Per il Guardian è la Rodotà l’ultima paladina del femminismo all’italiana
04 Ottobre 2009
di Daniela Coli
I media non si sono mai limitati a dare notizie, ma ultimamente a causa della concorrenza di tv e web, producono soap interminabili e con i personaggi giusti diventano più internazionali di Beautiful. La fiction su Berlusconi iniziata da mesi da Repubblica ha rivelato talenti creativi sorprendenti, come Fabrizio D’Esposito, che potrebbe candidarsi a Pitigrilli del Duemila e cominciare a sfornare romanzi. Il Guardian però con la complicità di un gruppo di donne ultraquarantenni e cinquantenni, di Gad Lerner e del Corriere, ha superato tutti e ha dato a bere ai poveri sudditi brit che in Italia sia in corso una rivolta del genere femminile contro Berlusconi, oppressore delle donne di un disgraziato paese cattolico, dove l’aborto fu legalizzato solo nel 1978 e la chiesa vieta la pillola del giorno dopo.
Senza neppure riflettere sul fatto che l’Italia è un paese dove la natalità è a crescita zero e vive una crisi demografica tale da essere considerata senza futuro dal Times di Harding (sempre amichevole col nostro paese), il Guardian ha pubblicato qualche giorno fa un articolo dove presenta l’eroina del new feminism che dalla redazione del Corriere sta per portare la rivolta nelle piazze italiane.
Secondo il quotidiano inglese, le donne italiane non vogliono più avere tette, belle gambe, pelle liscia, capelli folti, vogliono le rughe, i seni cadenti, il corpo flaccido. Non vogliono essere più la donna-feticcio rappresentata dalle veline, fresche e sode, come ha scritto l’ultraquarantenne Maria Laura Rodotà in un’accorata lettera alle donne sul Corriere del 15 settembre, lanciando la crociata delle “donne mature (invisibili)” contro le “giovani (preferibilmente scollate)”. Maria Laura Rodotà, Malli, per le affezionate fan di sinistra del suo blog Avantipop, sul Corriere si occupa prevalentemente di facezie come tubini, slip, tacchi e, occasionalmente, del disastro della sinistra. Figlia di élite che si sente élite ha protestato vivamente contro la battuta di Brunetta contro le élite parassitarie, senza specificare cosa l’aveva più offesa dell’espressione del ministro. Oramai però Malli è diventata l’eroina del Guardian contro la Donna Unica Italiana devastata dalla chirurgia plastica e dal botux.
Sempre senza una ruga, tubini neri e giacchettini da squinzia, l’eroina del Guardian denuncia l’umiliazione delle italiane mature dall’inizio del caso Noemi, la bella diciottenne di cui i media hanno mostrato un corpo senza alcun segno di chirurgia plastica o botux. Come cantava Fabrizio De Andrè si danno buoni consigli quando non si più dare cattivo esempio: così Malli è diventata la pasionaria del Corpo delle donne e ritiene intollerabile la violenza non solo delle veline, ma soprattutto quella delle ragazze giovani e toniche che incontra dovunque in Italia. Il Guardian cita il documentario rivoluzionario The body of women, mostrato da Gad Lerner nel talk show L’Infedele. Il quotidiano labour non sa quale vena aurifera potrebbe rappresentare Gad Lerner per la fiction domenicale sull’Italia sporcacciona: ignora che Carmen Llera, vedova Moravia, farebbe apparire un’educanda la escort D’Addario se parlasse dei suoi trascorsi, ma non si può chiedere ai corrispondenti brit da Roma di imparare l’italiano. El Pais però dovrebbe conoscere la spagnola e invitarla insieme alla D’Addario per un faccia a faccia su Gad, Silvio e il sesso. Gli inglesi sono puritani e il Guardian si limita a informarli della rivolta in corso in Italia contro il sessismo di donne magistrato, suore, storiche e imprenditrici. Riprende la lettera-articolo di Malli sul Corriere e cita il cervello in fuga Michela Marzano, che scrive libri vecchi, come ha mostrato Giuseppe Bedeschi, dove critica il capitalismo alienato delle multinazionali e protesta contro l’individuo infelice se non si afferma professionalmente.
La Marzano scrive libri con titoli forti come Straniero nel corpo, roba da far concorrenza a Uccelli di rovo nei supermercati, ma Malli non lo sa e neppure il Guardian, che mette in risalto come la rivolta coinvolga non solo una vecchia comunista doc come Miriam Mafai, ma anche accademiche di destra del think tank di Fini, presentato come il capo della resistenza al modello berlusconiano della donna giovane e bella. Gli inglesi hanno una grande nostalgia dell’Italia degli anni ’40 e ’50, con gli sciuscià, i ladri di bicicletta, le ciociare e nessun miracolo italiano. Non poteva mancare per illustrare l’articolo, la foto di Anna Magnani, il simbolo brit dell’italiana, popolana emotiva e arruffata. Per il Guardian la Magnani sarebbe addirittura l’icona delle nuove eroine della rivolta contro il sessismo. Chissà cosa direbbe Annarella a vedersi celebrata insieme a Malli come simbolo del new feminism. A lei piacevano giovani bellissimi come Massimo Serato, che le signore andavano a sentire recitare a teatro per ammirarne il corpo perfetto, o registi come Roberto Rossellini per cui Ingrid Bergman lasciò Hollywood e marito alla fine degli anni ’40. Uomini per i quali era pronta ad azzuffarsi con le rivali, come un maschiaccio. Forse Annarella a leggere il Guardian si limiterebbe a dire soltanto “fregnacce”, ma questo Malli non la sa e forse neppure il Corriere. Ci salverà Aldo Grasso?