Pensioni, le nuove ipotesi per la pensione anticipata sul tavolo
28 Aprile 2016
Una penalizzazione graduata a seconda del reddito per chi decide di anticipare il pensionamento di tre anni rispetto ai requisiti di legge. Con un finanziamento pubblico selettivo sulla maggiore spesa che si determina, per i lavoratori potenzialmente beneficiari dell’anticipo, ma che si trovino in condizioni di disoccupazione. Questa una prima linea guida. Quanto ai prepensionamenti invocati dalle imprese per la ristrutturazione o che vogliano effettuare un ricambio del personale, l’anticipo sarebbe finanziato dagli stessi datori di lavoro.
Lo schema dell’intervento cui stanno lavorando i tecnici del Governo coordinati da Nannicini, prende sempre più forma e sembra essere arrivato a un primo punto fermo. Almeno per adesso. Per quel che riguarda l’anticipo, questo sarà con penalizzazioni “non secche” ma calibrate sul reddito, e con un “taglio” un più forte per chi sceglie di ritirarsi prima.
E’ quello, comunque, che più o meno, si legge con altre parole nella risoluzione al Def votata ieri, dove si fa riferimento a “penalizzazioni ragionevoli” per la flessibilità sull’età di accesso alla pensione. Quanto, invece, al tot percentuale fisso per ogni anno di anticipo sul requisito normale, si dovrebbe applicare solo sulla parte retributiva del montante, dato che la quota contributiva prevede in sé una penalizzazione in caso di ritiro prima della maturazione piena del diritto alla pensione.
Nannicini in un’intervista al Messaggero ha annunciato nuovi dettagli sul profilo dell’intervento previdenziale. Entro maggio, comunque, si conoscerà lo schema definitivo che il Governo è intenzionato a pubblicare con un documento dedicato. Per l’impatto sui saldi di finanza pubblica è previsto circa un miliardo, molto meno dunque dei 5-7 miliardi che sarebbero serviti per coprire nei primi anni le altre proposte parlamentari.
E’ possibile poi immaginare, date le indicazioni emerse, un intervento di semplificazione per i pensionamenti a requisiti ridotti per i lavoratori esposti ad attività usurante. E ulteriori ritocchi al margine adottabili anche alla luce del monitoraggio sulle ultime misure adottate, in primis l’allungamento della cosiddetta ‘opzione donna’ e il part time agevolato per i lavoratori a 36 mesi dal requisito per il pensionamento.