Per Contrada la grazia è sempre più vicina
24 Dicembre 2007
Il 24 dicembre del 1992 venne arrestato con l’accusa di
essere un complice della mafia e il 24 dicembre del 2007, quindici anni dopo,
il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano vuole graziarlo, dopo una
condanna a dieci anni divenuta defintiva lo scorso aprile per concorso esterno
in associazione mafiosa.
Nella vita dell’ex numero due del Sisde Bruno Contrada la
vigilia di Natale è sempre stata una data
emblematica. Ma sicuramente non sempre lieta.
Ora Napolitano ha passato la lettera di supplica del suo
avvocato Giuseppe Lipera al ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella
che dovrà istruire la pratica e dare il proprio parere favorevole all’eventuale
concessione della grazia. Contrada che sta molto male (ha il diabete all’ultimo
stadio e rischia continuamente un ictus essendo anche affetto da
ateriosclerosi) è rinchiuso nel
carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e proprio il giorno della vigilia
di Natale ha ricevuto la visita del suo avvocato che gli ha annunciato questa
novità per lui positiva.
Anche se ci vorranno
settimane se non mesi prima che la burocrazia ministeriale faccia il suo corso. Nel frattempo l’ex
investigatore della squadra mobile di Palermo ha presentato anche un’istanza
per la revisione del proprio processo. Napolitano, in particolare,
avrebbe acquisito notizie dal Ministero della Giustizia sullo stato del
procedimento per il differimento della esecuzione della pena pendente dinanzi
al Tribunale di sorveglianza di Napoli. E in seguito ha chiesto al Presidente
del Tribunale di sorveglianza di Napoli di valutare l’opportunità di anticipare
la data dell’udienza di trattazione del procedimento. Ha poi trasmesso inoltre la “implorazione”-“supplica” inviatagli
dall’avvocato Lipera al Ministero della Giustizia cui spetta svolgere le
attività istruttorie previste dall’articolo 681 del Codice di procedura penale
in materia di concessione delle grazie.
Pare che Napolitano sia rimasto
particolarmente colpito dalla motivazione con cui il magistrato di sorveglianza
di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Dalla Pietra, ha rigettato il 12
dicembre scorso l’istanza di differimento della pena e la detenzione
domiciliare presentata dagli avvocati.
A leggere l’ordinanza infatti c’è
da rimanere sbalorditi perché le conclusioni non hanno nulla a che vedere con
quanto scritto nel corpo del provvedimento di rigetto, dove si da atto che la descrizione del quadro clinico confermava
l’assoluta incompatibilità con il regime di detenzione carceraria.
Incompatibilità sostenuta dagli stessi medici del carcere cioè il professor
Angelo Buscami e il dottor Antonio Calmieri. Ma per la magistrata di
sorveglianza Daniela Della Pietra, la “compatibilità” la si sarebbe dovuta
assicurare con il “frequente ricorso al ricovero in ospedale”.
Proprio il 24 mattina la figlia di Bettino Craxi Stefania, ha pubblicato un
appello su ‘Il Foglio’ in cui si rivolge ai magistrati di <%2Fspan>sorveglianza, che nei giorni scorsi hanno
negato i domiciliari a Contrada,
ritenendo che le sue condizioni siano compatibili con il
carcere.
Nell’appello Stefania Craxi scrive
fra l’altro: “Bruno Contrada sta
morendo. E’ malato, depresso, sa di essere stato sepolto vivo, non riesce a
sopportare l’ingiustizia della sua condanna. Nei cinque mesi di carcere ha perso undici chili, si sta
spegnendo giorno dopo giorno. Non
possiamo assistere impotenti a questa ingiustizia. Rivolgiamo quindi un accorato appello ai magistrati di
sorveglianza, ad ogni autorità che possa
intervenire: restituite alla vita il Prefetto
Contrada!”
Quanto all revisione del processo, l’avvocato Lipera
ribadisce che esistono nuovi elementi in un processo a carico di due mafiosi
pentiti (in cui lo stesso Contrada si è costituito parte civile) che avrebbero
rivelato l’esistenza di un complotto ai suoi danni orchestrato da altri pentiti
in concorso con pubblici ufficiali ancora da identificare. I due mafiosi che
potrebbero riaprire il caso Contrada hanno un nome e un cognome: Calogero Pulci
e Giuseppe Giuca.