da parte dei diversi uffici elettorali. Ed è davvero inammissibile che un applicazione formalistica e irragionevole della legge produca un danno per la democrazia come l’assenza di una lista nella quale si riconoscono milioni di elettori, tale da terminare la vittoria a tavolino dell’altro soggetto competitore. Un provvedimento volto a fornire a tutti gli uffici elettori criteri interpretativi certi e univoci è pertanto non solo legittimo ma assolutamente urgente e necessario. La lista regionale di Formigoni, oltretutto, era stata inizialmente ammessa. E’ stata esclusa solo a seguito di un ricorso dei Radicali là dove la legge prevede la possibilità di ricorrere solo contro l’esclusione di una lista e non contro la sua ammissione.
Lo stesso discorso vale per il caso della mancata presentazione della lista del Pdl a Roma. I suoi delegati erano entrati nel Tribunale tempestivamente, giungendo davanti alla stanza dove avveniva il deposito delle liste mezz’ora prima della scadenza. Solo la carenza di personale dell’ufficio elettorale li ha costretti a fare la fila, solo la grave e colpevole negligenza da parte dei responsabili dell’ufficio li ha lasciati fuori dalla stanza, senza essere identificati come delegati e senza essere forniti di un preciso numero d’ordine, esposti invece al caos di un corridoio dove sostavano persone del tutto estranee al deposito delle liste.
Il delegato della lista del Pdl aveva anche alzato la mano, insieme al altri tre, quando – alle 12,20 – un componente dell’ufficio si è affacciato nel corridoio per chiedere quante altri delegati dovevano depositare le loro liste. Allora, può essere qualche metro di distanza dalla stanza a determinare la mancata verbalizzazione di una lista, quando “le istruzioni per la presentazione e l’ammissione delle candidature” prescrivono che “il cancelliere non può rifiutarsi di ricevere le liste dei candidati, neppure se le ritenga irregolari o presentate tardivamente”? Qui non siamo di fronte all’applicazione della legge ma alla sua violazione. Qui siamo non alla forma, ma al cavillo e al pretesto per compiere operazioni che nulla hanno a che vedere con il rispetto della legge.
Così come – occorre aggiungere – per quanto riguarda l’incredibile ammissione in Piemonte di una sedicente lista “Cota” perfettamente confondibile con la lista del candidato presidente del centrodestra, in palese violazione con le norme di legge che non ammettono simboli e liste confondibili da parte degli elettori. Per tutti questi casi un provvedimento urgente che ponga rimedio alle interpretazioni irragionevoli e addirittura contrarie allo spirito e alla finalità della legge è assolutamente necessario (e non richiede neppure un consenso unanime, per quanto esso sia auspicabile). Rispetto della legge e democrazia non sono in contrapposizione. Sono in gioco entrambi in questa incredibile vicenda.