Per i pm di Milano l’azione penale è obbligatoria ma solo contro il Cav.

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Per i pm di Milano l’azione penale è obbligatoria ma solo contro il Cav.

21 Febbraio 2011

E così dopo giorni e giorni e fiumi d’inchiostro, il Commissario D’Avanzoni e la sua squadra di segugi ci hanno lasciato orfani della Ruby-story. Addio al romanzo d’appendice, niente più flussi di coscienza riversati dalla giovane marocchina alle orecchie (dis)attente dei pm di Milano e da lì finiti dritti dritti a largo Fochetti. Forse il materiale letterario s’era esaurito. O forse, più prosaicamente, a Rep. devono essersi accorti che a furia di spulciare i verbali della protagonista del Ruby-gate stavano fornendo ottimi argomenti alla difesa del Cav. e inguaiando i pubblici ministeri più di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi memoria del duo Ghedini-Longo.

A lungo, solleticati da un’arguta considerazione di Vittorio Sgarbi, ci eravamo chiesti come fosse possibile che intercettando per mesi le utenze dell’allora minorenne Karima – una prostituta, a giudizio della Procura – gli inquirenti non si fossero imbattuti neanche in un cliente da sottoporre alle forche caudine dell’obbligatorietà dell’azione penale al pari del Cav. Immaginatevi dunque la sorpresa quando, abbeverandoci alle pagine di Rep., abbiamo scoperto che per avere di che esercitarsi la Boccassini e compagni non avrebbero neanche dovuto prendersi il disturbo di leggere le trascrizioni delle telefonate di Ruby Rubacuori! Sarebbe bastato aprire bene le orecchie durante le sue testimonianze per sentire dalla viva voce della giovane, che ha sempre negato qualsiasi rapporto sessuale con Berlusconi, il racconto di una notte di sesso al prezzo di 4.000 euro con il calciatore Cristiano Ronaldo, consapevole della minore età della sua occasionale concubina.

Se l’episodio sia realmente accaduto o sia soltanto un parto della fervida fantasia di Karima non sta a noi dirlo: ci vorrebbero magari tre giudici in gonnella scomodate in tempi record con un processo immediato. Ma chissà perché, nel caso di Cristiano Ronaldo, D’Avanzo e compagni si sono affrettati a specificare che "i magistrati non hanno potuto controllare" (certo, mica è il presidente del Consiglio!).

Sta di fatto che la situazione è questa: Silvio Berlusconi, con il quale Ruby giura e stragiura di non aver mai avuto rapporti intimi, viene spiato fin dentro la camera da letto in nome dell’obbligatorietà dell’azione penale, e sulla base di un teorema a dir poco vacillante spacciato per "prova evidente" viene spedito a processo in tempi record con l’accusa di prostituzione minorile. Per Cristiano Ronaldo, con il quale Ruby si attribuisce un rapporto sessuale lautamente ricompensato in denaro quando ancora era abbondantemente minorenne, l’esercizio dell’azione penale diventa un optional e – a quanto se ne sa – non vale la pena neanche prendersi il disturbo di una semplice domandina.

Chissà se a qualcuno istituzionalmente titolato verrà in mente di chieder conto ai pm di Milano di questa applicazione intermittente dell’obbligatorietà dell’azione penale, tanto sbandierata per il Cav. e un inutile orpello nel caso di Cristiano Ronaldo. Se invece la cosa passasse sotto silenzio, le morali della favola sarebbe due. Che la magistratura è l’unica categoria di pubblici dipendenti per la quale la violazione di un obbligo non comporta alcun tipo di conseguenza. E che l’obbligatorietà dell’azione penale è l’unica vera legge ad personam: obbligatorietà dell’azione penale contro Berlusconi.