Per Carioti siamo tutti liberali. Evviva!

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Per Carioti siamo tutti liberali. Evviva!

11 Gennaio 2009

Autore di un’eccellente raccolta di saggi, Liberalismo vero e falso (Ed. Le Lettere), uno studioso come Giuseppe Bedeschi si è visto mettere da Antonio Carioti (‘Bedeschi contro Gobetti. Scomuniche tra liberali) sullo stesso piano di un Enzo Marzo o, peggio ancora, di un Pierfranco Pellizzetti. “Se alcuni negano la qualifica di autentico liberale al paladino del mercato  Friedrich von Hayek, relegandolo nell’ambito del conservatorismo, sul versante opposto — ha scritto cerchiobottisticamente sul ‘Corriere della Sera’ — si pronunciano analoghi anatemi contro Piero Gobetti”. Eccessi da una parte e dall’altra, quindi.

Se lo “scarso interesse per la tutela giuridica dei diritti individuali” e le simpatie per il bolscevismo possono venir utilizzati dai detrattori di Gobetti per dubitare del suo liberalismo, altrettanto non potrebbe dirsi di chi fa della proprietà e del mercato valori assoluti, cioè Hayek? Non sappiamo cosa intenda Carioti per “valori assoluti”: ciò che si può dire con sicurezza è che la proprietà (‘possessions’) — e quindi il mercato — assieme alla protezione della vita (health and life) e alla libertà (freedom) — faceva parte del tripode che, nei saggi sul governo civile di John Locke, sta a fondamento della “libertà dei moderni”. Hayek avrà enfatizzato  una gamba di quel tripode, ma Gobetti ,facendo di Lenin e di Trotzky due alfieri della libertà sostanziale, non ha gonfiato a dismisura un aspetto del liberalismo: è passato nel campo di Agramante! “Morto nel 1926 prima del trionfo di Stalin”, il teorico della ‘rivoluzione liberale’, nel suo apprezzamento, ‘scavalcò a sinistra’ riformisti, socialdemocratici, democratici liberali che avevano già visto in Lenin il costruttore dello stato totalitario, trattando le analisi di Karl Kautsky o di Rodolfo Mondolfo come astrazioni professorali. La contestazione, anche aspra e dura, dell’ordine esistente, era per lui motore del progresso, come lo sarebbe stato, molti anni dopo, per il vecchio Ferruccio Parri pateticamente sedotto dalla contestazione sessantottarda.

Ma “liberali inappuntabili”, come Benedetto Croce e Luigi Einaudi, “non sbagliarono inizialmente  sul fascismo?” ironizza Carioti. Certo che sbagliarono ma non sarebbe venuto il momento di distinguere tra la diversa carica eversiva – rispetto alla società civile ottocentesca – iscritta nel leninismo, da una parte, e nel mussolinismo, dall’altra? Del tripode lockeano, il fascismo (dei primi anni) salvaguardava “la proprietà e il mercato”, sopprimeva le libertà politiche, conteneva sensibilmente, rispetto ad altre dittature di destra e di sinistra, la violenza contro la vita : si può fare un discorso analogo per il bolscevismo che, in nome della rivoluzione proletaria, distrusse proprietà, vita,  libertà di milioni di russi?

E’ vero, “il liberalismo non possiede un preciso corpo dottrinario” ma quale altra  ideologia del ‘secolo d’oro’ lo possiede ? I conflitti all’interno delle stesse famiglie spirituali non hanno eguagliato, per numero e intensità, quelli tra famiglie avverse? Una  messa in guardia dallo “stabilire a tavolino astratte ortodossie”, che dovesse esimere dalla riflessione weberiana sul ‘tipo ideale’–di liberalismo, socialismo, democrazia etc.–, diverrebbe un alibi per allargare le categorie politiche ad libitum, senza alcun controllo della ragionevolezza e del buon senso. L’azionista Augusto Monti aveva definito la ‘marcia lunga di Mao’ “la più alta espressione del liberalismo del XX secolo”. In base ai criteri di Carioti, non si azzardi nessuno a espellerlo dal pantheon liberale! Il tempo dell’Inquisizione è passato : siamo tutti liberali, purché ci definiamo (o veniamo definiti) tali. In fondo, non potremmo ritenere Hitler  un liberale di ‘estrema destra’ e Stalin un ‘liberale di estrema sinistra’? 

Dino Cofrancesco