Per il fotovoltaico è finito il tempo delle vacche grasse
21 Luglio 2010
Il testo definitivo, quello che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ancora non c’è. Ma ormai il decreto sul nuovo Conto Energia, che stabilisce un incentivo per vent’anni a privati, imprese ed enti pubblici che installino impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica, ha avuto il via libera della Conferenza Unificata Stato-Regioni e si appresta di qui a breve a colmare un vuoto normativo di oltre sei mesi che continuava a gravare sul settore e, in particolare, sui piani di investimenti societari.
Il testo del decreto fissa in tre anni (2011-2013) il periodo incentivabile, modificando da 3 a 6 gli scaglioni di potenza degli impianti (inserendo quelli di capacità nominale di picco tra 20 e 200 kW, tra 20 e 1.000 kW e tra 1.000 e 5.000 kW, che si vanno ad affiancare a quelli tra 1 e 3 KW, tra 3 e 20 kW e oltre 20 kW previsti dal “vecchio” Conto Energia) al fine di adeguarli meglio alla realtà del mercato, identificando solo due tipologie di impianti (su edifici e non) e aumentando fino a 90 giorni dalla data di connessione (contro i precedenti 60) il tempo massimo per richiedere al Gestore dei Servizi Energetici (Gse) la concessione della tariffa incentivante.
Ma la vera novità del testo in via di pubblicazione è il taglio graduale degli incentivi. Taglio che andrà a tutto beneficio dei consumatori di energia elettrica, che continuano a pagare in bolletta una quota per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Rispetto al 2010, infatti, i contributi per l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici installati nel 2011 saranno rivisti al ribasso in una percentuale compresa tra il 18% e il 20%, a seconda della classe di potenza, mentre per quelli che entreranno in esercizio nel 2012 e nel 2013 è prevista una decurtazione di un altro 6% all’anno. A motivare questa scelta è la tendenziale crescita delle economie di scala, in modo da avvicinarsi sempre più alla grid parity, la riduzione del 30-40% del costo dei componenti e la necessità di usare al meglio le risorse disponibili.
Un segnale non trascurabile, auspicato anche dal presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Alessandro Ortis, in occasione della presentazione della Relazione Annuale 2010. Quest’anno, ha sottolineato, “il costo delle incentivazioni per le rinnovabili (fonti assimilate CIP6 escluse) supererà i 3 miliardi di euro: quasi il 10% del costo annuale del sistema elettrico nel suo complesso. Considerando che l’energia incentivata è dell’ordine dei 20 miliardi di kWh, l’incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell’energia prodotta; così paghiamo l’energia incentivata 3 volte quella convenzionale”. Di qui la richiesta di una revisione della durata e del livello dei contributi, con particolare attenzione al solare fotovoltaico, e di uno spostamento di “parte degli oneri per l’incentivazione delle rinnovabili dalla bolletta alla fiscalità generale, garantendo quest’ultima criteri di progressività e proporzionalità più adatti all’impegno sociale necessario per la tutela ambientale. Qualora, invece”, ha aggiunto Ortis, “si volessero mantenere in tariffa gli incentivi per le rinnovabili, potrebbe essere opportuno che le politiche energetiche-ambientali-industriali, proprie di Governo e Parlamento, si limitassero a fissare gli obiettivi quantitativi e temporali per ciascuna fonte, lasciando poi che sia l’Autorità (già impegnata in materia di tariffe) a stabilire le modalità per farli rispettare al minimo costo, in modo efficiente, sul modello già positivamente sperimentato con il meccanismo dei certificati bianchi per i risparmi energetici. Ciò potrebbe assicurare, assieme all’uso efficiente degli incentivi, anche una maggiore stabilità degli stessi, posto che negli ultimi 10 anni sono stati modificati quasi una volta all’anno”.
Tra le novità del terzo Conto Energia, da segnalare anche il limite di 3.000 MW della potenza fotovoltaica cumulativa degli impianti che possono avere accesso alle tariffe incentivanti e il valore della potenza da installare entro il 2020 per raggiungere gli obiettivi stabiliti in sede comunitaria (8.000 MW): un limite che, secondo le aziende del settore, appare troppo basso e non coerente con lo sviluppo previsto del mercato (basti pensare che nell’ultimo anno sono stati installati 1,5 GW fotovoltaici).
Le associazioni di categoria hanno accolto il decreto con prudente soddisfazione. Non mancano alcuni aspetti critici: in alcuni casi si poteva fare di più (un periodo di regolamentazione di 5 anni in luogo dei 3 previsti) e in altri di meno (il taglio del 6% degli incentivi per il biennio 2012-2013 è ben al di sopra dell’auspicato 4%). Ma tutto sommato nessuno sembra gridare allo scandalo o lamentare ingiustizie palesi ai danni del comparto. Anzi, da più parti si indica una strada rosea per le aziende italiane, con la nascita di nuove realtà piccole e medie, maggiori investimenti in formazione, posti di lavoro in più. Anche lo scoglio del potenziamento della rete, che rischia di limitare lo sviluppo della capacità produttiva di qui a breve, sembra destinato ad essere superato dopo l’apertura di Enel e Terna per collaborare al potenziamento delle linee elettriche e l’individuazione da parte dell’Autorità per l’Energia di un meccanismo di premi e penalizzazioni al fine ultimo di ottenere il rispetto della data di entrata in esercizio degli interventi di sviluppo previsti.
Ma a gioire dovrebbero essere anche i consumatori, la maggior parte dei quali è ignara del fatto che nelle pieghe delle bollette elettriche si annida un balzello che contribuisce allo sviluppo del fotovoltaico. La componente tariffaria in questione è la A3 che, all’interno della categoria degli oneri generali del sistema elettrico, viene indicata con la dicitura “Promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate”. Gli oneri di sistema, nel complesso, pesano per quasi il 10% sulla spesa elettrica dell’utente tipo domestico e, al loro interno, oltre il 76% è da imputare proprio alla promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate.
L’Autorità per l’Energia indica in oltre 3 miliardi di euro il costo totale per l’incentivazione delle sole fonti rinnovabili. Dal prossimo anno e per i successivi due questa cifra dovrebbe sgonfiarsi, garantendo quindi “risparmi” (sarebbe il caso di parlare di minori costi) per tutte le famiglie italiane.