
Pd, Adinolfi: “Parliamo anche di matrimonio gay”

27 Agosto 2007
di redazione
“Negli Stati Uniti i
candidati alle primarie democratiche non hanno avuto remore a confrontarsi
anche su temi spinosi. Allora, facciamo come negli Usa, cominciamo a discutere
di questioni concrete e controverse. Parliamo di matrimonio gay”. È quanto ha
proposto di Mario Adinolfi agli altri candidati alla segreteria del Pd.
Al termine di un incontro romano del suo “Generation pride
tour”, l’iniziativa itinerante che lo sostiene nella candidatura a leader del
Pd, Adinolfi ha detto: “Veltroni, Bindi e Letta sono favorevoli o contrari a
indire tra gli iscritti un referendum per decidere la linea del partito in
materia di matrimonio omosessuale? Io in materia ho delle idee, ma in un
partito che si proclama ‘democratico’ la decisione su temi etici e di coscienza
deve essere affidata agli iscritti, altrimenti quale fonte di legittimazione
ha? La fede religiosa? Il volere del segretario o del gruppo dirigente? Oppure
su questi temi si cerca di svicolare non prendendo mai alcuna linea o
decisione? Se dovessi essere eletto segretario del Pd, riconoscerò agli
iscritti al Pd il diritto di presentare, con trentamila firme, un referendum
interno al partito vincolante per i gruppi dirigenti, su qualsiasi proposta che
dovrà essere declinata in proposta di legge. Sarebbe il primo esperimento di
referendum propositivo in Italia a livello nazionale e il referendum
propositivo è un cardine della democrazia diretta, l’idea a cui la candidatura
mia e delle liste di Generazione U fanno riferimento. Mi aspetto che davanti a
un’opportunità del genere, il mondo gay e lesbico interno al Pd sia in prima
linea per utilizzare il nuovo strumento. Così come sono rimasto molto stupito
del fatto che questo mondo abbia rinunciato a presentare una propria
candidatura o un proprio qualsiasi protagonismo alle primarie del 14 ottobre. È
un impoverimento per il Pd e però anche un segnale di debolezza. Ora che si
apre la battaglia delle idee, mi aspetto un recupero di centralità anche della
questione omosessuale. Un tema su cui in un partito di sinistra come il Pd
occorre utilizzare parole chiare, per evitare di sembrare sempre il partito
degli equivoci e dell’indistinto. La chiarezza – conclude – si ottiene con la
democrazia: cosa meglio di un referendum interno?”.