Per aiutare le famiglie bisogna introdurre il quoziente familiare

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Per aiutare le famiglie bisogna introdurre il quoziente familiare

20 Ottobre 2008

Spett.le Redazione de L’Occidentale, mi rivolgo a Voi che spero possiate passare il mio messaggio al Ministro Tremonti. In questi momenti di grave crisi generale mi sembra più che mai doveroso fare il massimo che è possibile per aiutare le famiglie con sgravi fiscali e riduzione del cosiddetto "fiscal drag". Un esempio di ciò può essere – a mio avviso – l’immediato aumento del limite di reddito previsto per essere considerati "famigliari a carico": esso è fermo da 13 anni a € 2840,51 !!! Tale limite si supera facilmente anche da parte di famigliari (moglie e figli) che si trovino a fare lavori precari di pochi mesi, col risultato che il capo-famiglia perde il diritto ai benefici delle detrazioni fiscali, che sarebbero consistenti.

Mi sembra che ciò sia veramente un caso assolutamente abnorme di fiscal drag, da eliminare subito per dare un’aiuto immediato alle famiglie, già dalla prossima dichiarazione Irpef, portando il limite ad un livello più alto (per es. 5000 €).

Spero tanto che possiate contattare il Ministro Tremonti per sensibilizzarlo a questo problema, che è un vero e proprio "grido di dolore" da parte delle famiglie. 

Ringrazio per la cortese attenzione e saluto cordialmente,

Arnaldo Sivieri, Padova.

 

 

Silvio Berlusconi, pochi giorni fa, nel corso della conferenza stampa a margine del Consiglio UE di Bruxelles, ha ribadito che è obiettivo del Governo arrivare, compatibilmente con le esigenze di bilancio, a dare un sostegno alle famiglie, attraverso una riduzione delle tasse ed attraverso l’introduzione del quoziente familiare.

Una recente ricerca Eurispes ha infatti dimostrato che introdurre in Italia il quoziente familiare, secondo il modello francese, comporterebbe un risparmio medio annuo di imposta di circa 800 euro per una famiglia tipo, valori che vanno anche ad aumentare al crescere del reddito e del numero dei componenti delle famiglie.

Il costo di tale operazione non sarebbe neppure (relativamente) troppo alto, ammontando a circa 3 miliardi di euro, anche considerato che alla minore perdita “diretta” di gettito, corrisponderebbe però un incremento dei consumi familiari, con quindi conseguente maggior gettito fiscale generale.
Certo, l’introduzione del quoziente fiscale dovrebbe comunque avvenire in modo graduale e progressivo, venendo magari anticipata dal passaggio dal sistema delle detrazioni a quello delle deduzioni, ma non c’è dubbio che rappresenterebbe una misura di politica fiscale fondamentale, soprattutto in un contesto sociale come quello italiano. Ma, in pratica, cos’è il quoziente familiare?

Il quoziente familiare –  a differenza di quanto avviene oggi in Italia dove la tassazione ha una base individuale, che, a parità di reddito, penalizza le famiglie monoreddito e quelle con figli a carico (cosa peraltro criticata, nella sua non equità, anche in alcune sentenze della Corte Costituzionale) – comporta l’applicazione dell’imposta sul reddito all’insieme dei redditi dei membri della “famiglia fiscale”, composta dal contribuente, dal coniuge, dai suoi figli minorenni e dalle persone invalide conviventi.
L’applicazione concreta del quoziente familiare, secondo il modello francese dove è già in vigore, passa attraverso le seguenti operazioni:
1)    determinazione delle quote che spettano a ciascun contribuente: lo sposato, il celibe o divorziato ed il vedovo (per ogni tipologia di contribuente occorre poi considerare le persone che sono a suo carico);
2)    divisione del reddito complessivo per il numero di quote;
3)    calcolo dell’imposta dovuta sul quoziente familiare;
4)    moltiplicazione dell’imposta dovuta per ogni quota per il numero delle quote stesse.
Il risultato corrisponde all’imposta lorda dovuta.

In relazione al primo passaggio (che è poi quello fondamentale nella struttura del sistema), occorre evidenziare che, per esempio, in Francia gli articoli 194 e 195 del codice generale delle imposte prevedono, solo per citarne alcuni, i seguenti casi: i celibi, i divorziati e i vedovi senza infanti a carico, hanno diritto a una quota; i coniugi senza infanti a carico hanno diritto a due quote; le persone invalide a carico hanno diritto a mezza quota supplementare; il celibe o divorziato con un infante a carico ha diritto ad una quota e mezza; il celibe o divorziato con due infanti a carico ha diritto a due quote; la coppia sposata o il vedovo con un infante a carico ha diritto a due quote e mezzo.

Inoltre ad un contribuente sposato, per ogni figlio, a partire dal terzo, spetta una quota intera anziché mezza quota. Tale misura è chiaramente una misura tesa a sostenere la famiglia.

Per maggiore chiarezza facciamo un esempio. Una coppia sposata con due figli a carico avrà diritto a tre quote (1 quota per ciascun coniuge + mezza quota per ciascun figlio, dato che i figli non superano il numero di tre). In sostanza quindi, a parità di reddito familiare, l’imposta deve decrescere all’aumentare dei componenti e questo viene ottenuto riducendo la progressività dell’imposizione al crescere dei componenti la famiglia. Le aliquote progressive non vengono infatti applicate sul reddito familiare, ma sul reddito medio pro-capite (per definizione inferiore). Certo, il rischio che, indebolendo l’imposizione progressiva, si concedano benefici crescenti ai redditi più alti è reale, ma si elimina, come peraltro già fatto anche in Francia, introducendo un plafond, cioè un tetto massimo al beneficio ottenibile.

E’ invece possibile aumentare il vantaggio per i redditi più bassi prevedendo una no-tax area e una riduzione delle aliquote applicabili agli scaglioni più bassi. La soluzione italiana dovrà dunque certamente tenere conto delle specificità del nostro sistema impositivo e del tessuto sociale nazionale ma l’introduzione del quoziente familiare rappresenta senza dubbio un valido investimento sulla famiglia, che, in tempi di crisi finanziaria come quelli odierni, sembra davvero essere rimasto il solo, vero “bene rifugio”.