Per i cattolici democratici in politica non c’è più posto

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Per i cattolici democratici in politica non c’è più posto

23 Gennaio 2008

Tutti abbiamo notato il silenzio
dei cattolici democratici sulle due grandi questioni che hanno tenuto banco in
questi ultimi giorni. Né sulla moratoria per l’aborto proposta da “Il Foglio”
né sull’intolleranza all’università La Sapienza si è sentito verbo da parte di
questa area cattolica impegnata nel Partito democratico. Nessuno di loro ha
espresso solidarietà al papa e nessuno di loro ha dichiarato di essere presente
all’Angelus di domenica scorsa in piazza San Pietro. Al massimo qualche
laconico intervento di Rosy Bindi sull’opportunità di non ricostruire le
barricate tra laici e cattolici e qualche accenno di Franco Monaco per dire che
la “194” è meglio non toccarla. Per il resto silenzio.

Il bello è che nel
frattempo, dentro il Pd è nato un gruppo di “laici” – così si sono definiti e
così ne parlano i giornali – sospinti da Gianni Cuperlo che hanno assunto una
linea di apertura a ridiscutere di aborto ed altre questioni eticamente
sensibili, accettando la sfida della moratoria. Costoro si dicono “laici”
rispetto alla laicità ideologica del Partito democratico. I cattolici
democratici, laici nei confronti della loro identità religiosa, sono però
integralisti rispetto a questa laicità ideologica. Dentro nel Pd assistiamo
quindi al “conflitto delle laicità”, con Rosy Bindi schiacciata tra la Binetti
da un lato e Cuperlo dall’altro. La Binetti rivendica laicamente il proprio
diritto ad essere dichiaratamene cattolica. Cuperlo rivendica il proprio
diritto ad essere laico rispetto all’ideologia della sinistra apriori
libertaria ed antireligiosa. E i cattolici democratici, cosa rivendicano?

Se nasce, come sta infatti
nascendo, una nuova laicità, per i cattolici democratici non c’è più posto.
Essi si sono sempre concepiti come l’avanguardia del mondo cattolico nell’accettazione
della laicità. Hanno sempre combattuto qualsiasi forma di presenza in politica
“in quanto cattolici”. Hanno sempre ritenuto sbagliato pretendere che i valori
cattolici trovassero corpo tramite leggi ed istituzioni. Hanno sempre negato il
valore pubblico del cristianesimo, che invece secondo loro deve fermarsi alla
soglia della coscienza e non andare oltre. Hanno sempre pensato che il papa e
il cardinale Ruini dovrebbero richiamare le coscienze e nulla più, meno che
meno invitare a disertare un referendum, radunare a Roma un milione di persone
per opporsi ad un disegno di legge governativo. Dentro di loro, i cattolici
democratici avrebbero preferito che il papa non fosse invitato alla Sapienza,
perché non c’è posto per le talari nei luoghi pubblici. Dentro di loro
avrebbero preferito che Ferrara non avesse mai lanciato la proposta della
moratoria, dando così l’idea che il decalogo abbia a che fare con la politica.
Insomma dentro di loro non hanno mai messo in bilancio l’emergere di una nuova
laicità.

Ora, invece, cosa sta succedendo?
I laici più avveduti sostengono che la vera laicità non si chiude ad una
presenza pubblica delle religioni, che sul terreno della ragione è possibile
intendersi e collaborare perché tanti valori cattolici sono anche valori laici
in quanto sono semplicemente valori umani, che la laicità ha interesse che i
cattolici agiscano come tali, senza camuffarsi, e che la gerarchia stessa possa
e debba dare il proprio contributo, che il papa dovesse andare alla Sapienza
perché la vera laicità ascolta anche i ragionamenti teologici in quanto non si
ritiene autosufficiente, che il popolo cristiano, anche contro ministri
cattolici, possa radunarsi a piazza san Giovanni per ribadire pubblicamente la
verità della famiglia e che tutto questo non è integralismo, ma dialettica
democratica e confronto laico, e che sia giusto e laico porre “valori non
negoziabili” proprio per non trasformare la politica in religione.

Questa è la laicità che spiazza i
cattolici democratici e li rende superati ed inutili. Essi hanno bisogno che
laicità e religione non si capiscano. Così hanno la possibilità di godere della
rendita di posizione di chi è capace di dialogare, non vuole steccati, rifiuta
le crociate e dà sempre ragione al mondo e sempre torto alla Chiesa. Ma se
nasce una laicità che accetta che si parli di “peccato” nella cosa pubblica,
che non ha paura di lanciare delle “crociate” per la difesa di diritti umani
fondamentali come quello alla vita, che pubblica sui giornali laici le
encicliche del papa in quanto patrimonio di riflessione utile a tutti e che si
reca all’Angelus in piazza San Pietro per solidarietà con una voce di libertà
cui è stato impedito di parlare, se nasce una laicità secondo cui il mondo non
ha sempre ragione e la Chiesa sempre torto, allora i cattolici democratici cosa
ci stanno a fare?

Il cardinale Bertone aveva
chiesto tempo fa che i cattolici dentro il Pd fossero rispettati, affermando
che ai tempi del vecchio PCI c’era più rispetto di adesso. Forse i primi a non
gradire questo richiamo sono stati proprio i cattolici democratici che di una
laicità non anticlericale non sanno che farsene.