Patrice d’Addariò e l’Isola dei Famosi
02 Agosto 2009
di redazione
Confessiamocelo: a noi la D’Addario un po’ comincia a farci pena. Ci è bastato scorrere le foto della sua comparsata parigina di due sere fa per capirlo: fronte lucida, occhi cerchiati, trucco un po’ sfatto, capelli sfibrati e uno stile decisamente, ma decisamente demodè, tutto pizzo nero e paillettes. Un look, lo diciamo con un po’ di dispiacere, in fondo siamo italiani e di stile qualcosa ne capiamo, da avanspettacolo di ultim’ordine.
Se poi all’analisi del look si aggiunge il palcoscenico che le ha fatto da contorno, la discoteca il Globo – che persino Rep. ha definito “cafonal, un po’ “mutande pazze” e un po’ commedia ruspante” – il cerchio si chiude proprio. Nel locale parigino che ha pensato e organizzato “l’evento” si respirava un’aria che ben poco aveva a che fare con l’antiberlusconismo e con il sentimento anti italiano e molto con il colpo pubblicitario a basso costo: sono bastate quattro magliette “tarocche” del Milan e un centinaio di mascherine per dare appuntamento – si legge sul Corriere – ai media di mezzo mondo, dal Giappone al Canada, passando per l’Olanda e l’Austria, e che persino la Bbc (persino?) si è scomodata per l’occasione.
Ad accogliere "Patrice" nella discoteca di Parigi centinaia di persone. Ed è tutto uno sgomitare per fotografarla col telefonino. La prima uscita pubblica della escort più famosa del momento è sotto i riflettori di mezzo mondo, e lei canta, balla, rilascia interviste. Rinata dopo due mesi di clausura e di persecuzione, Patrice ora può persino pensare di progettare il suo futuro: nel dopo c’è Parigi, un calendario e un’autobiografia. E poi ancora la Tv: ha già in tasca un’offerta per «l’Isola dei famosi» spagnola e anche quella italiana. Lei confessa sottovoce che le piacerebbe moltissimo: “potrei pescare, nuotare. Amo tutti gli stili e i fondali”.
Passi per Parigi, ci mancavano i cugini d’Oltralpe nella ormai grottesca messinscena antiberlusconiana orchestrata in mezza Europa. Passi anche per il calendario, che ormai non si nega proprio a nessuno. Possiamo accettare persino l’autobiografia, purché se la faccia scrivere da un ghostwriter brillante. Ma fossimo in Patrizia, all’Isola dei famosi, fondali o non fondali, stili o non stili, proprio eviteremmo di andarci. "L’Isola", si sa, è l’inizio della fine di qualsiasi carriera di passato o futuro successo.
Tornata a Bari, Patrice, potrebbe trovarsi a rimpiangere le pizzette e i gelati del Cav. e le canzonette di Apicella.