Pdl e Lega trovano l’accordo sulla sicurezza e si preparano per le riforme

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Pdl e Lega trovano l’accordo sulla sicurezza e si preparano per le riforme

28 Aprile 2009

Pdl e Lega escono dal vertice di maggioranza con in tasca l’accordo sulla sicurezza ma non solo. Il summit è servito ad impostare la road map che scandirà fasi, tempi e modi delle altre questioni al centro dell’agenda di lavoro e del programma di governo. Da qui alla pausa estiva. Una caldendarizzazione che, nel merito, riguarda passaggi strategici: riforma della giustizia, compreso il capitolo del processo civile, università, piano sul nucleare.

Schema analogo anche per le riforme: da quelle istituizionali a cominciare dalla modifica dei regolamenti parlamentari a quelle costituzionali che riguardano la revisione della seconda parte della Carta. Nei prossimi giorni sarà fissato un vertice ad hoc, preceduto da un confronto interno alla maggioranza e in sede di governo.  
Sul piano politico, il faccia a faccia al Senato tra Pdl e Lega ha prodotto una metodologia operativa che ha uno scopo preciso: mettere a punto le cose da fare e su quelle trovare la sintesi tra le diverse sensibilità che negli ultimi mesi e a più riprese si sono palesate tra i due alleati, fuori e dentro il Parlamento. Insomma, una sorta di camera di compensazione servita a "parlarsi, chiarirsi" e ad evitare così il rischio di nuove fibrillazioni. Dal vertice è uscito un "sì" unanime, su tutto, e nel giorno in cui Palazzo Madama si appresta col voto a convertire in legge il federalismo fiscale (altro punto cardine del pacchetto riforme che di fatto rappresenta il primo passo verso un più ampio processo di rinnovamento istituzionale) acquista un valore simbolico non secondario, oltre alla conferma della volontà politica di procedere speditamente col programma di innovazione che il centrodestra vuole portare a compimento nell’arco della legislatura e sul quale un anno fa ha vinto le elezioni.

Il disegno di legge sulla sicurezza è già all’esame delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, giovedì approda in Aula per la discussione generale e la prossima settimana si vota. I tempi saranno contingentati, come deciso dalla conferenza dei capigruppo. L’intesa tra Pdl e Lega si basa sostanzialmente su Cie e ronde, capitoli sui quali si è registrata una convergenza di fondo, nonostante l’incidente di alcune settimane fa a Montecitorio col governo battuto grazie anche ai franchi tiratori e alle numerose assenze nei banchi della maggioranza. Per non parlare degli effetti pratici e immediati che quel no dell’Aula ha prodotto: l’uscita dai Cie di oltre mille immigrati irregolari, tornati in circolazione con in tasca solo un foglio di carta che intima loro l’allontanamento dall’Italia entro cinque giorni.

Il presidente dei senatori del Pdl Gasparri archivia il caso e ribadisce il concetto: "La sicurezza è e resta una priorità di tutto il centrodestra". Dal testo, invece, viene stralciata la norma sui medici-spia (cioè la possibilità di segnalare alle autorità gli irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie) proposta a suo tempo proprio dalla Lega e che ha suscitato non pochi maldipancia nella file della maggioranza: dalla lettera-appello firmata da 101 deputati, alle reiterate critiche che sulla norma il presidente della Camera Fini non ha risparmiato.
Cie e ronde tornano nel disegno di legge, il governo presenterà due emendamenti: uno sulla permanenza nei Centri per l’identificazione e l’espulsione dei clandestini fino a sei mesi (oggi la norma ne prevede due) e l’istituzione dei volontari per la sicurezza (essenzialmente ex appartenenti alle forze dell’ordine) "che ripropone il testo già inserito nel decreto legge anti-stupri" sottolinea il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Cota per il quale "sul ddl c’è l’accordo politico". Proprio il Carroccio ha chiesto precise garanzie e il ministro dell’Interno Maroni avverte: "Basta coi tatticismi, occorre varare al più presto il pacchetto sicurezza". Non solo un monito, perchè non è escluso il ricorso alla fiducia "se sarà necessario", insiste il numero uno del Viminale (ipotesi respinta dall’opposizione che annuncia battaglia in Aula), per il quale il governo sta valutando la possibilità di costruire nuove strutture per l’identificazione e l’espulsione dei clandestini.

Certo, prima occorrerà attendere l’entrata in vigore della norma sul prolungamento della permanenza nei Cie, poi si procederà alla realizzazione di "altri dieci centri in altrettante regioni. Abbiamo già individuato le aree idonee vicino gli aeroporti e su questo avvieremo un confronto con le regioni interessate", spiega Maroni che ipotizza di portare a regime il piano entro la fine dell’anno. Alle sollecitazioni del ministro leghista replica La Russa assicurando che stavolta sul ddl sicurezza la maggioranza sarà compatta, non ci saranno errori e che, in caso contrario, è pronto a dimettersi da coordinatore nazionale del Pdl.
Rassicurazioni, convergenze, intese destinate ad azzerare tensioni e tatticismi nella maggioranza. Ma la prova del nove resta comunque il voto del Parlamento.