Per la Fiat quella di Marchionne è una scelta necessaria

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Per la Fiat quella di Marchionne è una scelta necessaria

Per la Fiat quella di Marchionne è una scelta necessaria

23 Novembre 2011

Colpo a sorpresa, o quasi. Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, ha annunciato che la casa automobilistica torinese disdetta i contratti nazionali in tutti gli stabilimenti italiani. La decisione arriva dopo i referendum negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Mirafiori, nei quali gli operai avevano deciso di cambiare passo e di andare verso dei contratti aziendali. Sergio Marchionne sta dunque imprimendo un cambiamento molto importante nelle relazioni sindacali del nostro Paese, introducendo una maggiore flessibilità e produttività in cambio di forti investimenti negli stabilimenti italiani. E proprio in questi giorni parte la produzione della Nuova Panda a Pomigliano d’Arco, un ritorno di Fiat dalla precedente produzione polacca.

I nuovi contratti sono dunque un cambio molto importante per tutta Italia, pertanto era abbastanza ovvio che l’ad di Fiat andasse verso una ridiscussione generalizzata dei rapporti sindacali italiani. Nelle precedenti “partite”, il contratto “Pomigliano” era stato inserito nonostante la forte opposizione della Fiom, che si era ritrovata isolata a fare una guerra contro le proposte di Marchionne. Anche questa volta, l’annuncio ha suscitato una reazione differente dei diversi sindacati; mentre Cisl e Uil non hanno escluso di poter trovare un accordo con Fiat, la Fiom è andata allo scontro frontale.

Era necessaria questa nuova decisione da parte di Fiat, dopo l’uscita di Confindustria, che aveva già provocato una certa tensione nel panorama italiano? Da un punto di vista industriale, Sergio Marchionne non può fare diversamente. Fiat è in difficoltà nel mercato europeo e anche in casa continua ad accumulare perdite. Fino al 2014, la casa automobilistica italiana potrebbe essere in rosso in Italia e senza una revisione dei contratti e una maggiore produttività degli stabilimenti italiani, l’azienda torinese difficilmente potrebbe raggiungere gli obiettivi del piano industriale.

La stessa Fiat ha voluto confermare l’obiettivo di raggiungere i 4,2 milioni di veicoli venduti nel 2011, nonostante le vendite in Europa vadano malissimo e negli Stati Uniti, pur con Chrysler sempre più forte, la crescita è inferiore al previsto. Nel mercato europeo, Fiat sta soffrendo la debolezza dell’economia e i prossimi mesi potrebbero essere ancora più difficili, se, come sembra, l’economia europea dovesse cadere in recessione.

La quota di mercato della casa automobilistica italiana è ai minimi, nel mese di novembre al 6,6 per cento. Nei primi dieci mesi dell’anno, la market share è caduta dal 8,1 per cento del 2010 al 7,2 per cento del 2011, con una diminuzione delle vendite del 12 per cento. Negli Stati Uniti la situazione è migliore, dato che Chrysler sta accumulando ogni mese crescite a doppia cifra, ma è da registrare il flop della Cinquecento. Le vendite mensili della “piccola” di Torino dovevano essere intorno a 50 mila veicoli, ma in quest’ultimo mese le vendite sono di poco superiori alle 23 mila unità.

I problemi sono stati evidenziati dallo stesso Marchionne che ha giudicato inadeguata la rete di vendita americana di Fiat. I concessionari Chrysler tendono a non vendere la Cinquecento, anche perché il mercato americano è molto differente rispetto a quello europeo. Tradizionalmente negli Stati Uniti i “grandi numeri” delle vendite arrivano dai cosiddetti light truck, veicoli grandi e di grande cilindrata. La Cinquecento poteva avere un certo appeal solo per alcune zone degli Stati Uniti, ma attualmente il grande salto della piccola torinese non è ancora avvenuto. Il mercato americano non è facile da “digerire” per Fiat, nonostante il buon andamento di Chrysler.

Sergio Marchionne si trova dunque di fronte ad una sfida globale molto difficile da vincere. L’Italia rimane una piccola battaglia nella guerra competitiva tra le grandi case automobilistiche mondiali e forse, anche la più facile da vincere.