Pd in piazza, partito diviso. E Cuperlo che fa?

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Pd in piazza, partito diviso. E Cuperlo che fa?

29 Ottobre 2016

Il Pd manifesta in piazza, con tanto di hashtag (#sivainpiazza) a Roma per il referendum costituzionale. Pare che lo stesso Matteo Renzi la notte scorsa abbia fatto un sopralluogo in piazza del Popolo a Roma per una verifica prima della manifestazione. Sarà lui a chiudere la manifestazione di oggi, pare puntando su referendum ed Europa: lo strano caso di un premier dai toni euroscettici e populisti in casa, mentre sta per costituzionalizzare il vincolo esterno che toglierà un altro pezzo di sovranità all’Italia. 

Unici rappresentanti politici a salire sul palco oltre al segretario Pd saranno poi solo due sindaci, simbolo “dell’Italia che ce la fa e non lascia indietro nessuno”, nella vulgata piddina, Beppe Sala e Giusi Nicolini. Il primo cittadino di Milano si farà testimonianza non solo del modello vincente di Expo, ma anche di un’accoglienza possibile e virtuosa, almeno secondo lui. La sindaca di Lampedusa, che Renzi ha voluto al suo fianco anche nella cena di Stato alla casa Bianca con Barack Obama, ricorderà quanto fatto dall’Italia sul fronte immigrazione. Peccato che il governo italiano una vera politica sulla immigrazione non ce l’ha, e si limita ad una accoglienza indiscriminata. 

Viene da chiedersi comunque, tra Europa e immigrazione, che fine ha fatto il referendum tema della manifestazione. Assente in piazza sarà la minoranza Pd. Se la maggioranza infatti si conferma ottimista sulla possibilità di trovare un’intesa su un documento condiviso di modifica della legge elettorale – per adesso del tutto generico – in realtà la minoranza del Pd è già schierata per il NO.

“Discutiamo di legge elettorale, ma la priorità ora resta il referendum”, ha detto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi riferendosi al dibattito in corso nel Pd su una modifica all’Italicum per togliere il doppio turno. “Il punto – ha spiegato il ministro in una intervista a Il Messaggero – non è il ballottaggio ma la legge elettorale nel suo insieme. Abbiamo dato ampia dimostrazione di disponibilità a cambiarla, pur restando convinti che l’Italicum sia una buona legge. Ovviamente per modificarla servono i numeri e quindi, non solo un confronto nel Pd, ma anche con le altre forze politiche”. 

Insomma, sembrava tutto pronto: via il ballottaggio, premio di governabilità alla coalizione limitato, cambiamenti anche sui capilista bloccati. Insomma, nella commissione Pd che doveva tirare fuori dal cilindro le modifiche sulla legge elettorale tutti davano il lavoro per fatto e invece l’accordo finisce in stand by, con la maggioranza renziana che getta acqua sul fuoco (“Sono solo ipotesi di lavoro, un’intesa ancora non c’è anche se sono stati fatti passi in avanti e il clima è buono”, dicono dal Nazareno). 

Gianni Cuperlo avverte Matteo Renzi: “Ci deve mettere la faccia lui sull’accordo”. E ancora: “Se entro domani darà un segnale chiaro sull’impegno vincolante per il Pd dell’accordo che si troverà in commissione, allora ci sarà”, fanno sapere i cuperliani sulla presenza del leader della minoranza interna alla manifestazione di Roma. “Altrimenti non parteciperà”.