Pdl e Lega trovano finalmente l’accordo su Referendum e sicurezza

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Pdl e Lega trovano finalmente l’accordo su Referendum e sicurezza

21 Aprile 2009

Accordo fatto su referendum elettorale e sicurezza. Il vertice tra Pdl e Lega è servito a trovare un punto di mediazione su due questioni strategiche per la tenuta della maggioranza dopo le recenti frizioni: dallo scivolone alla Camera proprio sul decreto sicurezza, al veto del Carroccio sulla consultazione elettorale il 6 e 7 giugno (insieme ad amministrative ed europee), ma pure all’ipotesi di un rinvio al 2010.

Da un lato la Lega incassa l’archiviazione definitiva dell’election day; dall’altro il Pdl ottiene che la controversa questione dei medici-spia, oggetto dell’appello dei 101 parlamentari di centrodestra, venga riformulata attraverso un disegno di legge ad hoc che seguirà l’iter parlamentare ordinario (il che vuol dire tempi più dilatati). Non solo: gli articoli sulle cosiddette "ronde" e il periodo di permanenza dei clandestini nei Cie (il primo stralciato dal decreto sicurezza; il secondo bocciato a Montecitorio) saranno inseriti nel ddl attualmente alla Camera (ieri i primi passaggi nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia con una serie di audizioni durante le quali l’Anm e il procuratore antimafia Grasso hanno espresso critiche) e atteso in Aula per il 27 aprile.

Alla fine, il referendum sulla legge elettorale ci sarà il 21 giugno (col turno di ballottaggio delle amministrative). E’ la data ipotizzata nei giorni scorsi da Berlusconi e ribadita ieri, "credo si faccia adesso, immagino il 21", ha dichiarato il premier facendo così intendere che l’opzione del rinvio, caldeggiata soprattutto dagli ex aennini, sarebbe ormai tramontata. Del dossier si occupa il ministro Maroni che sta completando il giro di "consultazioni" con l’opposizione e oggi pomeriggio vedrà i promotori del referendum, Guzzetta e Segni. Dal Pd arrivano segnali di disponibilità sulla data, evidenti nelle parole con le quali il capogruppo democrat alla Camera Soro invita a considerare che con l’accorpamento ai ballottaggi "almeno si riduce il danno".

Ma per questo serve una "leggina" che superi la norma attuale secondo cui la consultazione popolare va convocata entro il 15 giugno. E se, come sembra, il 21 giugno verrà confermato, sarà il Parlamento a predisporre e approvare la modifica necessaria che consentirà di andare al voto in quella data. Non un decreto (inusuale su questioni elettorali e inopportuno dopo i richiami del Colle sulla frequenza del ricorso alla formula della decretazione), ma un disegno o una proposta di legge, con l’accordo di tutti i gruppi. Le condizioni per una convergenza ampia le verificheranno proprio oggi le Conferenze dei capigruppo di Camera e Senato. L’orientamento che in queste ore sembra prevalere, è quello di un iter rapido che permetta di approvare già in commissione in sede legislativa un ddl che fissa il referendum al 21 giugno, dal momento che come ricorda il capogruppo del Carroccio a Montecitorio Cota, la norma va varata entro il 29 aprile (termine ultimo per avviare gli adempimenti di legge).

A questo punto il Consiglio dei ministri convocato per domani a L’Aquila dovrebbe indicare la data obbligata del 14 giugno (come prevede la legge in vigore), dopodichè il Parlamento provvederà alla modifica nell’arco di pochi giorni. Dunque, sembra sfumare l’ipotesi del rinvio di un anno della consultazione, anche se in particolare tra gli ex aennini c’è chi come La Russa, Bocchino e Gasparri tiene ancora aperta l’opzione (il Pd non si è mostrato contrario a priori ma considera vincolante il sì dei referendari). Opzione, si fa notare nelle file del Pdl, che alla fine potrebbe rivelarsi "conveniente", politicamente, per lo stesso comitato promotore del referendum che avrebbe così davanti a sè un anno per tenere alta l’attezione dell’opinione pubblica sulla riforma elettorale e puntare a conseguire un risultato più efficace. Ma certo, il percorso non sarebbe poi  agevole, perchè la Lega sarebbe pronta ad tirare sù nuove barricate.

Sulla questione sicurezza la principale novità emersa dal summit di maggioranza (presenti i vertici di Pdl e Lega a Camera e Senato e il ministro La Russa) riguarda la norma che introduce la possibilità per i medici di segnalare alle autorità competenti gli immigrati irregolari. Passaggio che aveva sollevato non poche polemiche e perplessità, anche nei ranghi del Pdl, e sul quale ora la maggioranza ha aperto una riflessione. Si parla dell’ipotesi di una riformulazione del testo (c’è chi non esclude la variabile  di modifiche sostanziali) che dunque non sarebbe più contenuto nel disegno di legge sulla sicurezza ma seguirebbe un iter parallelo. In altre parole, la norma potrebbe essere inserita in un altro disegno di legge ad hoc "che consentirebbe di poter meglio equilibrare la misura prevista",  si osserva nelle file del centrodestra. C’è poi il capitolo Cie. Per ricucire lo strappo con la Lega consumato a Montecitorio dopo l’incidente dei "franchi tiratori", nel vertice di maggioranza si sarebbe ragionato sulla possibilità di allungare il periodo di permanenza dei clandestini nelle strutture per l’identificazione e l’espulsione a quattro mesi (ora sono due), prorogabili di altri due.

Infine la questione "ronde". Dopo lo stralcio dal decreto sicurezza la norma è stata inserita nel ddl all’esame della Camera. La linea prevalente nella maggioranza è quella di approvare il provvedimento sul quale tra Pdl e Lega c’è sostanziale condivisione, anche se c’è chi come Alessandra Mussolini (promotrice della lettera-appello  dei 101 al governo sui "medici-spia") resta sul piede di guerra. Sulla stessa linea ci sarebbero anche altri esponenti del Pdl, pronti fin d’ora a presentare emendamenti.
Intanto ieri al Senato sono stati approvati a larghissima maggioranza 9 dei 12 articoli del decreto sicurezza che contiene le misure anti-stupro, anti-stolking e fondi per le forze dell’ordine, e per oggi, se non vi saranno modifiche, è attesa la conversione in legge col voto finale dell’Aula. Via libera anche all’ordine del giorno presentato dalla Lega che impegna il governo a ripristinare le norme su "ronde" e periodo di permanenza dei clandestini nei Cie. In realtà, un nuovo monito al Pdl.