Pensioni, Gagliardi: attacco allo scalone, protervia di classe

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Pensioni, Gagliardi: attacco allo scalone, protervia di classe

03 Luglio 2007

E’ sempre polemica sul fronte pensionistico. L’attacco allo scalone è il simbolo di una vera “protervia di classe”, che ha come “bersaglio reale il mondo del lavoro dipendente e subordinato”. Ad affrontare il nodo ideologico del dibattito sulle pensioni è Rina Gagliardi (Prc).

La “trincea” di quella che appare come una vera e propria “fissazione” della classi dominanti e tecnocratiche e della stampa che le rappresenta, ma anche di una significativa fetta del gruppo dirigente del Partito democratico.

Nel mirino, sottolinea Gagliardi, non ci sono tanto un centinaio di migliaia di pensionandi, quanto piuttosto “milioni e milioni di persone: quelle che vivono, ci dice l’Istat, con un salario o uno stipendio al di sotto di 1.500 euro al mese , che pagano (alla fonte) i tre quarti del gettito fiscale e che faticano ad arrivare alla fine del mese”.

Contro questo blocco sociale, “legato, nonostante tutto, alle forze di sinistra e ai sindacati”, si e’ scaricato ogni tipo di accusa: “fannullonaggine, cieco egoismo, insaziabilita’, indifferenza alla sorte dei giovani” e questo perche’ si e’ giunti “al cuore della questione sociale e della redistribuzione della ricchezza in un paese dove le diseguaglianze sono cresciute e crescono a dismisura”.

Obiettivo finale “sciogliere il residuo legame sociale, il tessuto di solidarieta’, il protagonismo civile dei lavoratori, che passa per la volonta’ di cancellare la previdenza pubblica come “diritto” e di aprire il “lucroso ‘business’ della previdenza privata” e l’intenzione di “ridurli tutti a cittadini-utenti-consumatori”, come ha chiesto Mario Monti, che “in meno di una riga cancella l’articolo 1 della Costituzione: ‘L’Italia e’ una Repubblica fondata sul lavoro'”.

Nella battaglia sulle pensioni, insomma, conclude Gagliardi, “in palio c’e’ l’esistenza di una sinistra degna di questo nome, capace di esprimere gli interessi, la dignita’ e i diritti di chi lavora sotto padrone, in una fabbrica, in una scuola o in un ufficio”.