Per Bassolino non c’è posto sul carro del vincitore
21 Luglio 2008
di Enzo Sara
Era prevedibile, forse inevitabile e in fondo comprensibile. Con le dichiarazioni rilasciate a "Il Giornale", Antonio Bassolino ha chiesto spazio sul carro del vincitore e ha dato il via al tentativo di farsi bello con le penne del pavone, di ricostruirsi una verginità, di porre le premesse per una exit strategy (verosimilmente attraverso una prossima candidatura "europea" ) dal totale fallimento della sua esperienza di amministratore.
Non era difficile immaginare che sarebbe accaduto, una volta raggiunto l’obiettivo del superamento dell’emergenza rifiuti. E il meccanismo psicologico che spinge "’o governatore", tutto sommato, può essere considerato normale. Eppure è un’operazione inaccettabile, che va smascherata e neutralizzata per tempo, prima che si consolidino concezioni "ecumeniche" e visioni distorte del come e perché siano stati raggiunti gli attuali obiettivi. Una manovra da respingere, nell’interesse della Campania e per un’elementare questione di serietà della politica italiana complessivamente intesa.
"C’è stato un grande sforzo nazionale e locale – afferma Bassolino – e il risultato è visibile". Già ma con una, doverosa e imprescindibile, precisazione: a livello locale le istituzioni sono state sempre le stesse negli ultimi 15 anni. A cambiare, nel frattempo, è stato solo il governo centrale. E allora, se in meno di tre mesi si è venuti a capo di problemi che negli ultimi tre lustri nessuno aveva saputo risolvere o voluto affrontare – non è difficile comprendere a chi vada ascritto il grande merito di un successo per certi versi storico. Bassolino si spinge oltre, fino al limite del paradosso: "E’ stato sconfitto il partito del no. Oggi abbiamo molte meno difficoltà ad affrontare i conflitti attorno alle discariche: tanti capipopolo della sinistra del no non sono neppure più in Parlamento e quelli di destra sono impegnati a governare, come Alemanno che un tempo manifestava ad Acerra ma oggi sta al Campidoglio". Consenta qualche obiezione, signor presidente: quella "sinistra del no" a cui lei fa riferimento non è la stessa che la sostiene fin dall’inizio della sua esperienza e che ancora adesso la affianca e la sorregge alla Regione? E quella destra birichina che, secondo le sue fantasiose ricostruzioni, le creava ostacoli e difficoltà non è sempre stata – sul piano territoriale – nient’altro che minoranza e quindi opposizione? Dunque, la domanda sorge spontanea: chi avrebbe dovuto, nel gestire il proprio ruolo, mostrare polso e chiarezza di idee e capacità operativa? In altri termini: chi era e chi è stato nel recente passato il Presidente della Regione Campania, quando nasceva e si diffondeva progressivamente, fino ad assumere proporzioni drammatiche, la crisi dei rifiuti ? E perché quella collaborazione tra istituzioni, che adesso lei sembra rivendicare come un frutto del suo impegno e del suo operato, non si è realizzata quando al governo c’erano Prodi e i suoi amici di centrosinistra (il che, peraltro, in teoria avrebbe dovuto rendere tutto più agevole)?
Bene ha fatto Berlusconi, dunque, a porre alcuni paletti e a tracciare qualche significativo promemoria. Ad esempio, quando ha detto: "Abbiamo ereditato una situazione disastrosa. Indagheremo sulle responsabilità. Non sono ancora chiare le cause della grave situazione che abbiamo trovato, ma si potevano e si dovevano evitare". Il premier ha mostrato la necessaria sobrietà ed è riuscito a non trasformare un annuncio fondamentale in mera propaganda, soprattutto perché ha mostrato la consapevolezza di aver centrato l’obiettivo chiave (cancellare l’emergenza), ma di essere atteso da un lavoro altrettanto impegnativo e delicato per almeno tre anni ancora, prima di poter considerare definitivamente chiusa la crisi. Dalle sue parole, comunque, è emerso giustamente l’orgoglio per aver superato una sfida in cui altri non si erano mai realmente cimentati. Ed è trapelato, pur in un clima di soddisfazione generale e senza spirito di fazione, il giudizio quanto mai severo sul caso rifiuti e sul più o meno recente passato di Napoli e dell’intera regione.
Ora, dopo lunghi mesi di silenzio e dopo aver fatto perdere ogni traccia durante una campagna elettorale in cui Veltroni non lo considera degno neppure di salire sul palco della maxi-manifestazione in piazza Plebiscito, Bassolino riappare. Ma non dimentichi che la Campania è stata lungamente ferita, profondamente scossa, duramente piegata, amaramente umiliata. Adesso risparmiamole almeno la mortificazione di aggiungere ai troppi danni di vivibilità di immagine subiti la beffa di vedere che i responsabili di una crisi devastante si cercano di ergersi e atteggiarsi a salvatori della patria.