Per la democrazia in Medio Oriente serve un Rinascimento islamico
08 Agosto 2008
di Barry Rubin
Un diciannovenne sta per essere decapitato per uno scherzo di cattivo gusto ritenuto blasfemo. Un padre è accusato di avere ucciso il figlio convertitosi a un’altra religione. Non si tratta di musulmani, ma di cristiani; siamo in Francia, nella seconda metà del XVIII secolo.
C’è stato un tempo in cui l’Europa promuoveva atteggiamenti non dissimili da quelli degli attuali paesi a maggioranza islamica. Eppure già all’inizio del XVIII secolo le cose stavano cambiando. Nel primo caso citato né il re né gli stessi vescovi cattolici riuscirono a salvare il povero cavaliere de la Barre, ma la loro vigorosa protesta pose fine a quel tipo di esecuzione. Nel secondo caso la reazione immediata fu la condanna a morte del padre, monsieur Calas, con l’accusa di omicidio, ma essa fu subito commutata a furor di popolo nella rimessa in libertà: l’uomo sarebbe stato vittima di un complotto disonesto per il solo fatto di essere protestante.
Può darsi, insomma, che ci siano analogie tra le società occidentali e quelle mediorientali. Eppure, anche tralasciando importanti questioni dottrinali di natura religiosa, la differenza sta nel fatto che le società occidentali si sono da tempo lasciate alle spalle realtà che nelle loro controparti a maggioranza musulmana esistono ancora. Le crociate si sono concluse otto secoli fa; il Jihad è ancora in corso.
Esistono poi altre differenze essenziali. In Occidente, per fare un primo esempio, l’opinione pubblica di stampo progressista, gli intellettuali, i governi e perfino buona parte delle chiese cristiane hanno combattuto per il progresso. Non hanno detto: “Questi sono i nostri costumi sacri, il nostro stile di vita, e quindi devono restare gli stessi in eterno”. Il timore di essere bollati come “cristianofobi” non li ha certo fermati.
Un’altra differenza è questa: per dare vita alla società democratica occidentale dei nostri giorni ci sono voluti quattro secoli di ripensamenti, lotte e discussioni, mentre nell’ipotesi migliore nel Medio Oriente di oggi questo processi hanno appena avuto inizio.
È sorprendente come lo studio di questa regione – probabilmente la più importante impresa intellettuale del nostro tempo – sia spesso praticato in maniera arbitraria sulla base delle ultime interviste uscite sui giornali, piene di buone intenzioni. Se vogliamo affrontare seriamente un compito di questa portata è necessaria una prospettiva storica seria. La maggior parte del lavoro dovrebbe essere basato sui tratti specifici del passato e della visione del mondo della regione. Dato che però si continua a voler fabbricare analogie trans-regionali, ecco un modo per farlo.
Si prenda in esame la seguente affermazione: “il mondo non è governato da un essere intelligente”. È la religione, piuttosto, ad aver creato una divinità che è “un mostro di irragionevolezza, ingiustizia, crudeltà e ferocia”. Forse lo ha detto qualcuno la settimana scorsa, in un paese occidentale? No, ad affermarlo è stato lo scrittore francese Jean Meslier, nel 1723. All’epoca una frase come questa scottava troppo per poterla divulgare, ma qualche decennio più tardi essa apparteneva al senso comune del pensiero francese. Detto per inciso, Meslier fu per tutta la vita un sacerdote cattolico.
Le fondamenta della democrazia furono poste nel 1215 in Inghilterra con la Magna Carta. La battaglia per ottenere una divisione legittima tra religione e stato fu combattuta e in buona parte vinta nel corso del medioevo. Questi sono i presupposti per una società dotata di un governo laico.
È vero, nel XVI secolo in Inghilterra i preti cattolici clandestini venivano torturati e condannati a morte, mentre in Francia i protestanti soffrivano angherie anche peggiori. Eppure al tempo stesso le università inglesi insegnavano la tradizione classica che in Italia fu alla base dell’arte figurativa. Le opere teatrali di Shakespeare e di altri furono il prodotto di questa libertà, di questo retaggio e di questo esempio. Furono poste le basi per una cultura pragmatica, empirista e utilitarista fondata sul metodo scientifico.
Tutto questo prese il nome di Rinascimento, che significa rinascita. La grande civiltà classica fu ricostruita a beneficio dell’Occidente. La Grecia e Roma, però, non facevano parte della tradizione islamica. L’arte figurativa è guardata con sospetto. Le epoche anteriori all’avvento dell’Islam vengono rifiutate con orrore.
Ancora oggi, in Medio Oriente la laicità è un crimine quasi degno della forca, e la democrazia, nell’accezione occidentale del termine, è ritenuta inadeguata. Buona parte della produzione culturale europea tra XVI e XVIII secolo non sarebbe mai stata realizzata o generalmente accettata nel mondo arabo di oggi.
Naturalmente tali prodotti si vedono anche laggiù, ma quasi sempre come beni importati dall’Occidente, il che suscita sospetti e incoraggia le forze dominanti, clericali e statali, a demonizzare l’Occidente per inibire il fascino delle idee sovversive.
Il grande storico, Alfred Cobban, ha scritto che in Francia la nuova ideologia laica ha trionfato tra il 1748 e il 1770, dopo essere fiorita in Inghilterra e nei Paesi Bassi. Persino all’interno della chiesa cattolica “lo spirito di persecuzione si stava spegnendo”. Le rivoluzioni inglese, olandese, americana e francese non furono trionfi del tradizionalismo, come in Iran, ma quelli di una più larga democrazia. Molti occidentali continuarono (e continuano tuttora) a essere persone religiose, ma di un genere più aperto e tollerante.
La lotta tra le vecchie e le nuove società ha segnato buona parte del XIX e del XX secolo, ma la tendenza era netta. Può darsi che il fascismo (per certi versi anche il comunismo) e la seconda guerra mondiale siano stati nell’ordine rispettivo l’ultimo movimento rivoluzionario e l’ultimo episodio della lotta. La vittoria, però, ha richiesto 500 anni di riflessione e di studio.
Il Medio Oriente non ha mai conosciuto una storia come questa, e molti problemi aggiuntivi ostacolano il cambiamento che potrebbe portare la moderazione e la democrazia. Nello specifico si può pensare quello che si vuole della dottrina islamica come viene comunemente interpretata, ma il grande problema è che essa resta a tal punto potente ed egemonica. Il nazionalismo arabo è antidemocratico, repressivo e statalista. I fondamentalisti islamici aspirano a un VIII secolo appena corretto, ma fornito di missili e di mezzi di comunicazione di massa.
Peggio ancora, i regimi ed i rivoluzionari mediorientali conoscono la storia occidentale. Sono consapevoli del fatto che i nostri filosofi e scienziati devoti sbagliavano quando credevano in buona fede che la libera indagine e la democrazia non avrebbero rappresentato una minaccia per la religione tradizionale e lo status quo. L’apertura ha portato alla rivoluzione e alla società moderna, dotata di un governo laico, un Occidente afflitto da tutti i mali deplorati dai detentori del potere religioso, ideologico e politico in Medio Oriente. Sanno bene che cosa è successo alle dittature del blocco sovietico che hanno provato a concedere maggiore libertà. E sanno anche che accettare idee occidentali spinge la gente a voler cambiare anche la società in cui vivono.
A questa consapevolezza si aggiungono armi, tecnologia, nuovi sistemi di organizzazione e di comunicazione, tutto allo scopo di bloccare il cambiamento con la persuasione e la minaccia. Questo vale per i governanti islamici dell’Iran, per quelli della Siria, che ostentano devozione, e per i monarchi wahhabiti dell’Arabia.
Peggio ancora, infine, un movimento potente in continua crescita – l’Islam radicale – sta ponendo un’alternativa alla modernità. Non si tratta soltanto della piccola e marginale Al-Qaida, ma anche dei governi dell’Iran, della Siria e del Sudan, del regime saudita; di potenti gruppi di influenza come Hamas e gli Hezbollah; i Fratelli Musulmani, e molti altri.
In Medio Oriente, di contro, ci sono singoli individui coraggiosi di orientamento liberale, ma non esiste da nessuna parte un vero e proprio partito liberale, né mezzi di comunicazione in mano a forze liberali, né università che facciano proseliti per la causa liberale. In Egitto l’organizzazione liberale è stata requisita dai Fratelli Musulmani.
Se la maggior parte degli uomini desidera una vita migliore per sé e per i propri figli, respirare, bere acqua e sanguinare quando la si punge (Shakespeare), esattamente come accadeva nelle caverne dell’era glaciale, nell’antica Roma, nella Francia medievale, nella Cina imperiale, nel Perù Inca o nei deserti centrali dell’Australia, ciò non significa che tutti la pensino allo stesso modo o che tutte le società e tutti i governi siano fondamentalmente equivalenti.
Chi non comprende la storia è condannato a esserne travolto.
Traduzione Francesco Peri