Per la Cia un attacco di Israele all’Iran porterebbe “gravi problemi”
20 Maggio 2009
Si dialoga ma ci si prepara anche al peggio. Veniamo a sapere che il capo della Cia, Leon Panetta, un paio di settimane fa ha incontrato in segreto il premier Netanyahu per coordinarsi sull’agenda iraniana ma soprattutto scongiurare un eventuale attacco israeliano a sorpresa contro gli impianti nucleari di Teheran. “Israele sa di doversi coordinare con altri Paesi per la sua strategia nei confronti dell’Iran ed è consapevole che lanciare un attacco militare contro gli impianti della Repubblica Islamica comporterebbe gravi problemi”.
Washington evidentemente teme che, se Obama insistesse nella politica della “mano tesa”, Israele potrebbe prendere la decisione di attaccare entro la fine di quest’anno, come fece nel 1981 colpendo preventivamente il reattore iracheno di Osirak. Netanyahu, ha aggiunto Panetta, “capisce che se Israele procederà da solo ne deriveranno gravi problemi”, ma al tempo stesso assicura il premier israeliano che gli Stati Uniti non stanno avendo un “approccio naif” al dossier atomico iraniano.
Secondo la Cia, l’Iran avrebbe interrotto il suo piano per dotarsi di armi nucleari ma “l’opzione resta aperta” e Teheran continua a sviluppare tecnologie per l’arricchimento dell’uranio. Israele ha messo nel conto una eventualità del genere e, oltre alle manovre militari necessarie per rispondere all’attacco sta preparando psicologicamente anche la popolazione civile.
L’Iran, da parte sua, ha spostato i suoi missili balistici verso le posizioni di lancio, mettendo fra i possibili target il cuore del programma nucleare israeliano, gli impianti di Dimona. Gli “Shahab-3B” hanno una gittata di circa 1,250 miglia e sarebbero usati in una eventuale reazione iraniana nel mediterraneo di fronte a un attacco condotto contro le proprie installazioni nucleari.
Il comandante delle “Guardie Rivoluzionarie”, generale Jafari, ha detto che “Israele è completamente raggiungibile dai missili della nostra Repubblica. La nostra capacità militare e la potenza dei nostri missili è tale che il regime Sionista – a dispetto delle sue abilità – non è in grado di confrontarsi con noi".
Da Israele è passato anche il capo di Stato Maggiore, Mullen, per una serie di colloqui sull’argomento con il generale Ashkenazi. Israele, grazie all’amministrazione Bush, può contare sui sistemi satellitari americani per seguire i movimenti dei missili iraniani e il loro eventuale lancio; non sarebbe semplice per le forze aeree israeliane colpire e distruggere i missili ma in ogni caso il sistema darebbe circa un quarto d’ora di tempo agli israeliani per reagire.