Pensioni. Ue: spesa italiana troppo alta, necessarie nuove misure
07 Marzo 2009
di redazione
La spesa pensionistica italiana cresce meno rispetto alla media europea, ma "resta ancora tra le più elevate nell’Ue", anche attuando pienamente le riforme adottate. Per garantire dunque la sostenibilità di lungo periodo del sistema "potrebbero essere considerate misure addizionali, specialmente un ulteriore aumento dell’età pensionabile, in particolare per le donne". È quanto si afferma nella bozza di raccomandazione rivolta all’Italia che martedì sarà adottata dall’Ecofin e poi approvata in via definitiva al Consiglio Ue dei capi di Stato e di governo del 19 e 20 marzo.
La bozza suggerisce inoltre che sono necessari "ulteriori interventi sul fronte delle pensioni, a partire dall’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, potrebbero permettere di redistribuire la spesa sociale così da mettere in campo un sistema di sostegno alla disoccupazione più inclusivo e uniforme".
"L’impatto di lungo termine dell’invecchiamento della popolazione in Italia – prosegue la bozza di raccomandazione – è più basso della media Ue con la spesa per le pensioni che mostra un aumento più limitato grazie alle riforme adottate. Ma la spesa in percentuale del Pil resta ancora tra le più alte nell’Ue".
"E le proiezioni – si legge nel documento – si basano sull’ assunto che le riforme adottate siano pienamente attuate, in particolare la revisione dei coefficienti di trasformazione che deve essere attuata con coerenza a partire dal 2010". Dunque, "misure addizionali potrebbero essere considerate, specialmente un ulteriore incremento dell’età pensionabile, in particolare per le donne".
Nella raccomandazione si sottolinea poi come "la posizione di bilancio del 2008, così come stimata nel Programma di stabilità aggiornato, che è peggiore della posizione iniziale del precedente programma, sarebbe sufficiente per stabilizzare l’attuale rapporto debito-Pil, ma non contribuirebbe a compensare il previsto impatto dell’invecchiamento della popolazione nel lungo termine".
E questo preoccupa, visto che il debito pubblico italiano resta "ben al di sopra dei valori di riferimento del Trattato". Per questo – si raccomanda ancora – "raggiungere e mantenere elevati avanzi primari nel medio termine contribuirebbe a ridurre i rischi per la sostenibilità delle finanze pubbliche".