Per la Lega alla maggioranza servono i numeri e non una nuova alleanza

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Per la Lega alla maggioranza servono i numeri e non una nuova alleanza

05 Gennaio 2011

Il Senatùr lo ha detto senza se e senza ma: il federalismo "deve passare" tra il 17 e il 23 gennaio. Lo ha fatto all’indomani della “cena degli ossi” con i ministri Tremonti e Calderoli a Calalzo, perché, ha precisato, se in quel periodo non passa l’ultimo decreto attuativo nella commissione bicamerale la Lega non può portare il federalismo in Consiglio dei Ministri.

Il leader del Carroccio dà qualche colpo all’acceleratore della politica. Vuole ricordare a Berlusconi che per approvare il federalismo servono i “numeri”, ovvero un allargamento cospicuo della maggioranza. Su questa questione, del resto, Bossi taglia corto: “Berlusconi mi ha detto che stanno crescendo”. Basteranno dieci parlamentari in più? “Non so – conclude – stanno crescendo”.

Bossi ostenta calma serafica, sa che se i numeri non ci sono la Lega non solo è pronta ma potrebbe avere anche una convenienza a staccare la spina alla maggioranza e chiedere il voto anticipato. Non è chiaro se il rapporto tra Lega e Pdl si esaurisca nella richiesta del federalismo da parte della prima e nella garanzia sui numeri per approvarlo offerta dal secondo. Sta di fatto però che l’allargamento della maggioranza non è interesse esclusivo dei leghisti, bensì di tutta la maggioranza, che in questo momento ha bisogno di maggiore stabilità per condurre in porto le riforme che gli stanno più a cuore.

Il terreno è scivoloso e gli esponenti del Carroccio vi camminano con grande prudenza perché sono d’accordo a “tirar dentro” parlamentari nella maggioranza a patto però che quei parlamentari gli siano graditi. Una questione, questa, sulla quale la Lega ha sempre mantenuto il punto, confermando il proprio no ad accordi con l’Udc. Perché Bossi non ha alcuna intenzione di cedere a Casini la ‘golden share’ del dialogo diretto col Cavaliere, e perché dal canto loro i centristi non hanno mai voluto il federalismo.

La linea politica del Carroccio la conferma in modo perentorio Raffaele Volpi, deputato della Lega: “Alla maggioranza servono i numeri, non una nuova alleanza”, il quale poi incalza: “Se dalle Commissioni ci sarà uno stop al federalismo sarà una questione esclusivamente politica”. “In quel caso – aggiunge – non ci sarebbe più alcuna ragione di continuità nell’azione di governo”. Insomma, se non fossero rispettati i tempi per l’approvazione dei decreti attuativi della riforma in senso federale dello Stato non ci sarebbe altra via d’uscita se non il voto anticipato.

Quello dell’allargamento della maggioranza è un tema spinoso sul quale Berlusconi non si pronuncia.  Ma sul tema delle alleanze preferisce far parlare i suoi, come il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto che incalza, sostenendo che non è da escludersi “una verifica per capire l’atteggiamento dell’Udc” tra gennaio e febbraio fermo restando il “solido asse Berlusconi-Bossi”.

Un asse che sembra essere più che mai cementificato, anche sul delicato tema delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità nazionale, sul quale sia Bossi (“c’è chi sente che è una cosa positiva e la festeggia, e ci sono altri che non la festeggiano”) che La Russa (“Se qualcuno vuole celebrare in un modo, qualcun altro in altro modo non importa, purché ci sia il rispetto") sembrano essere arrivati al giusto punto di equilibrio. Insomma, nella maggioranza non dovrebbero soffiare venti bollenti (almeno per il momento), e se l’esecutivo riuscirà a depennare il federalismo alla fine di gennaio dovrebbe inaugurarsi un nuovo periodo di stabilità.