Per i servizi l’Iran ha sospeso l’arma nucleare. Ma è vero?

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Per i servizi l’Iran ha sospeso l’arma nucleare. Ma è vero?

04 Dicembre 2007

Quei geni della comunità d’intelligence (cui non mancano mai i fondi per questo genere di cose) ci hanno regalato ancora un altro dei loro divertenti Estimates, stavolta sul programma di sviluppo di armi nucleari iraniano. Proprio quello di cui gli ayatollah negano risolutamente l’esistenza, quello che agli ispettori non è stato permesso di esaminare, e quello di cui un leader iraniano o l’altro ha ammesso l’esistenza per sbaglio in più di una circostanza. Oggi ci deliziano con appena poco più di due pagine di Key Judgements su un tema di così grande importanza.

Due anni fa, la comunità d’intelligence (IC) – la stessa che gridava ai quattro venti di avere informazioni dettagliate sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, che si è fatta splendidamente sfuggire Al Qaeda da sotto il naso, e che negli ultimi vent’anni ha avuto almeno due squadre di spie infiltrate in Iran – ci disse di essere pressoché certa che “l’Iran era determinato a dotarsi di armi nucleari”.

Ieri ha ribaltato i termini della questione, rivelando che, già due anni prima del loro report del 2005, gli iraniani avevano “sospeso il programma (segreto) di sviluppo di armi nucleari”, che “la sospensione ha avuto una durata almeno di qualche anno” e che dura tuttora (sebbene su questo l’IC sia meno certa). In materia all’interno dell’IC c’è qualche divergenza. Il Dipartimento dell’Energia e il Consiglio Nazionale dell’Intelligence a prima vista sono d’accordo nel ritenere che una qualche sospensione ci sia stata, ma non sanno dire con certezza se sia estesa o meno “a tutto il programma di sviluppo di armi nucleari”.

A farla breve, per alcuni analisti non esiste nessun programma segreto, mentre altri non ne sono così sicuri. Al briefing di lunedì mattina, in uno slancio di estremo candore, questi gentiluomini hanno sottolineato come l’Iran abbia “l’obiettivo latente” di munirsi di armi nucleari, che nel nostro sistema informativo “permangono delle falle” e che il regime degli ayatollah è “probabilmente l’obiettivo dell’intelligence più duro che esista”. E ci avvertono, in uno dei loro Key Judgements, che la cosa %0Astrana è pensare che l’Iran voglia dotarsi di armi nucleari. Si prenda questa frase: “Solo la decisione politica di abbandonare l’obiettivo delle armi nucleari potrebbe spingere l’Iran a non produrle, e una tale decisione è di per sé reversibile”. Il che sembra voler dire che la sospensione è solo una mossa tattica, non una decisione strategica.

Certamente nessuno può biasimarli per aver fallito nel tentativo di proteggersi le spalle. Tuttavia, a dispetto dei “buchi nell’intelligence” e della reputazione della Repubblica islamica (ben nota per essere tra le più ingannevoli della terra), l’IC va avanti per la sua strada e annuncia che l’Iran è ancora molto lontano dal poter schierare delle testate nucleari. La data più vicina – benché “altamente improbabile” –, quando l’Iran sarà in grado di produrre sufficiente uranio altamente arricchito, è la fine del 2009, ma è più ragionevole guardare al torno di tempo tra il 2010 e il 2015.  E ciò è di grande interesse, visto che tale previsione corrisponde a quella fatta nel 2005, quando disse che l’Iran aveva compiuto notevoli progressi tecnologici e che avrebbe potuto produrre abbastanza uranio per un’arma nucleare “entro la fine di questa decade”. E l’IC, comunque sia, rileva come l’Iran disponga tuttora della “capacità scientifica, tecnologica e industriale […] per produrre armi nucleari se dovesse decidere di farlo”.

Tutto ciò va messo in relazione alla capacità di Teheran di arricchire uranio per conto proprio. Di certo ne ha potuto ricevere delle quantità dall’estero, e lo stesso IC ammette che non può escludere che l’Iran abbia ottenuto un’arma vera e propria “o abbastanza materiale fissile per un’arma”.

L’attitudine a proteggersi le spalle continua, ma non finisce qui. Dopo tutto, gli iraniani primeggiano nell’arte dell’inganno, e noi siamo stati già fregati sui programmi nucleari che dai paesi dell’Unione Sovietica sono poi finiti in India e in Pakistan. Forse, chissà, ci stanno fregando di nuovo. L’IC non la pensa così, sebbene, col solito fare altalenante, “ da un lato sì, dall’altro forse”, i suoi esponenti, nella conferenza stampa di ieri, abbiano risposto alla domanda rassicurando i giornalisti in questo modo: “Abbiamo simulato un simile scenario più di una mezza dozzina di volte”, eppure gli analisti sono giunti alla conclusione che si tratta di uno scenario “plausibile ma non probabile”.

Tom Joscelyn saggiamente ci consiglia di essere scettici su tutto quello che proviene dall’IC, e chiede giustamente su quali fonti si basa la sua conclusione. Non potendo tirare a indovinare, senza un’informazione così importante risulta difficile dare un  giudizio sull’attendibilità dell’analisi. Ma a prescindere da quello che gli uomini dell’IC pensano davvero, loro stessi sanno bene che qualsiasi cosa dicano va valutato alla luce del senso comune, dell’opinione degli altri paesi e della storia della proliferazione nucleare. I programmi di sviluppo di armi di distruzione di massa sono più facili da nascondere di quel si pensi. Dopo la prima guerra del Golfo, ad esempio, rimanemmo stupefatti nello scoprire quanto l’Iraq di Saddam fosse avanti nel settore. Dire che “sappiamo” che l’Iran non ha più un programma segreto per le armi nucleari è solo un’affermazione. Non possiamo, infatti, provare il contrario, e questo l’IC lo sa meglio di tutti.

Per di più, c’è la vecchia prova del fiuto. In quattro anni, partendo da zero, siamo arrivati a bombardare Hiroshima e Nagasaki, quando nessuno sapeva che la cosa fosse fattibile. Secondo l’IC, gli iraniani puntano all’arma nucleare “almeno dalla fine degli anni ‘80” (personalmente non credo che il programma abbia preso il via prima del 1991, ma non sottilizziamo). Ai quei tempi, la tecnologia nucleare era venduta a prezzi stracciati (e l’Iran aveva molto denaro da spendere), A. Q. Khan gestiva il suo bazaar, i fisici sovietici trovarono lavoro a Teheran, e gli stessi iraniani non mancano di scaltrezza, anzi. E’ verosimile che l’Iran in vent’anni non sia stato in grado di costruire testate nucleari? Assolutamente no.

Se quest’ultimo National Intelligence Estimate corrisponde alla verità, le prove a suo sostegno dovrebbero essere schiaccianti. E le prove schiaccianti in giro scarseggiano. Questi sono gli stessi incompetenti che per anni ci hanno detto che sunniti e sciiti non possono collaborare, quando avrebbero dovuto sapere che le Guardie Rivoluzionarie Iraniane, all’inizio degli anni ’70, furono addestrate dall’al-Fatah di Yasser Arafat.

Io non gli credo.

© National Review Online

Michael A. Ledeen è Freedom Scholar all’American Enterprise Institute