Pdl, il risiko delle nomine parte dai coordinatori regionali

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Pdl, il risiko delle nomine parte dai coordinatori regionali

31 Marzo 2009

Chiuso il congresso fondativo, si apre il risiko degli assetti interni al neonato Pdl e, contestualmente, la partita per le candidature alle elezioni di giugno, amministrative in testa. La cena di lunedì ad Arcore tra Berlusconi e il leader della Lega Bossi è servita a placare i maldipancia del Carroccio che puntava su Brescia (al Pdl andranno invece Milano e Torino).

Ma i movimenti riguardano anche altre “caselle” del nuovo organigramma del Popolo della Libertà: dalle nomine dei coordinatori regionali agli incarichi nei vari dipartimenti, al ruolo di portavoce del partito. Passaggi già irreggimentati nelle pieghe dello Statuto (approvato dai semila delegati nella tre-giorni alla nuova Fiera di Roma) e tuttavia al centro di trattative e mediazioni tra ex forzisti ed ex aennini nella settimana decisiva per capire chi fa cosa e chi “coordina” dove. Col placet ultimo, ovviamente, del presidente eletto Silvio Berlusconi .  

I coordinatori regionali. La base attorno alla quale si cerca la “quadra”  è l’accordo (ante-congresso) tra i due partiti fondatori sull’ormai nota ripartizione delle quote,  70 a 30 tra Fi e An. Ne discende che ai forzisti sono assegnate quattordici regioni, sei quelle invece appannaggio degli aennini. Al di là dei valzer dei nomi sui neo-coordinatori regionali, sui quali come sempre si consumano i riti e le strategie della politica, il punto vero riguarda il “potere” nelle mani di coloro che saranno nominati da Berlusconi nei ruoli-chiave a livello territoriale. Perché, di fatto, in carico al coordinatore regionale e al suo vice (vale il criterio dell’alternanza dei ruoli tra le due forze), c’è la selezione della classe dirigente locale visto che – come da statuto – da loro passeranno le nomine di chi verrà  designato al vertice dei coordinamenti comunali, mentre per i provinciali le decisioni verranno prese insieme ai parlamentari eletti nel territorio. Per questo, sullo scacchiere che in queste ore si va componendo  pesano “mosse” e “pedine”.  

Per la parte in quota a Forza Italia non ci dovrebbero essere stravolgimenti e l’orientamento sembra essere quello della sostanziale riconferma di gran parte degli uscenti. Almeno in questa fase. Secondo i rumors che rimbalzano dai palazzi della politica, infatti, si tratterebbe di una tendenza che terrebbe conto anche dell’ormai imminente  doppio test-elettorale di giugno (amministrative ed europee) e del lavoro che proprio sul territorio gli organismi del partito sono chiamati a compiere per portare a casa il risultato. Opzione che consentirebbe, dunque,  di mantenere le cose come stanno per non creare malumori e irritazioni, sempre improduttivi sotto elezioni e con la campagna elettorale di fatto già partita. Stesso criterio per le regioni in quota An: Lazio, Veneto, Calabria, Sardegna, Emilia Romagna e Puglia. Ma tra le file del Pdl non si esclude che la tendenza a riconfermare gli uscenti possa essere letta anche come una “mossa” del Cav per tenere tutti in tensione, o come si dice sul pezzo, fino a giugno. E magari aprire solo successivamente eventuali  “innovazioni” in alcune regioni.  

I “nodi” aperti. Il problema ancora irrisolto resta la Sicilia ed è tutto in casa degli azzurri. Qui i forzisti sono alle prese col braccio di ferro tra Gianfranco Miccichè e Angelino Alfano. Un dualismo che sta creando non pochi problemi e rischia di trascinare la situazione nelle secche di una empasse che in molti vedono come fumo negli occhi, specie in vista di giugno. Anche perché, senza coordinatore e vice insediati e operativi, inevitabilmente si rallenta la definizione delle candidature per i comuni e le province al voto. L’altra questione,  interna a Fi e sulla quale sono al lavoro i mediatori, riguarda la Lombardia dove lo opzioni in campo sono tra l’attuale coordinatore regionale Guido Podestà – proprio ieri designato alla corsa per la presidenza della Provincia di Milano dopo l’accordo chiuso tra Berlusconi e Bossi – , e il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (formigoniano e ciellino doc). L’investitura di Podestà alle provinciali non risolve tuttavia il problema, perché  in queste ore si è aperta la caccia alla successione e perchè sulla strada di Lupi verso la guida del Pdl lombardo restano le perplessità di quanti ricordano che la sua componente ha già la presidenza della Regione.

 Le “caselle” chiuse.  Alleanza Nazionale porta a casa il coordinatore del Lazio, regione tradizionalmente considerata serbatoio di voti per l’ex partito di Fini. L’accordo chiuso con Fi (questione di piccole limature, assicurano da via dell’Umiltà e via della Scrofa)  è sul nome del parlamentare Vincenzo Piso (in quota Alemanno-Augello), mentre in Emilia Romagna sarà Filippo Berselli a guidare il Pdl. In Veneto il designato è Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia e Finanze, in Sardegna il senatore ed ex sindaco di Cagliari Mariano Delogu (finiano). La Calabria: ai vertici regionali del partito andrà Giuseppe Scopelliti (vicino a Gasparri), sindaco di Reggio Calabria. Infine in Puglia l’intesa con Fi prevede la nomina del senatore Francesco Maria Amoruso.

Forza Italia.   Fatte salve le “eccezioni” Lombardia e Sicilia, la regola – come detto – tende alle riconferme. Così in Piemonte con l’uscente Enzo Ghigo, così in Toscana con Massimo Parisi. Idem in Umbria e nelle Marche, rispettivamente con Luciano Rossi e Remigio Ceroni. In Molise a guidare il Pdl sarà Ulisse Di Giacomo e in Basilicata il senatore Guido Viceconte. Il sottosegretario all’Economia e Finanze Nicola Cosentino  è  invece nell’elenco dei coordinatori regionali in pectore alla voce Campania, mentre in Friuli Venezia Giulia l’incarico andrà all’uscente Isidoro Gottardo, in Abruzzo al senatore Filippo Piccone. Infine il parlamentare Michele Scandroglio sarà designato al coordinamento della Liguria  e per la  Valle d’Aosta resterà il coordinatore uscente di Fi Giorgio Bongiorno.

I dipartimenti. Le cose appaiono ancora in alto mare. Seppure non si tratta di incarichi particolarmente strategici, certo è che la responsabilità di uno dei settori nei quali si articola l’attività del partito e il suo diretto collegamento coi territori è questione sulla quale si concentrano aspirazioni e rivendicazioni di quanti ambiscono ad un ruolo o più semplicemente ad un riconoscimento negli organigrammi del nuovo partito. Secondo i rumors dell’ultimora, per il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi si potrebbe aprire la porta principale di un dipartimento tra i più ambiti e di “peso”: quello dell’Organizzazione. Si parla invece di una probabile riconferma agli Enti Locali per Mario Valducci, presidente della Commissione Trasporti delle Camera. Tuttavia la doppia opzione non terrebbe conto delle istanze degli ex An che invece, punterebbero su un proprio uomo in uno dei due dipartimenti più importanti.

Nel nuovo organigramma ci sarà spazio anche per le donne. Per le Pari Opportunità è in pole position la parlamentare lombarda Laura Ravetto (ex Fi). Non solo: tra gli addetti ai lavori si fa il nome del sottosegretario al Turismo  Michela Vittoria Brambilla alla guida di un altro dipartimento.  Ancora da definire le nomine per le quattordici Consulte tematiche del Pdl  previste dallo Statuto e corrispondenti alle quattordici commissioni parlamentari. Su questo punto avranno particolare voce in capitolo i gruppi alla Camera e al Senato, ma ad oggi non risultano in programma riunioni ad hoc. E’ stata invece risolta la questione del ruolo dei Circoli (nei giorni scorsi al centro di mediazioni): nel regolamento appena votato dall’assemblea congressuale vengono collegati direttamente al partito (anche se resta qualche maldipancia).

C’è poi il nodo del portavoce del Pdl. Se pare tramontare l’ipotesi del ministro Mara Carfagna (circolata a più riprese nelle settimane precedenti il congresso) , in lizza per l’incarico ci sarebbe Daniele Capezzone, fino a qualche giorno fa portavoce di Forza Italia. Tuttavia, pure in questo caso spunterebbe l’ipotesi di un incarico al femminile, particolarmente gradito a Berlusconi. Le voci più insistenti parlano di una giovane deputata, ma per ora il nome è top secret. Che si tratti di Annagrazia Calabria? La parlamentare ventiseienne  che il Cav ha scelto personalmente per aprire i lavori del congresso e per “svecchiare” il clichè della politica, lunedì ha fatto il suo esordio nel salotto televisivo di Bruno Vespa. Che sia un segno del destino?   Come scrive Mogol “lo scopriremo solo vivendo”.