Pensione agli onorevoli solo dopo cinque anni
10 Luglio 2007
di redazione
Stop di Camera e Senato alle baby pensioni e ai rimborsi
studio per i parlamentari. È di ieri la proposta bipartisan, secondo cui per
avere diritto al vitalizio bisognerà portare a termine come minimo cinque anni
di legislatura. E, parallelamente, prende corpo anche l’idea di abolire i rimborsi
sui viaggi studio.
Così, se la proposta diverrà legge, dal primo gennaio del
2008, i parlamentari dovranno finalmente rinunciare a 3100 euro l’anno sul loro
stipendio. “I risparmi che abbiamo in mente saranno significativi”, dichiara infatti
soddisfatto Angius, vice presidente del Senato.
La delibera bipartisan, di Camera e Senato, verrà varata
lunedì e poi passerà all’esame nelle due aule parlamentari. Si prevede certo
una discussione non facile, dal momento che la questione stipendio, è sempre
una nota dolente per gli onorevoli. Ma la
complessità è dovuta soprattutto al fatto che, oltre al vitalizio, si dovranno
riformare anche i meccanismi di reversibilità dei trattamenti previdenziali.
La proposta, per quanto ancora molta vaga, appare piuttosto
interessante. Finalmente si prende in seria considerazione la “riscattabilità” degli
anni non “lavorati”, passaggio essenziale e del tutto innovativo nella cornice
delle pensioni parlamentari italiane. Secondo l’attuale legge, infatti, basta
che un onorevole resti in carica almeno più di mezza legislatura – due anni,
sei mesi e un giorno, per la precisione – perché gli sia riconosciuto il diritto
di riscattare per intero il vitalizio. Ovvero la somma prevista per i cinque
anni di incarico. Ma se la modifiche proposte ieri verranno approvate e se il
Presidente della Repubblica ratificherà la legge in prima battuta, dal 2008 i
parlamentari dovranno dire addio a questo vantaggio: i periodi di versamento
corrisponderanno esattamente al periodo effettivo della durata del mandato,
senza più alcun beneficio ulteriore.