“Patto scellerato tra sinistra e magistrati”
26 Luglio 2007
di redazione
Intervista a Renato Borzone
di Dimitri Buffa
Gratitudine. Un sentimento di cui si abusa, vagamente ignobile quando lo si pretende per i bassi servigi resi. Ed è proprio questo fraintendimento quello su cui si è impantanato il tormentato rapporto tra la magistratura giustizialista e la sinistra che ha tentato di usare la gratitudine come scorciatoia per la presa del Palazzo d’Inverno. Purtroppo nel trucchetto c’è caduta anche la Casa delle libertà che troppo spesso ha ritenuto opportuno sponsorizzare “magistrati amici”.
“Ma tra i due litiganti – dice Renato Borzone, segretario dell’Unione delle camere penali – è finita che a godere in Italia è rimasto solo il partito dei giudici, autoreferente e assetato di potere, tanto da condizionare oggi come oggi tanto il governo quanto il Parlamento”.
Avvocato Borzone, il caso Unipol- Forleo- D’Alema- Fassino sembra dimostrare che si è rotto un equilibrio fatto di do ut des tra la magistratura associata e quella parte della sinistra che ha ritenuto nei primi anni ’90 di potersene servire per sconfiggere i propri avversari politici. Quale è lo scenario adesso?
“Le considerazioni che si potrebbero fare sono molte ed amare e si potrebbero sintetizzare in una frase sola: chi semina vento raccoglie tempesta. Purtroppo una certa parte della sinistra nel corso degli anni ha utilizzato la magistratura per strumentalizzare vicende politiche degli avversari. E oggi si trova nella situazione dantesca della legge del contrappasso. A questa visione pazzesca delle cose sotto gli occhi di tutti andrebbe contrapposto il rispetto delle regole e andrebbe rimosso il tentativo di dividere i giudici in buoni e cattivi a seconda che se la pigliano con gli amici o i nemici politici.”
Ma gli italiani che hanno fatto di male per meritarsi tutto questo?
“La nostra classe politica, non solo di sinistra, ha questo tremendo difetto infantile: non essere mai stata garantista e avere utilizzato le vicende giudiziarie come meglio ha creduto per i propri interessi di parte..”
Ad esempio?
“Mi ha molto stupito una intervista di Andreotti sul Corriere della sera in cui dopo tanti anni ammetteva che “fu una grave violazione delle garanzie costituzionali emettere nel 1992 quel decreto che riportò in carcere alcuni detenuti per mafia”, scarcerati in base alla decorrenza dei termini. I penalisti italiani contro quel decreto scioperarono per tre mesi. E ci dissero che eravamo i consiglieri della mafia. Ora trovo singolare però che Andreotti dica questo al Corriere e poi faccia passare con il proprio voto la riforma Mastella al Senato, che è appunto un regalo fatto al giustizialismo associato in toga.”
Che morale si trae da questi eventi?
“Che in tutte le forze politiche, in special modo quelle di sinistra, manca una cultura delle garanzie costituzionali. Tutto è piegato al principio del fine che giustifica i mezzi e questi sono i risultati.”
E che dire dell’illusione di utilizzare i giudici come scorciatoia per battere l’avversario politico?
“Il clima ormai è totalmente allo sfascio. La magistratura è utilizzata, o c’è il tentativo di farlo in atto da ambo gli schieramenti, per motivi di bassa macelleria politica. E si rinuncia così a fare la politica vera nelle aule del Parlamento o nelle stanze dell’esecutivo, dove a dettare legge sono i magistrati fuori ruolo che scrivono le leggi e poi dettano l’agenda a tutta la classe dirigente. E’ finita che tra i due litiganti è rimasto a godere solo il partito dei giudici.”
Ieri Latorre ha tirato anche fuori il concetto un po’ peloso di “gratitudine” riferito a Di Pietro e alle sue vecchie vicende giudiziarie con Pacini Battaglia e al presunto aiuto che avrebbe avuto dai Ds, oggi non ricambiato. Forse la sinistra dopo l’approvazione del disegno di legge Mastella si sentiva a credito con l’Anm e non si aspettava che scoppiasse il caso Forleo?
“Il clima è avvelenato e ancora ci mancava di vedere in piazza i reciproci rinfacciamenti. In Italia non si sono volute separare le carriere dei magistrati e adesso è impossibile persino separare il potere giudiziario dagli altri due. Infatti non c’è istituzione politica o di governo che non venga condizionata dal volere dei magistrati di cui sono inzeppati tutti gli uffici, per non parlare della Corte costituzionale che ha un ufficio studi fatto esclusivamente da magistrati posti fuori ruolo e che di fatto predispongono le sentenze. Altro che gratitudine. Qui stiamo di fronte, come ha detto il presidente dell’Ucpi Oreste Dominioni, a una continua ed estenuante trattativa tra un padrone debolissimo, che sarebbe il governo della nazione, contro un dipendente fortissimo, cioè la magistratura associata, che minaccia in ogni momento di mandare a casa il primo. Non solo si sono rovesciati i ruoli ma si è instaurata una vera propria legge della giungla, dove vince il più forte. Magari agitando le manette o le intercettazioni. E’ un‘anomalia ormai tutta italiana e l’Europa ce la riconosce con le continue condanne davanti alla corte dei diritti dell’uomo.”