Pdl, ultime limature allo Statuto.Tra le questioni aperte il ruolo dei Circoli

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Pdl, ultime limature allo Statuto.Tra le questioni aperte il ruolo dei Circoli

25 Marzo 2009

Riunioni su riunioni, confronti, faccia a faccia. E’ il count down prima del congresso fondativo del Pdl. Tema: la messa a punto dello statuto, cioè l’architrave sul quale poggerà la casa comune dei moderati, che i seimila delegati (1800 per An e 3500 per Fi oltre ai rappresentanti delle altre forze politiche) voteranno nella tre-giorni congressuale, da venerdì a domenica alla nuova Fiera di Roma.

Mancano pochi giorni al d-day (stessa location dove una settimana fa An ha chiuso i battenti per traslocare nel nuovo soggetto politico) ma il lavoro di limatura non è ancora concluso. La maggior parte degli articoli è già definita e messa nero su bianco, tuttavia restano alcuni nodi “più politici” da sciogliere e sui quali non è stata trovata la “quadra” tra le forze politiche che ieri si sono ritrovate per l’ennesimo vertice. Tra le questioni aperte ci sarebbe quella del profilo dei Circoli, cioè la loro collocazione all’interno del nuovo soggetto unitario e in particolare il tipo di rapporto col partito. Organismi pensati finora per affiancare e sostenere l’azione dei partiti nelle realtà locali. Una voce quella dei Circoli che non comparirebbe ancora in maniera definita nella “Carta” del Pdl, almeno stando alle bozze che in questi giorni circolano. Il nome “Circoli”, infatti, figurerebbe nell’articolo sull’assetto amministrativo, ma come organismo riconosciuto dal partito, ad esso affiliato e come tale tenuto a sostenere le attività del Pdl anche attraverso il contributo di una quota associativa o di affiliazione secondo i criteri stabiliti dall’Ufficio di presidenza d’intesa con il segretario amministrativo nazionale.

Il nodo da sciogliere non sarebbe secondario. Le perplessità riguarderebbero il rischio che, alla fine, i Circoli possano trasformarsi in una sorta di struttura correntizia all’interno del partito unico. Esattamente l’opposto di ciò che prima Berlusconi (il 9 marzo davanti all’assemblea dei parlamentari al Capranica), poi Fini al congresso di An (pochi giorni fa) hanno detto di voler evitare. Entrambi hanno parlato di un “partito aperto e plurale” ammonendo le rispettive classi dirigenti affinchè non vengano trasferiti nel Pdl armamentari che appartengono ai vecchi schemi della politica.

D’altro canto è pure vero che in questi anni i Circoli hanno contribuito alla crescita dei partiti e le loro singole articolazioni si traducono in iscritti o associati (dunque voti per le forze politiche di riferimento).   Il punto è trovare il giusto equilibrio in un soggetto che nasce dall’incontro tra due forme-partito diverse e sulle quali è necessario fare sintesi. Ieri dunque la questione è rimasta in stand by, rinviata al prossimo faccia a faccia.

L’ultima versione della bozza di Statuto. Regole e struttura: il presidente del Pdl sarà eletto tramite “votazione, anche per alzata di mano”, (articolo 14) in base alle modalità fissate dal regolamento congressuale. Nessun riferimento temporale alla durata in carica del presidente ma è possibile desumerla dal fatto che ad eleggerlo è il congresso che “si riunisce in via ordinaria ogni tre anni”. Il leader, oltre alla definizione delle linee politiche e programmatiche, guida l’Ufficio di presidenza – vera e propria cabina di regia del Pdl – e convoca la Direzione e il Consiglio nazionale. Dell’Ufficio di presidenza fanno parte i capigruppo e i vicecapigruppo di Camera e Senato, un europarlamentare e 23 membri  eletti dal congresso su proposta del presidente, il quale all’interno di questo gruppo individua i tre coordinatori nazionali (ruolo che sarà affidato a Sandro Bondi e Denis Verdini per FI e Ignazio La Russa per An, in base alla ripartizione delle quote, 70 a 30, tra i due partiti). A loro è affidata l’organizzazione nazionale e periferica, oltre all’attività della struttura centrale e di quelle territoriali. Spetta ai tre coordinatori dare attuazione alle deliberazioni del presidente del partito e dell’Ufficio di presidenza ai quali sottopongono anche le nomine degli organi dirigenti e le candidature. Tra gli altri compiti, sono previsti “in via eslcusiva” il potere di presentare liste e candidature a livello nazionale e locale. La Direzione nazionale, invece, sarà composta da 120 membri eletti dal congresso e ne faranno parte, di diritto, coloro che siedono nell’Ufficio di presidenza.

Scompare dal lessico tradizionale la parola “iscritti” (altro elemento di rottura con gli schemi del passato) che lascia il posto al termine “aderenti”. Sedici anni l’età minima per aderire, mentre si potranno associare al Pdl “i cittadini e le cittadine italiane, anche già aderenti” (articolo 4) che presenteranno specifica richiesta, sempre secondo il regolamento. Tra le nuove forme di partecipazione è previsto il ricorso alle nuove tecnologie, internet in testa. L’obiettivo è allargare la base del consenso ed è per questo che il Pdl si avvarrà di siti web ufficiali sui quali, tra l’altro, potranno essere registrate e gestite consultazioni e iniziative “di democrazia diretta”, compreso il coinvolgimento “anche periodico di cittadini e aderenti” sui temi più importanti dell’attività del Pdl.

Un solo partito, un solo movimento giovanile. Fi e An fonderanno le rispettive strutture dove finora hanno militato le nuove leve per dar vita ad un organismo unitario che si richiama allo statuto dei giovani del Partito popolare europeo.

Intanto, alla Fiera di Roma fervono i preparativi. Un evento nell’evento si potrebbe dire. Perché alla portata politica dell’appuntamento, si aggiungono le coordinate numeriche che raccontano la nascita del partito unico: dal numero dei delegati – seimila – che arriveranno a Roma da tutt’Italia, a quelli dell’organizzazione. Il count down per la nascita del Pdl è già iniziato.