Per combattere il razzismo l’Occidente dovrebbe disertare Durban II
11 Dicembre 2008
di redazione
Una delle migliori mosse di Colin Powell come segretario di stato fu di tirarsi fuori dalla conferenza Onu di Durban del 2001 contro il razzismo non appena l’incontro divenne un farneticante discorso antisemita. Una delle migliori mosse della nuova amministrazione americana e dell’Europa potrebbe essere quella di restare completamente al di fuori del seguito di quell’incontro.
“Durban II”, prevista per il prossimo aprile a Ginevra, promette di essere il bis dei soliti attacchi rivolti contro Israele. La bozza della dichiarazione dice che la politica israeliana nei confronti dei palestinesi equivale a “una nuova forma di apartheid, un crimine contro l’umanità, una forma di genocidio e una seria minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”. Vi risparmieremo il resto.
Israele sarà pure l’ossessione principale ma non è il solo obiettivo. La bozza della dichiarazione, che viene dopo le leggi occidentali sulla libertà di parola e contro il terrorismo, si cela sotto le mentite spoglie della protezione delle religioni (leggi: l’Islam) dalla “diffamazione”. L’intero Occidente finirà sul banco degli imputati per le sue presunte persecuzioni contro i musulmani. “Le più serie manifestazioni della diffamazione religiosa – si legge nella bozza – vengono dall’aumento dell’islamofobia e dal peggiorare della condizione delle minoranze musulmane nel mondo”. Islamofobia è un termine usato per tacciare di incitamento all’odio qualsiasi critica sull’Islam.
I terroristi islamici che hanno ucciso centinaia di migliaia dei loro correligionari hanno un lasciapassare. La bozza parla di un codice di condotta per i media e di “standard internazionali vincolanti che possano offrire adeguate garanzie contro la diffamazione religiosa”. Se questo vi suona come una censura è perché di censura stiamo parlando.
La conferenza è organizzata dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che, come i suoi già screditati precedessori, come
Se gli estensori della nuova Durban raggiungeranno il loro obiettivo, qualsiasi cambiamento degli insegnamenti islamici, compresi quelli destinati a giustificare la violenza, potrebbero essere un tabù. Ripubblicare le vignette sul Profeta Maometto – sfruttate dai sobillatori musulmani nel 2006 per provocare una serie di rivolte nel mondo – potrebbe essere un’offesa criminale. Ogni volgare violazione dei diritti umani nelle nazioni islamiche – comprese le lapidazioni delle adultere – sarebbe immune da ogni critica.
Sebbene si esprima nel linguaggio dei diritti religiosi, la dichiarazione non riguarda il diritto di praticare la propria religione. Se fosse stato così, si sarebbe focalizzata sulla triste condizione delle minoranze religiose in molti stati musulmani. In Arabia saudita, per esempio, pregare pubblicamente in un’altra religione che non sia quella islamica è vietato.
Gli estensori della bozza chiedono anche che la lotta contro il terrorismo non sia fonte di “discriminazioni” verso altre religioni. Nello specifico lamentano “il monitoraggio e la sorveglianza dei luoghi di culto e di insegnamento dell’Islam”. Siccome questi sono esattamente i posti dove i terroristi tendono a reclutare nuovi seguaci, impedire questa politica di buon senso renderebbe l’Occidente indifendibile.
Il mese scorso Israele ha annunciato che non parteciperà agli incontri di Ginevra. Il primo ministro canadese Stephen Harper si è meritato un momento di gloria per aver detto: “Non parteciperemo a nessun incontro antisemita e antioccidentale travestito da meeting antirazzista”. La decisione di mandare una delegazione a Durban II sarà uno dei primi test per il nuovo segretario di stato americano Hillary Clinton e per l’amministrazione Obama.
Tratto da The Wall Street Journal
Traduzione Roberto Santoro