Pensioni ed esodati: per tutti pagherà Paolo

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Pensioni ed esodati: per tutti pagherà Paolo

13 Dicembre 2012

In principio ci furono gli esodati, subito dopo vennero i ricongiungimenti onerosi. E così, poco per volta, in tanti furono salvaguardati dalle recenti riforme delle pensioni. In tanti, con un’unica e sola eccezione: i più giovani. Non c’è Santo in paradiso per loro: nessuno sconto, nessuna deroga. Ben 11 miliardi dei risparmi previsti dalle recenti riforme stanno nuovamente ritornando a carico dei più giovani: 9,1 miliardi per i circa 400 mila esodati e altri 2,5 miliardi (stima) per i circa 600 mila (stima) interessati dalla ricongiunzione che, divenuta onerosa, si vuole riportare gratuita.

Paolo è un uomo di mezz’età: un giovane dal punto di vista previdenziale. Ha cominciato a lavorare nel 1986. In questi anni ha dovuto cambiare parecchie volte i suoi piani per il futuro, perché varie riforme hanno stravolto il suo orizzonte di lavoro/pensione. Lasciamo da parte le modifiche su età e anni di contributi ai fini del diritto alla pensione, per soffermarci sulle novità relative alla “misura” della pensione.

Per 10 anni Paolo si è cullato nell’illusione di dover lavorare 40 anni, il massimo, per ricevere l’80 per cento dell’ultimo stipendio a 60 anni di età. Il castello è crollato nel 1996, quando ha subìto la prima radicale riforma: il cambio del criterio di calcolo della pensione, da ‘retributivo’ a ‘contributivo’. E’ stata una bella mazzata! Allora Paolo ha capito che, se avesse lavorato i 40 anni, avrebbe ottenuto una pensione inferiore, pari al 5,163 per cento dei contributi versati anno dopo anno. Con questa idea è andato avanti per alcuni anni. Ma nel 2010 ecco arrivare una brutta sorpresa. Paolo, infatti, viene a sapere che l’importo della sua pensione sarebbe stato ancora inferiore perché l’aliquota del 5,163 per cento è intanto diventata il 4,798 per cento. E così è andato avanti per altri anni. Ma ecco oggi arrivare un’altra brutta sorpresa: l’importo della pensione calerà ulteriormente perché l’aliquota del 5,163 per cento, diventata poi il 4,798 per cento, dal 2013 scenderà al 4,661 per cento. Paolo adesso prega affinché le cose non peggiorino ulteriormente.

A conti fatti, avendo cominciato a lavorare con 30 mila euro di retribuzione, con una carriera lunga 40 anni e la garanzia di una crescita dello stipendio del 2% annuo (l’ultimo stipendio sarà di 65 mila euro), Paolo ha visto la sua pensione costantemente ridursi nel tempo: nel 1986, quando ha iniziato a lavorare, la immaginava di 52 mila euro (cioè l’80% dell’ultima stipendio); nel 1996 è improvvisamente scesa a 39.900 euro, cioè circa il 61% dell’ultimo stipendio; nel 2010 c’è stato l’ulteriore calo a 36.500 euro, cioè circa il 56% dell’ultimo stipendio; adesso è venuto a sapere che è ulteriormente scesa a 35.400 euro, cioè circa il 54% dell’ultimo stipendio.

Quando leggo o scrivo di modifiche normative sugli esodati e, più recentemente, sui lavoratori che lamentano la novità della ricongiunzione divenuta onerosa, il mio pensiero va sempre a Paolo che potrei essere io stesso o qualunque lavoratore a metà o quasi della sua vita lavorativa. E mi chiedo: ma per una sorta di ‘rispetto’ (il giusto metro di giudizio sarebbe: parità) nei riguardi della posizione di Paolo, così enormemente diversa e distante (peggiore) da chi si dice “penalizzato” dalle riforme Sacconi o Fornero, poteva farsi diversamente in materia di esodati? E riguardo ai ricongiungimenti, quale strada verrà imboccata? Sembrerebbe che il ministro del lavoro, Elsa Fornero, sia orientata a rendere nuovamente gratuiti i ricongiungimenti che danno vita a pensioni d’importo fino a 15 mila euro l’anno e a lasciare onerose, invece, quelle ricongiunzioni per pensioni d’importo superiore. E’ una via d’uscita, ma non è la soluzione che può ridare senso di equità al sistema pensionistico che, giocoforza, si regge finanziariamente su un tacito patto tra giovani e vecchi. Ha più sapore antico di assistenzialismo, che di nuova previdenza. E a conti fatti a pagare i maggiori costi di riforma resterà sempre e solo Paolo.

Tratto da Il Sussidiario