Pd, Orfini sulla graticola. Critiche da D’Alema, rispunta Marino
11 Marzo 2016
di redazione
Una grana dopo l’altra per il commissario romano del Pd, Matteo Orfini, che dall’esplosione dello scandalo Mafia Capitale in avanti ogni giorno deve vedersela con qualche sgradita sorpresa nel partito. Da ultimo Massimo D’Alema, che ha espresso un giudizio non tenero sull’operato di Orfini a Roma, mentre Walter Tocci gli ha chiesto esplicitamente di lasciare il suo incarico.
Molti piddins non perdonano a Orfini di aver chiuso dei circoli del partito nella Capitale, altri di aver accelerato la fine comunque comatosa della giunta Marino, c’è stata la bassa affluenza alle primarie e il caso "schede bianche" conteggiante per fare numero. Insomma, le critiche aumentano mentre si prepara a quanto pare un ritorno in scena dello stesso Ignazio Marino che posta su Facebook immagini dell’ex sindaco in piazza del Campidoglio circondato dai sostenitori.
La fronda anti-renziana e anti-giachettiana nel pd potrebbe quindi ritrovarsi intorno a Marino, o secondo altri attorno a Massimo Bray, ex ministro alla cultura del governo Letta. A sinistra c’è poi l’ex Pd Stefano Fassina, ci sono i civatiani e altri scontenti del renzismo. "A Roma c’e’ stata Mafia Capitale, questo e’ il motivo del commissariamento", ha detto Orfini rispondendo alle critiche di Tocci. "Mi stupisco che non ci sia stata una parola di autocritica da parte dei protagonisti del partito in questi anni. I padri di quella stagione dovrebbero riflettere sul perche’ tutto questo sia accaduto".
"Quando mi e’ stato chiesto di fare il commissario nessuno credeva che il Pd potesse ancora essere competitivo alle elezioni, oggi lo siamo. E questo vuol dire che l’opera di radicale cambiamento fatta e’ stata compresa dai romani. Io penso che il partito stia rinascendo, ogni tanto c’e’ qualche colpo di coda di chi ha nostalgia di quel partito coinvolto in Mafia Capitale".
Silenzio per ora dal candidato ufficiale del Pd, Roberto Giachetti che, dopo aver vinto le primarie, si prepara ad affrontare una difficile campagna elettorale.