Pence lo dice chiaro e tondo, l’estremismo islamico non dà tregua ai cristiani nel mondo
15 Maggio 2017
“La realtà è che, in tutto il mondo, la fede cristiana è sotto assedio”, non ha usato giri di parole il vicepresidente americano Mike Pence, parlando al vertice mondiale in difesa dei cristiani perseguitati che si è tenuto giovedì scorso a Washington. Dal primo giorno del suo mandato, Pence è impegnato a tenere alta l’attenzione di media e opinione pubblica sul tema della libertà religiosa negata e delle persecuzioni di cristiani. Con il beneplacito del Don, ovviamente, visto che è stato proprio Trump a definire Pence “un campione della libertà di religione e della libertà sancita dalla nostra Carta dei Diritti”.
Pence ha difeso una comunità, 215 milioni di cristiani, compresi quelli che vivono in Paesi come l’Iran, Eritrea, Nigeria e Corea del Nord, costretti a “confrontarsi con l’intimidazione, la prigionia, la conversione forzata, gli abusi, le aggressioni, per la mera fedeltà alla verità del Vangelo”. Ha voluto ricordare i bombardamenti delle chiese in Egitto la Domenica delle Palme di quest’anno, tutte le chiese e gli edifici religiosi distrutti per mano di estremisti, i preti e i monaci rapiti o decapitati in Medio Oriente, e “le donne e i bambini venduti alla più terribile delle schiavitù perché cristiani”, in Siria.
Ha poi aggiunto che in Siria la popolazione cristiana negli ultimi sei anni si è drasticamente ridotta, mentre in Iraq i seguaci di Cristo sono diminuiti dell’80% negli ultimi dieci anni e mezzo: “la violenza dell’estremismo islamico non dà tregua alla comunità cristiane”, ha detto Pence. Il vicepresidente ha quindi rinnovato l’impegno dell’amministrazione Trump nel portare sollievo e conforto per i credenti di tutto il mondo, non solo del Medio Oriente, assicurando che “ovunque ci siano attacchi terroristici, l’America sarà dalla parte di quanti sono tormentati per la loro fede”. “La persecuzione di una sola fede è la persecuzione di tutte le fedi”, ha concluso Pence.