Per gli Usa è la guerra più lunga ma Kabul non sarà una nuova Saigon
09 Giugno 2010
Lunedì scorso è stata una giornata nera per gli Stati Uniti e l’Alleanza che combatte in Afghanistan: dieci soldati (sette americani, due australiani e un francese) sono morti in differenti attacchi da un capo all’altro del Paese. Ieri il bilancio delle vittime è cresciuto ulteriormente nel sud: due militari sono morti a causa dell’esplosione di una bomba mentre un altro è rimasto ucciso da pallottole di armi leggere. A essere presi di mira sono in particolare i centri in cui si addestra la polizia afghana, nella zona di Kandahar, l’ex capitale dell’Emirato talebano.
Ormai la guerra in Afghanistan, per gli Usa, ha superato quella in Vietnam come lunghezza e sangue versato. Il bollettino dell’ISAF parla chiaro, attentati con gli Ied (Improvised Explosive Device, ordigni artigianali, recuperati per via fortuita o di contrabbando), conflitti a fuoco, azioni kamikaze. Secondo i calcoli del deputato afro-americano John Conyers, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti, siamo al 104esimo mese del conflitto, contro i 103 della battaglia d’Indocina. “Questa guerra — fa presente Conyers, a capo del ‘Comitato Via dell’Afghanistan’ — è la più lunga della Storia degli Stati Uniti”.
Scrive Foreign Policy che i poliziotti afghani sono sempre più sfiduciati e aumenta la necessità di ricevere equipaggiamenti da parte degli americani. Buona parte delle 30.000 truppe di rinforzo previste dal presidente Obama saranno mandate proprio nella “zona calda” a sud del Paese, fin’ora sotto il controllo di canadesi e inglesi, che faticano sempre più a controllare il territorio.
Altre questione: la posizione ambigua di Hamid Karzai, il presidente che cerca di creare nuove alleanze dentro e fuori il Paese temendo un ritiro ‘prematuro’ delle truppe americane. In visita in Turchia, lunedì scorso Karzai ha deciso di decapitare i vertici della sicurezza afghana, accettando le dimissioni del ministro dell’Interno, Hanif Atmar, e del capo del Dipartimento nazionale della sicurezza (Nsd), Amrullah Saleh. A loro il capo dello Stato ha addossato la responsabilità del lancio di razzi e dell’azione di tre talebani vestiti da donna con un burqa che sono arrivati, nel giorno inaugurale della Jirga (l’Assemblea consultiva) di pace, il 2 giugno scorso, a poche centinaia di metri da dove si trovava la tenda con 1.600 delegati.
A Kandahar, roccaforte dei Talebani, da quando il governo afghano e le forze Isaf hanno annunciato come imminente un nuova operazione in grande stile la situazione si è deteriorata. Secondo i responsabili della Nato, l’intervento in questa provincia avrà caratteristiche diverse da quello nei distretti di Nad Ali e Marjah, nella vicina provincia dell’Helmand, segnato da scontri quotidiani con uso di armi leggere e pesanti, artiglieria ed aviazione. A Kandahar, ha spiegato il capo delle forze internazionali, il generale Stanley McChrystal, il processo sarà più lento e la strategia consisterà nel sottrarre territorio ai talebani e conquistare la fiducia della popolazione con l’avvio di progetti sociali e infrastrutturali.