Pdl pugliese, un’altra occasione persa per mostrarsi inclusivo e aperto al dibattito
01 Agosto 2012
E’ stato l’ennesimo passo falso del Pdl pugliese, l’ennesima occasione persa nel suo percorso di rinnovamento: quelli di lunedì, presso l’hotel Parco dei Principi di Bari, avrebbero dovuto essere gli stati generali degli eletti e dei quadri dirigenti pidiellini della provincia barese e invece si sono rivelati gli stati generici dell’autocelabrazione, l’immagine falsata di un partito dove si vuole far finta che tutto va bene e che niente è cambiato dopo i congressi in cui, dalla base, è emersa una minoranza istituzionalizzata pari a un terzo degli iscritti.
Molto evocativo il titolo dell’evento: “Dalla condivisione delle idee le scelte per il Pdl”. Peccato che di condivisione, specialmente nella fase organizzativa e di messa a punto dell’evento, ce ne sia stata ben poca. Già alla vigilia, d’altronde, si respirava l’aria della più classica delle occasioni perse, come sottolineato dai senatori Antonio Azzollini e Gaetano Quagliariello in una lettera aperta indirizzata ai coordinatori cittadino e provinciale Luigi D’Ambrosio Lettieri e Antonio Distaso, nella quale il presidente della Commisione Bilancio al Senato e il vicepresidente dei senatori del Pdl hanno fatto notare che “la minoranza del partito, alla quale un regolare congresso ha assegnato una rappresentanza in seno agli organi di partito, ha potuto conoscere il programma dell’assemblea solo al momento della sua divulgazione ufficiale”, ulteriore dimostrazione di una “attitudine escludente” denotata anche e soprattutto dalle “scelte solitarie ed unilaterali compiute per la nomina dei commissari cittadini”.
Durante e dopo il meeting, non è andata di certo meglio. Lungi dall’essere lo scenario tanto auspicato di un confronto lealmente serrato, è risultato essere più una vetrina che un dibattito. L’ex ministro Raffaele Fitto, dopo avere illustrato la situazione del Pdl in Puglia ed essersi compiaciuto per l’alta partecipazione all’evento, ha introdotto i temi delle primarie e della riforma della legge elettorale che sono stati poi il leitmotiv degli interventi seguenti. Caso ha voluto che tra più di 300 militanti ed eletti nessuno, nemmeno tra i giovani presenti, abbia avuto un appunto da muovere. L’unico sussulto in platea si è avuto durante l’intervento del consigliere regionale Massimo Cassano, che ha tuonato: “Basta con le cooptazioni dall’alto. Gli errori che sono stati commessi hanno provocato disaffezione nella gente, che ha il sacrosanto diritto di decidere da chi farsi rappresentare in Parlamento”. Peccato che di fronte avesse proprio molti di quei parlamentari “cooptati dall’alto”. Non è sfuggito ai giornalisti, che hanno subito ricollegato il discorso alle vociferate ambizioni personali di Cassano.
Proprio la stampa ha fatto da cassa di risonanza del botta-risposta tra la maggioranza e la minoranza del Pdl pugliese. Riportando Fitto che accusa Azzollini e Quagliariello di “assumere posizioni sinceramente incomprensibili sui giornali, sui quali sarebbe utile andare, invece, per discutere di proposte” e la controparte che gli rispedisce le accuse al mittente rispondendo che i media non si convocano per promuovere un’immagine del partito molto diversa dalla realtà.
Dice chiaramente la sua, a proposito, il consigliere regionale Domi Lanzilotta, controfirmatario insieme al collega Antonio Camporeale della lettera di Quagliariello e Azzollini: “Per ritornare a governare in Puglia serve una unità vera e non di facciata. Il PdL pugliese ha bisogno di veri e propri laboratori politici in cui il compito di Fitto deve essere quello di aprire i lavori e sottoporsi al giudizio e alle mozioni sia della maggioranza, sia della minoranza del partito”. Per Lanzilotta, “la stampa va convocata nella fase finale, per metterla al corrente di iniziative che siano finalmente condivise al 100% da tutte le anime del partito”. Perché se l’obiettivo è il rilancio di un partito che non è così rose e fiori come qualcuno vorrebbe far credere, allora le scelte per il Pdl dovranno, giocoforza, passare per la condivisione delle idee e non essere più vincolate da imposizioni dall’alto.
E’ ora, insomma, di mettere le vecchie abitudini nel cassetto per indossare un abito nuovo. L’unica voce da interrogare, in questo momento, è quella della base del partito. Magari cercando di tenere conto di ciò che essa ha già fatto e farà emergere. Comprese le minoranze.