Per la Bce è stato d’allerta. Italia a rischio se non risana i conti

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Per la Bce è stato d’allerta. Italia a rischio se non risana i conti

Per la Bce è stato d’allerta. Italia a rischio se non risana i conti

12 Giugno 2008

L’Europa chiede maggiori sforzi per il consolidamento. Il bollettino mensile della Bce tuona: l’inflazione nell’Eurozona è ampiamente superiore al 3% e crescerà ancora durante il 2008.

L’Italia, assieme alla Germania, rischia di assistere quest’anno ad un "significativo peggioramento" del deficit di bilancio, che potrebbe lievitare di 0,4 punti rispetto al Pil, a causa della crescita lenta che mette a rischio il gettito fiscale. Ogni tre mesi l’istituzione monetaria pubblica un esame sulla situazione della finanza pubblica nell’area dell’euro, e ancora una volta questa analisi è occasione per rilanciare le esortazioni ai governi ad una "maggiore ambizione" sulle politiche di risanamento dei conti. La Bce mette in guardia dal peggioramento del contesto economico che rischia di far venir meno le entrate fiscali supplementari osservate nell’ultimo biennio.

Ma le esortazioni sui conti pubblici vedono il bel Paese in buona compagnia: dei 15 stati che aderiscono alla valuta unica, e che lo scorso anno avevano concordato un programma di progressivo riequilibrio dei conti pubblici sul medio termine, sul 2007 otto risultavano non in linea con gli impegni presi – Belgio, Germania, Grecia, Francia, Italia, Malta, Austria e Portogallo – e per il 2008 saliranno a dieci: "è previsto che Irlanda e Slovenia disattendano gli impegni di medio termine".

Tra i motivi di maggiore preoccupazione per la Bce resta l’andamento dei prezzi di prodotti energetici e alimentari, cause dell’aumento del costo del denaro. La crescita delle previsioni sull’inflazione per 2008 e 2009 sono infatti, si legge dal testo,  "riconducibili principalmente a ulteriori rincari del petrolio e dei beni alimentari". I futures su tali beni infatti, indicano rialzi consistenti per il prossimo futuro. "Le quotazioni delle materie prime minerali non energetiche – si legge sul bollettino – dovrebbero mediamente salire del 13,8% nel 2008 e del 6,2% nell’anno seguente. I prezzi internazionali degli alimentari aumenterebbero rispettivamente del 44% e del 6,1% nei due anni considerati".

Nel 2007 in bilancio è infatti stato giudicato favorevole ma per il biennio 2008-2009 la Bce si attende una leggera crescita del Pil e una diminuzione delle entrate. Tra le cause rintracciate: l’assenza di politiche di risanamento dei conti pubblici, l’aumento dei prezzi e il divario tra questi e i salari.

Se nei 4 anni passati il disavanzo delle pubbliche aministrazioni è sceso gradualmente, si prevede che entro la fine dell’anno si registrerà un aumento dell 1% sul Pil e in assenza di cambiamenti nelle politiche di bilancio, all’1,1% del Pil nel 2009.

L’Eurotower prevede infattiche in alcuni Paesi, che "non hanno utilizzato le recenti condizioni favorevoli del ciclo economico per risanare in misura sufficiente le finanze pubbliche, i disavanzi di bilancio si avvicinino o raggiungano il valore di riferimento del 3% del pil". "I paesi che non riescono a conseguire il rispettivo obiettivo di medio termine – prosegue l’istituto di Francoforte – dovrebbero elaborare e attuare politiche di bilancio molto più ambiziose al fine di allineare i propri conti pubblici ai requisiti del Patto di stabilità e crescita e agli impegni dell’Eurogruppo". Pertanto, "politiche di bilancio prudenti concorrerebbero anche a fronteggiare gli squilibri macroeconomici dell’area dell’euro".

La Bce dunque chiede uno sforzo "più ambizioso" per il risanamento dei conti e ricorda ai Paesi che hanno adottato l’euro l’obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2010.

Un capitolo è dedicato alla preoccupazione per i segnali di "forte accelerazione" nella crescita del salari per l’anno corente, espanzione che "deve essere esaminata attentamente al fine di valutare i possibili rischi di inflazione". Da mesi l’istituzione monetaria mette in guardia dall’insorgere di possibili spirali inflazione-buste paga, che rischierebbero di destabilizzare i prezzi in maniera prolungata. Nel bollettino mensile la Bce ha inserito un riquadro di analisi sul recente andamento dei salari per la media dell’area dell’euro. "La crescita delle retribuzioni contrattuali si è collocata al 2,7% nel primo trimestre dell’anno – si legge – rispetto al 2,2% nella media del 2007. Tale accelerazione riflette probabilmente il protrarsi delle condizioni di tensione sul mercato del lavoro", dove l’indice di disoccupazione medio è calato ai minimi degli ultimi 25 anni. La Bce teme "l’esaurirsi della passata moderazione salariale in alcuni Paesi o settori, in particolare quello pubblico, e o il venir meno delle misure tese a ridurre i contributi previdenziali". "Incrementi moderati del costo del lavoro – avverte la Bce – sono particolarmente importanti nei paesi che hanno perso competitività di prezzo nel corso degli ultimi anni.