Pd, ancora scontro. Romano: “Verdini è fuori, ma Speranza vuole vocazione minoritaria.”
29 Febbraio 2016
di redazione
Sull’ Unità di oggi il deputato Romano (Pd) ha scritto: "Roberto Speranza e suoi sostenitori sembrano pensare che l’allargamento della base elettorale del Pd grazie a politiche capaci di sbloccare l’Italia sia un fenomeno negativo da contrastare con l’esibizione di una ‘purezza identitaria’ ".
Evidentemente l’editoriale era anche una risposta alle critiche di Speranza e della minoranza dem sul voto di Ala alla legge sulle Unioni civili. Ricorda, infatti, che "Verdini c’entra davvero poco perché il tema al fondo di questa critica non è tanto lo spauracchio di un ceto politico che è e rimane estraneo al Pd oggi e domani, quanto piuttosto la capacità di questo Pd di superare i confini elettorali tradizionali. Se l’intenzione di costruire una alternativa al renzismo è del tutto legittima, scrive Romano, quali sono le idee con le quali Speranza intende lavorare? Per ora nelle sue parole si legge soprattutto la nostalgia di una ‘vocazione minoritaria’ che il partito si è finalmente lasciato alle spalle, insieme alla tenacia con cui si dipinge Renzi come una sorta di leader abusivo seduto con astuzia su una poltrona non sua".
La Sinistra riformista ha organizzato da venerdì 11 al 13 marzo, una iniziativa dal titolo “Energie nuove per l’Italia e per il Pd” . Sono stati invitati rappresentanti delle istituzioni, dirigenti nazionali e territoriali del Pd, intellettuali, rappresentanti del lavoro e delle imprese.
Il senatore Speranza (Pd), in una lettera in cui saluta l’iniziativa, dice la sua a proposito di quella che è la condizione della politica nostrana e il potenziale che avrebbe il Pd, mettendo, apparentemente, per un attimo da parte la faccenda Verdini e congresso anticipato. "I cambiamenti climatici, il ritorno dei fondamentalismi religiosi, i crescenti fenomeni migratori, la quarta rivoluzione industriale richiedono una politica all’altezza delle nuove sfide. Eppure la politica nel suo complesso appare debole e litigiosa. La crisi dell’Europa ne è il simbolo più drammatico. Manca una visione capace di mobilitare le coscienze. Anche in Italia la propaganda, troppo spesso, sembra prevalere sulle idee e sui progetti di cui un grande Paese ha bisogno. Il Pd ha la responsabilità più grande, sia come forza di governo, sia come partito perno del cambiamento. Abbiamo suscitato tante speranze, ma rischiamo di produrre altrettante disillusioni. Serve un cambiamento profondo. Servono nuove idee. Non bolle di sapone, belle da vedere, ma che scoppiano in un attimo e lasciano sul terreno solo gocce. Con questo orizzonte negli occhi, ci incontreremo a Perugia a marzo per tre giorni di confronto intenso e di riflessione politica. Aperti a chi vuole farsi carico del nostro futuro".