Per favore, fate passeggiare in pace chi ne ha diritto!

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Per favore, fate passeggiare in pace chi ne ha diritto!

Per favore, fate passeggiare in pace chi ne ha diritto!

18 Aprile 2020

Il lockdown a lungo andare mette in “isolamento” anche la testa! E chi più, chi meno, ne ha fatto esperienza. È vero anche che a tutti è stata affidata una responsabilità civica, quella di rispettare le ormai famigerate norme di “distanziamento sociale” imposte a colpi di D.p.c.m. per evitare la diffusione del contagio.
Tuttavia, più di qualcuno sembra aver scambiato questa responsabilità con atteggiamenti da nostrani 007 certo di fare un servizio alla collettività (o in primis al proprio ego?!). E quello che è accaduto a Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, è solo l’ultimo degli episodi di “rancore sociale” che possiamo registrare in questi quasi due mesi di quarantena.

Ma veniamo alla storia.
Una mamma accompagna il proprio figlio per una passeggiata sul lungomare. Fatto verso cui si potrebbe muovere un’obiezione se non fosse per il comprovato motivo che il bambino presenta disturbi dello spettro autistico e, come da ordinanza comunale, ha il permesso di uscire di casa per passeggiate accompagnate. Tutto tranquillo, dunque, fin quando qualcuno dalla finestra, senza sapere chi avesse di fronte, ricorda in modo non proprio garbato che passeggiare non è consentito, intimando a mamma e figlio di tornare a casa e minacciando al contempo di chiamare addirittura le forze dell’ordine. Al mancato arrivo delle forze dell’ordine, puntuali smartphone spuntano dalle altre finestre  pronti a filmare la grave trasgressione, presumibilmente per poi postarla sui social e prendersi qualche medaglia di likes dai propri followers. Tutto questo, appunto, senza conoscere il vero problema. Alla fine sarà la mamma, sconcertata e disgustata, a contattare le forze dell’ordine per segnalare l’anomalia reazione dei suoi concittadini.

Ora sarà che i fautori del #restiamoumani sono andati in ferie, sarà che, ormai, dopo anni di grillismo rampante, la presunzione di colpevolezza ha scalzato la presunzione di innocenza, con buona pace della Costituzione, sarà tutto quello che vogliamo, ma una cosa durante questa quarantena piena di incognite è emersa in modo evidente: siamo un popolo di rancorosi. Sempre pronti a sfogare una rabbia repressa su qualche malcapitato, magari con l’illusione di compiere un atto civico senza tenere conto che il più delle volte ci si trova di fronte a persone che, come noi, stanno cercando di combattere la propria battaglia quotidiana.

Certo, le istituzioni non hanno scoraggiato questi atteggiamenti: se si investe, in termini di risorse, per droni, elicotteri, pattuglie in ogni angolo, piuttosto che per tamponi, allora vuol dire che più di qualcosa non torna! E cosí facendo…altro che #andràtuttobene!