Pd, Renzi a Piazza del Popolo: il populista si tinge di rosso
30 Ottobre 2016
Per Alessandra Moretti la piazza del Pd è “immensa”, in realtà lo stato maggiore democrat, giglio magico in testa, riesce a portare a Roma, dicono loro, 50mila persone, truppe cammellate per dare l’immagine che ci sia un “popolo” del Sì al referendum. La piazza si riempicchia, ma certo non è “stracolma”. Renzi, a quanto pare a suo agio tra coretti tipo “bella ciao” (ci mancava “bandiera rossa la trionferà”), chiude l’intervento in Piazza del Popolo dicendo: “Che bella questa giornata, è stato emozionante seguirvi oggi in questa piazza che è la piazza del popolo. Qualcuno si è chiesto che senso ha che in piazza ci sia il partito che è al Governo, che non urla sempre e solo No”.
“Avevamo bisogno di questa giornata. Il senso c’è. Questa è Piazza del Popolo non del populismo, degli uomini e delle donne che credono alla politica e vogliono bene all’Italia”. Insomma, il premier che vuole riformare l’Italia tagliando i costi della politica e fa il gradasso con Bruxelles accettando supinamente il vincolo esterno in Costituzione, dà lezioni di popolo e populismi.
C’è anche una rediviva ministra per le riforme Maria Elena Boschi, pare arrivata dritto dalla Toscana con cento manifestanti al seguito, a spiegare: “abbiamo scelto di ritrovarci tutti insieme per dire come vogliamo cambiare l’Europa. E su questo speriamo che ci sia tutto il Pd”, come cambiare l’Europa introducendo il vincolo esterno in costituzione, appunto, oppure cercando di erodere qualche decimale di flessibilità per la manovra (vedi alla voce più spesa pubblica) in cambio di porte aperte all’immigrazione indiscriminata. Dal tacco leopardato della Leopolda siamo finiti ai balletti di musica popolare e all’orchestra di piazza Vittorio, ma tutto va bene per conquistarsi un pezzo di elettorato giovanile, del tutto ostile a Renzi e alla sua riforma viste le condizioni in cui versano i giovani italiani oggi.
Renzi fa il simpatico, l’eloquio non gli manca (ha solo quello): “Il vero partito della Nazione è quello del No”, dimenticate Verdini e i verdiniani, l’importante è prendersela con chi con si allinea al grande capo. Lui, così lontano dalla retorica populista, se ne esce contro il NO della “vecchia guardia” che in passato ha “fallito” (Renzi invece sta riuscendo, in particolare a rialzare il debito pubblico) e ora vuol “far fallire” un tentativo di riforma che è solo, assicura il premier, il “punto di partenza” per riuscire poi liberarsi di quei “vincoli europei che non servono a niente”. Aridaglie con i vincoli europei, quelli che la riforma sancirà definitivamente in Costituzione, togliendo al nostro Paese un altro pezzo di sovranità.
A guastare la festa c’è l’assenza di un pezzo del Pd: disertano piazza del Popolo gli esponenti della minoranza Dem che sono per il No. C’è solo Gianni Cuperlo, impegnato in un estremo tentativo di mediazione sulla legge elettorale: se fallirà, avverte, anche lui dirà No. C’è anche il ministro Paolo Gentiloni, convinto che “tutto il mondo guarda al risultato del 4 dicembre”, addirittura, e i sottosegretari, da Luca Lotti a Claudio De Vincenti. Sul palco la “gente comune”, il sindaco Giuseppe Sala e la sindaca di Lampedusa Giusy Nicolini. Renzi prende la parola alle 17, accolto dalle note di “O sole mio” che canticchia con la piazza. Ma tranquilli, non è un leader populista.