Pdl alle prese coi rebus Veneto e Campania nel puzzle delle regionali
22 Ottobre 2009
Il botta e risposta Bossi-La Russa sul Veneto, il caso Campania, le caselle del puzzle regionali ancora da chiudere, le trattative con gli alleati . E le polemiche che hanno riacceso il dibattito nei ranghi del Pdl, proprio nel giorno in cui il partito apre la stagione del tesseramento e affida ruoli operativi distinti ai tre coordinatori Bondi, Verdini e La Russa.
Sono due i fronti aperti nel delicato puzzle delle regionali: in Campania l’ipotesi della candidatura di Cosentino alla poltrona del governatore Bassolino, in Veneto le mire della Lega su quella di Galan. A Montecitorio prima del lungo faccia a faccia con Fini, il leader del Carroccio non usa giri di parole quando dice che “il Veneto è chiuso e spetta a noi”. Frase secca che rimbalza a via dell’Umiltà dove La Russa frena: “Ogni decisione sarà assunta dall’Ufficio di presidenza del partito e i nomi saranno scelti a inizio novembre”. Tono perentorio che applica anche al caso Campania sottolineando che “c’è una rosa di candidati in tutte le regioni”. Insomma un modo per dire che la questione non è risolta.
Sull’opzione Cosentino, del resto pesano le perplessità del presidente della Camera che anche oggi non ha mancato di dire la sua: “Cosentino è il segretario regionale del Pdl, ed è chiaro che una decisione non può essere presa contro di lui. Ma lui deve capire che c’è un problema di opportunità”. Il riferimento riguarda gli accertamenti che la procura di Napoli starebbe svolgendo dopochè alcuni pentiti dei clan camorristici hanno tirato in ballo il nome del sottosegretario all’Economia. Ma il presidente dei deputati Fabrizio Cicchitto ammonisce: “Che Berlusconi e il Pdl scelgano liberamente il candidato presidente. Quello che è inaccettabile è questo gioco di congetture sulle intenzioni della procura. Se fondiamo la scelta dei nostri candidati sulla base delle congetture sulle intenzioni delle procure, l’autonomia della politica è finita”. E il vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello attacca il Pd che a Palazzo Madama ha presentato una mozione (Finocchiaro e Zanda) per chiedere le dimissioni di Cosentino dalla carica di sottosegretario “additandolo come e cito testualmente ‘sottoposto a indagini per così gravi delitti, espressivi di una collusione tra politica e sodalizi criminosi’”. Per questo avverte che il Pdl “se non vuole rinnegare il suo dna garantista, non può accettare che le sue scelte siano determinate o anche solo condizionate da chiacchiericci, indiscrezioni, insinuazioni o articoli di stampa”. Dice basta al gioco dei sospetti e delle illazioni e sottolinea che la “procura ha il dovere di parlare e di dire come stanno le cose, per sottrarre le persone a uno stillicidio non più tollerabile e per consentire che la vita pubblica possa svolgersi sulla base di notizie certe, nella cui libera e autonoma valutazione il Pdl non farà comunque mai venir meno le sue salde convinzioni garantiste”.
Intanto Cosentino esclude qualsiasi coinvolgimento in inchieste giudiziarie e dice di non aver nessuna intenzione di fare passi indietro rifiutando che sul suo nome si pongano veti. Lo avrebbe confermato anche ieri pomeriggio alla Camera conversando nel capannello con alcuni parlamentari campani (Mario Landolfi, Luigi Cesaro, Amedeo Laboccetta, Pasquale Viespoli ai quali si è unito per pochi minuti Paolo Cirino Pomicino).
Il vertice Fini-Bossi non avrebbe prodotto grandi passi avanti specie sulle regioni del Nord. L’ex leader di An non avrebbe nascosto dubbi sul fatto che alla Lega vadano Veneto e Piemonte. Dal canto suo, Bossi non ha indietreggiato di un passo rivendicando a gran voce la presidenza del Veneto. E il presidente dei deputati leghisti Roberto Cota rincara la dose sostenendo che non c’è alcun motivo per il quale la Lega dovrebbe rinunciare alla poltrona di Galan, puntando sul nome del ministro Zaia. Tiene il punto e rilancia il concetto di Bossi spiegando che esiste “un accordo e ci sono solo alcuni angoli da smussare nell’ambito della maggioranza. I contenuti di questo accordo saranno annunciati da Bossi, Berlusconi e Fini. E a tempo debito verranno comunicati i candidati”. Ma Galan tiene duro e alle parole del Senatur replica con una battuta ironica “non sono notizie che mi rovinano la giornata”, quindi richiama le parole di La Russa e chiosa: “Qualcuno mi deve spiegare perchè il governo migliore d’Italia in questi ultimi anni dovrebbe cambiare”.
Insomma, al di là della ridda di polemiche, dei botta e risposta e delle fibrillazioni, nel puzzle Pdl sulle regionali ci sono solo tre punti fermi: la Lombardia con Formigoni, la Calabria con Scopelliti e la Puglia dove a sfidare il governatore uscente Vendola sarà il magistrato anti-terrorismo Dambruoso. Spetterà a Berlusconi nelle prossime ore a sbrogliare la matassa e a rimettere ogni casella al suo posto.
Intanto il partito lancia la sua “fase due”. Con altrettante novità: il via alla campagna di tesseramento e la suddivisione dei compiti operativi tra i tre coordinatori, Bondi, Verdini e La Russa. L’obiettivo è snellire, rendere più efficienti struttura e organizzazione. Esattamente come accade a una macchina che ha completato il suo rodaggio, per dirla con la metafora che usa Ignazio La Russa in conferenza stampa nel quartier generale di via dell’Umiltà. Da oggi non ci saranno più distinzioni tra ex Fi e ex An ma “un’unica storia, un’unica appartenenza” ripetono i tre triumviri snocciolando i dettagli della campagna di iscrizioni al partito unico. Due le categorie di soci e due le tessere per chi vuole aderire al Popolo della Libertà, come da statuto: aderenti e associati. Nel primo caso si pagano venti euro e con la tessere di “aderente” si acquisisce il diritto di voto e si può partecipare alla vita attiva del partito. Per gli associati, la quota di iscrizione è di cinquanta euro ed è prevista la possibilità di essere eletti all’interno dei vari organismi del Pdl. Fissate anche una serie di agevolazioni per i “vecchi” tesserati di Fi e An, uno sconto del cinquanta per cento per i nuclei familiari e facilitazioniper giovani e anziani. Per deputati e senatori, invece, la quota è di mille euro. L’ottanta per cento dei soldi che arriveranno nelle casse del partito da tesseramento saranno redistribuiti nelle sedi territoriali del Pdl. Sarà Roma e dunque il coordinamento nazionale a gestire la campagna di adesioni anche grazie alle nuove tecnologie che metteranno in rete tutte le sedi territoriali.
“Ci aspettiamo un ottimo risultato”, commenta Verdini ricordando “il grande lavoro svolto dal congresso fondativo ad oggi . Ora si apre la seconda fase che impegnerà oltre ai coordinatori anche l’intera struttura del partito e la sua classe dirigente”. E la suddivisione dei compiti tra i triumviri servirà a evitare sovrapposizioni. Verdini si occuperà di organizzazione e del settore elettorale; Bondi si dedicherà alla formazione e al coordinamento delle consulte, mentre La Russa seguirà comunicazione, propaganda ed enti locali. Resta immutato il ruolo collegiale della terna di coordinatori nelle scelte politiche. In altre parole i triumviri si muoveranno “con sintonia e autonomia” scandiscono e ciascuno risponderà del proprio operato. Perché, chiosa La Russa, “il tempo dell’alibi ‘siamo un partito che esiste da pochi mesi’ è finito”. Esattamente come la fase di rodaggio.