Per far crescere Pescara nel piano triennale vanno considerati commercio e turismo
13 Aprile 2011
di F. C.
Credere che sia sufficiente qualche area pedonale in più o nuovi spazi culturali per rilanciare una città come Pescara significa avere una visione parziale. Ma soprattutto significa non conoscere la vera anima della città. Che, piaccia o non piaccia, è quella di una città commerciale e turistica, con il terziario avanzato a fare la parte del leone. Negarlo, a vantaggio di altre visioni, significa fare demagogia. Significa avere una visione di breve termine, e non averne a cuore lo sviluppo economico e sociale.
In questi giorni tutti i riflettori sono puntati sul Piano delle Opere pubbliche all’esame del Consiglio Comunale. Un provvedimento importante, perché contiene l’elenco degli investimenti che l’amministrazione prevede di realizzare nei prossimi tre anni. Sul tavolo, dunque, grandi progetti e grandi scommesse per il futuro di Pescara. Dispiace però che una partita cruciale per lo sviluppo di Pescara si stia giocando su temi secondari, che non centrano gli obiettivi strategici. Il dibattito, infatti, si sta concentrando sull’opportunità di aumentare le aree pedonali di Pescara, estendendole alle riviera Nord. Un’opera che vale almeno un milione e mezzo di euro. Pedonalizzare potrebbe andare bene, ma ci sono altre priorità. I parcheggi per esempio.
In un momento in cui le risorse risultano contingentate e gli interventi da programmare sono molteplici un buon amministratore ha il compito di concentrarsi su ciò che è realmente necessario. Che – l’obiettività lo impone – per Pescara, in questo momento, è ben altro. Che senso ha, infatti, pedonalizzare le vie del centro se poi diventa impossibile raggiungerle per mancanza di parcheggi? Prima di imbellettare il centro, dunque, bisognerebbe pensare a costruire apposite aree di sosta, meglio se sotterranee, sull’esempio di città come Rimini o Riccione.
Questa, sì, che risulta una mossa strategica e fondamentale. Per attrarre in centro un flusso ordinato, per ridare ossigeno alle attività commerciali e soprattutto per far decollare quel progetto del “centro commerciale naturale” che rispecchia in pieno l’identità e le potenzialità della città occorre un parcheggio in centro, nelle aree di risulta. Un’azione mirata e concreta, che da un lato aiuterebbe a contrastare la crisi in atto nel settore, invertendo una tendenza pericolosa che è quella della desertificazione del centro, con dannosi risvolti anche al livello sociale. Che senso avrebbe, infatti, pedonalizzare vie del centro, quando spesso non sono affatto frequentate? Perché lo sviluppo urbano di Pescara deve essere studiato e guidato. E non improvvisato a seconda dell’emotività del momento.
Lo stesso discorso si ripete per altre opere che periodicamente si ripropongono all’attenzione dei cittadini, come la costruzione di un nuovo teatro. La cultura va indubbiamente promossa e incentivata. Ma se città di ben più alte tradizioni in tal senso come Venezia o Parma stanno muovendosi in altra direzione, vale la pena riflettere. Oggi i problemi degli abitanti di Pescara sono ben altri. Si chiamano traffico, inquinamento acustico e ambientale, posti di lavoro persi con la chiusura delle attività, sicurezza.
Da qui bisogna ripartire, per restituire ai cittadini la città che desiderano. Una città che recupera la sua capacità di accogliere. Una città che dà opportunità, una città illuminata e viva.