Pd senza base e senza leader

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Pd senza base e senza leader

Pd senza base e senza leader

11 Febbraio 2011

Fatti loro? Non proprio. Quel che sta accadendo nel Pd napoletano non riguarda solo la ristretta cerchia degli iscritti; ristretta rispetto al dato taroccato, e già questo la dice lunga, dei tesserati degli anni passati, come ha denunciato il segretario Amendola. E neanche riguarda solo la più ampia massa di simpatizzanti partecipanti alle primarie. Riguarda noi tutti, per la semplice ragione che la posta in gioco non è più la candidatura alle prossime elezioni amministrative, questa sì definitivamente compromessa, almeno per via legittima.

La posta in gioco, ora, è l’appartenenza o meno di Napoli al novero delle città credibili, quelle in cui vale il principio della fiducia su cui si basa tutta la modernità: ho fiducia in te, ma più ancora ho fiducia nel fatto che se tu vieni meno c’è chi ti punisce al posto mio. Si chiama stato di diritto.

Sto scoprendo l’acqua calda? Mi accorgo solo ora che qui il codice penale e quello civile sono continuamente calpestati? Non è questo il punto. Il fatto che ci sia chi delinque, e a Napoli c’è, non è di per sé prova di inciviltà. Tanto è vero che perfino nella civilissima Svezia ogni giorno si celebrano processi e ogni giorno c’è chi finisce condannato. L’inciviltà comincia piuttosto lì dove consapevolmente si decide di soprassedere all’accertamento della illegalità.

Tra gentiluomini, una soluzione si trova sempre, anche nel caso di regole non scritte. Ma tanto più si trova quando queste regole sono state concordate e approvate. Ed è appunto il caso delle primarie. C’era e c’è un regolamento che prevedeva: primo, di proclamare un vincitore e, secondo, di esaminare gli eventuali ricorsi. Nulla di tutto questo è avvenuto.

E il paradosso è che attualmente nessuno si sta preoccupando di verificare se davvero sono stati commessi brogli. Nessuno sta spulciando verbali, controllando firme, ascoltando testimoni. Nulla. Il risultato è che si parla di gravissime irregolarità, ma si parla, appunto, si dice, pare, anzi parrebbe. Nessuno le ha comprovate. Anche qui è il processo mediatico quello che conta? È questa la cultura della legalità che sa esprimere il Pd? Peggio.

A Napoli lo stesso tribunale che dovrebbe giudicare sui misfatti denunciati, cioè la commissione di garanzia delle primarie, è ormai nelle condizioni di non poter più svolgere il proprio lavoro. Insomma, tutto si è svolto in un contesto oscuro e avvelenato, tra sospetti e calunnie. Le primarie dovevano essere una festa della democrazia e della partecipazione, sono diventate l’esatto opposto: un incubo, un labirinto senza uscita.

Dalla politica della trasparenza a quella delle pratiche massoniche. Dovevano decidere gli elettori, ora ci stanno pensando i capicorrente nel chiuso di qualche stanza. Ciò delegittima il Pd e lo rende sostanzialmente un partito eversivo rispetto alle regole e inaffidabile rispetto ai risultati. Il Pd non ha una leadership forte, tanto è vero che è ricorso alle primarie. E non ha neanche legittimazione della base elettorale, perché le primarie sono state stracciate. È un partito sospeso, pericolosamente sospeso. In una città senza più un governo.

(Tratto dal Corriere del Mezzogiorno)