Pensioni, Damiano: indifferenti quote o scalini
20 Giugno 2007
di redazione
La sostituzione dello scalone può avvenire attraverso diverse misure, mettendo al primo punto la spesa. ”A parità di costo, se l’obiettivo si raggiunge con gli scalini o con le quote questo mi trova indifferente”. E’ il parere del ministro del Lavoro, Cesare Damiano.
”Il problema è arrivare all’obiettivo che per noi è quello di rendere più morbido lo scalone per evitare il salto improvviso di tre anni. Sappiamo che tutto questo ha un costo e dobbiamo trovare le risorse aggiuntive rispetto ai 2,5 miliardi di euro” che andranno al Welfare.
La scelta del ministro, tra gli scalini e le quote, ricade quindi sulla “strada maggiormente condivisa e utile a parità di costo”. La differenza maggiore tra i piccoli scatti di età per il pensionamento e la media tra gli anni contributivi e l’età anagrafica è data dal fatto che nel secondo caso “si tiene conto dell’età e dei contributi, è un mix tra i due indicatori. A parità di costo – ha concluso Damiano – si scelga la strada che si preferisce”.
Non usa mezze parole l’ex ministro del Welfare, oggi capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Maroni: ”Non so come andrà a finire. Mi sembra un gran pasticcio. Mi sembra che il governo sia messo in un vicolo cieco e che il sindacato non sappia neppure lui come uscirne”. E ancora: ”Che il governo sembri intenzionato ad abolire quello che viene definito scalone ma che in realtà altro non era se non un gradino – osserva Maroni – è una cosa che si dice da 12 mesi. Nel programma dell’Unione si diceva esplicitamente di eliminare il gradino. Da allora nel governo ci si è evidentemente resi conto che è stato un errore dire e scrivere queste cose e ora si cerca una soluzione alternativa che tenga conto della necessità di alzare l’età pensionabile e di garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale per pagare le pensioni dei pensionati futuri, quelli cioé che iniziano a lavorare oggi”.