Per il Pd la Bindi rischia di diventare “più bella che intelligente”

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Per il Pd la Bindi rischia di diventare “più bella che intelligente”

13 Marzo 2012

Tutti contro tutti. Soprattutto tutti contro Rosy. In queste ore nel Pd si è scatenata una tempesta di portata eccezionale. Il tema, i matrimoni gay, è quello che da sempre fa arrossire la politica italiana in generale ma che adesso sembra creare imbarazzi anche a quella parte della politica che si dichiara, almeno sulla carta, progressista. Ad alzare il polverone sono bastate due dichiarazioni di Angelino Alfano: una in cui  ribadiva semplicemente la posizione del Pdl sull’argomento – “Noi stiamo con la famiglia, la sinistra sta con i gay” – e un’altra in cui pungolava Bersani&co.: “Se la sinistra andrà al governo, farà quello che hanno fatto in Spagna. Ossia il matrimonio tra uomini, le coppie di fatto”.

Parole che hanno aperto il vaso di Pandora del Partito democratico che ha visto tutti i suoi esponenti di spicco scappare come atomi impazziti, rifuggendo l’argomento perché preoccupati di scrollarsi di dosso l’accusa di “zapaterismo” filo-gay lanciata da destra e di tener buona la Chiesa. A denunciare il fuggi fuggi generale è l’unica parlamentare dichiaratamente omosessuale, Paola Concia: “Possibile che non uno, dico uno solo, dei dirigenti del Pd abbia saputo rispondere ad Alfano come avrebbe risposto qualsiasi leader progressista al mondo? Tutti a difendersi come se sostenere uguali diritti per i gay fosse un peccato, e Alfano li avesse presi in castagna”.

Ma tra un Bersani e un Vendola che glissano sul tema e una Finocchiaro che accusa Alfano di “dire bugie e offendere gli avversari” c’è chi l’ha fatta più grossa: Rosy Bindi che è andata in tv per spiegare che lei, per i gay, giammai userebbe “la parola ‘matrimonio’”. Apriti cielo, la frangia omosessuale del partito gli si è rivoltata violentemente contro minacciando di stracciare in mille pezzi la tessera del Pd che, a loro detta, somiglia sempre più a una “brutta copia della Dc”.

C’è chi l’ha paragonata ad autocrati spiccatamente omofobi del calibro di Lukashenko e Fidel Castro. Chi le dato della “vecchia democristiana bigotta” piuttosto che dell’“inginocchiata ai vescovi”. Ancora, chi ha sarcasticamente benedetto la “nuova coppia di fatto” Bindi-Buttiglione che condivide la stessa linea anti-matrimoni gay. E chi addirittura è arrivato quasi a rimpiangere chi riusciva a “trattarla come merita” – udite udite –: Silvio Berlusconi.

Insomma, la Bindi ha dimostrato di essere una delle voci principali di un partito che fa il proprio mestiere di sinistra liberal solo quando gli conviene e che dimostra totale incoerenza nelle sue azioni. Se, infatti, il Pd l’ha sempre schierata in prima linea ad ogni manifestazione contro l’"oscurantismo" dell’era Berlusconi, per denunciarne costumi e abitudini, in una veste, quella di super bacchettona, che gli faceva comodo, adesso che le ha sentito esprimere, in perfetta coerenza proprio con quella visione bacchettona, il suo punto di vista sui matrimoni gay, la condanna e la massacra di isulti. Evviva la logicità! A questo punto ci chiediamo, che il Partito democratico finisca pure per adottare contro Rosi quel tormentone di matrice berlusconiana che la voleva “più bella che intelligente”?