Per Fini gli unici traditori sono quelli che tradiscono lui
25 Febbraio 2011
di redazione
Va avanti contro chi lo ha tradito. L’obiettivo è ambizioso: combattere per costruire il nuovo centrodestra. Chi è? Gianfranco Fini, naturalmente, che a colloquio con L’Espresso dalla battaglia tra berlusconiani e anti-berlusconiani se ne tira fuori ma poi condanna senza appello chi ha osato lasciare Fli. Sono, dice, “due facce della stessa medaglia”, in realtà una delle due facce resta la sua.
Così, ricordando il giorno della direzione nazionale del Pdl (quello del “Che fai mi cacci?”) ci dà giù d’artiglieria pesante: “Sono stato messo alla porta, Berlusconi è talmente l’opposto dei valori liberali che sbandiera da non poter tollerare alcun tipo di dissenso”. E in un attimo trasforma il Cavaliere nel despota cattivo che non accetta il confronto. Parla anche delle defezioni dei suoi e non lo fa certo col metro della tolleranza o meglio, del rispetto per le scelte altrui che in quanto libere sono legittime: infatti le definisce “un delirio, frutto di un’allucinazione collettiva, o di malafede”.
A questo punto è d’obbligo un interrogativo: perché il fuggi-fuggi dalla nave futurista che si è verificato negli ultimi giorni dovremmo considerarlo il frutto della “malafede” da parte di qualche suo ex alleato (e quindi un tradimento) mentre la sua defezione dal Pdl sarebbe “un progetto politico ambizioso”? Due pesi e due misure? No, forse, sono solo due facce diverse di una stessa medaglia pronte per un unico scopo: dire qualsiasi cosa purché Berlusconi affondi.