Pensioni, vicino l’accordo ma resta lo scontro sull’età
10 Luglio 2007
di redazione
L’intesa sulle minime è vicina ma resta aperto il nodo dell’età a cui scatterebbero gli aumenti. Il governo vorrebbe erogare gli aumenti solo ai pensionati con almeno 65 anni, uniformando uomini e donne mentre i sindacati chiedono che gli aumenti scattino a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne, al momento quindi dell’età di vecchiaia.
Secondo quanto hanno spiegato i sindacati in una pausa della riunione, la platea dei beneficiari sarebbe di 3 milioni a cui si aggiungerebbero 300 mila pensionati sociali. L’aumento medio sarebbe di circa 33 euro al mese per 13 mensilità.
”E’ possibile chiudere entro stasera – ha detto il segretario generale dei pensionati della Cgil, Betti Leone – se si risolvono gli ultimi problemi rimasti’. In particolare la questione dell’età delle donne.
Per i sindacati infatti gli aumenti alle pensioni basse devono essere erogati al momento dell’età di vecchiaia quindi a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini. Il reddito che si considera per erogare gli aumenti dovrebbe essere quello personale e non quello famigliare e dovrebbe aggirarsi intorno ai 700 euro. ”La proposta del governo è interessante – dice il numero uno dei pensionati Cisl, Antonio Uda – le parti si stanno avvicinando. Cerchiamo di concludere. Resta il problema dell’età a cui si erogheranno gli aumenti”.