Pd, dipendenti in cassa integrazione. Misiani: “Nessun licenziamento”
30 Maggio 2013
di redazione
Anche il Pd fa i conti con la crisi e chi lavora per il partito, 180 persone, adesso teme la cassa integrazione. Il tesoriere dei Democrats, Misiani, l’ha messa giù piatta, c’è bisogno di un "ridimensionamento" di tutte le strutture, "Con la nuova legge sul finanziamento ai partiti in discussione sarà inevitabile un ridimensionamento dei costi strutturali e anche di costi del personale", notizia che ha seminato il panico nel partito erede del Pci, rimasto "pesante", con costi di "struttura" troppo onerosi. Il bengodi dei fondi pubblici sta per finire e il partito adesso teme che da OccupyPd si passi alle manifestazioni di protesta dei dipendenti, insofferenti al cambiamento richiesto dai tempi nuovi. Misiani stesso commenta che "con l’abrogazione dei rimborsi la situazione sarà difficile". Il lavoro va difeso sempre e quindi se sarà necessario utilizzare ammortizzatori sociali per far restare al loro posto i dipendenti piddini non grideremo allo scandalo né alla casta privilegiata. Fatto sta che se i partiti sono diventati leggeri non è chiaro la cassa integrazione verso quale ristrutturazione porterebbe, visto che comunque 180 dipendenti sono troppi per il nuovo corso. Misiani ha escluso qualsiasi licenziamento. E in fondo è cosi che viene usata normalmente la cassa integrazione in Italia. Per mantenere in piedi strutture che dovrebbero cambiare profondamente. O magari chiudere. Il Pd non chiuderà ma è destinato a fare i conti con la realtà, maldipancia o meno. E non è il solo partito in queste condizioni.