Pensioni, l’uscita anticipata farà perdere tra 1% e il 3%
13 Maggio 2016
Un taglio tra l’1 e il 3% l’anno, con la possibilità di arrivare eventualmente a quota 4% per gli assegni più elevati: questa è la prospettiva sul piano pensionistico della ipotetica riforma. A ufficializzare la forbice per la riduzione dei trattamenti previdenziali con il decollo dell’Ape, che renderà più flessibili le uscite verso la pensione degli “over 63”, è il premier Matteo Renzi. Che, a “Porta a porta”, conferma di fatto che la riduzione della pensione sarà variabile sulla base del numero di anni dell’anticipo e dell’entità dell’assegno percepibile.
E, infatti, ha detto: «L’anticipo pensionistico si chiama Ape: ci stiamo lavorando. Studiando un meccanismo sapendo che ci sono i vincoli di Bruxelles e sulle leggi bisogna essere credibili. Il meccanismo deve prevedere che per andare in pensione devi essere disposto a rinunciare a una piccola percentuale l’anno, che vada dall’1 al 3%: solo per quelli che son messi male, hanno pensione bassa e hanno 55 anni puoi togliere l’1%, per gli altri magari puoi arrivare al 4%».
Alla copertura dell’intervento non dovrebbero concorrere risorse provenienti da un eventuale contributo di solidarietà delle pensioni con importi elevati. E per le situazioni di crisi, o ristrutturazione aziendale, potrebbe essere previsto un contributo diretto delle imprese.
Tra i nodi da sciogliere c’è, sicuramente, anche quello relativo al percorso per rimborsi della pensione anticipata da restituire a rate. L’ammortamento potrebbe oscillare tra i 10 e i 20 anni con diverse fasi di durata a seconda dell’entità dell’assegno percepito per gli anni di anticipo.