Pensioni, Padoan apre alla flessibilità. Uscita anticipata su misura
20 Aprile 2016
Arriva una domanda in particolare al termine dell’audizione di Padoan davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato: Si potranno adottare misure per una maggior flessibilità dei pensionamenti con la prossima legge di Bilancio? Nel Documento di economia e finanza si dice pochissimo sul tema. Il Def 2016, spiega il ministro «rimanda il dibattito ai prossimi mesi».
E ribadisce che il sistema pensionistico «è uno dei pilastri del sistema italiano ed è riconosciuto a livello europeo: siamo un Paese ad alto debito e questo è un valore fondamentale. Ci sono sia sugli strumenti che sugli incentivi e sui legami tra sistema pensionistico e mercato del lavoro per migliorare le opportunità sia per chi sta per andare in pensione sia per chi deve entrare nel mondo del lavoro».
Il lavoro dei prossimi mesi ci dirà a quale soluzione, sostenibile per i complessi saldi di finanza pubblica, arriverà il Governo. Soluzione ancora una volta auspicata ieri dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, presidente dell’Inps, auspica a una soluzione quanto prima. E l’economista, tornando a collegare la facilitazione sulle uscite, parla di una maggiore flessibilità in uscita. Al fine di facilitare nuove assunzioni dopo aver presentato dati secondo i quali la generazione del 1980 rischia di andare in pensione con un ritardo anche di 5 anni, arrivando così a 75 anni di età a causa dei vuoti di contribuzione legati alla precarietà dell’impiego.
Per quanto riguarda l’informativa Inps sulle pensioni future che parte questa settimana con 150mila spedizioni, la famosa “busta arancione”, Boeri ha ricordato i tanti incontrati: «c’è stata paura nella classe politica, paura che dare queste informazioni la possa penalizzare». Sul tema delle pensioni ha parlato anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, secondo il quale l’intervento su cui si deve ragionare dev’essere «di sistema» e includere un mix di misure: i profili fiscali e di governance del secondo pilastro della previdenza integrativa e il rapporto tra primo e secondo pilastro.
Padoa, poi, tornando all’audizione sul Def, ha osservato che nei primi tre mesi del 2016 «la crescita sembra aver ripreso slancio» e si consoliderà. In questa prospettiva gli impegni del Governo sono tutti confermati: una maggiore stretta fiscale in questa fase sarebbe stata inopportuna e la deviazione del saldo strutturale non è significativa, dunque «compatibile con quanto previsto dal braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita».
Fa un breve accenno all’impegno prioritario sul debito pubblico, e conclude: «L’Italia è il Paese che ha avuto l’avanzo primario più duraturo nel tempo della zona euro con un valore positivo costante. Però non è l’unica ragione per cui il debito scende. L’altra ragione è la crescita nominale. E il governo persegue una politica di riduzione fiscale compatibilmente ai vincoli di bilancio pubblico».
Tutta questa attenzione alla previdenza integrativa e al rapporto con quella obbligatoria non può che fare pensare a un coinvolgimento dei fondi pensione nella riforma della previdenza, perlomeno nel finanziare nuove forme di flessibilità individuali. Ma tra le ipotesi in campo ci sono anche le banche e lo stesso Inps, che ha i conti in rosso, ma anche tanta liquidità.
L’uscita di Padoan fa pensare che stia prendendo sempre più quota l’idea di rendere strutturale la possibilità per chi è in procinto di pensionamento di scegliere un part time. L’ultima legge di Stabilità riserva, infatti, a chi ha maturato i requisiti per il ritiro nel 2018 un tale vantaggio, e l’importo della pensione non viene toccato. Nella versione valida per tutti potrebbe diventare un «prestito» previdenziale. In altre parole ci sarebbe una piccola penalizzazione. Resta in campo anche l’estensione di un meccanismo simile a Opzione donna, cioè la possibilità di anticipare la pensione a 57 anni con un ricalcolo dell’assegno. Più difficile un’uscita anticipata generalizzata.